Kung fu
Genere dedicato alle tecniche orientali di combattimento a mani nude, sorto a Hong Kong verso la fine degli anni Sessanta. Il cinema di k. f. (gongfu pian) nacque come emanazione del wuxia pian realistico, ossia il genere di film sui cavalieri erranti campioni di arti marziali che si distingueva dalla variante shen guai, dichiaratamente fantastica con eroi dotati di forza e abilità sovrumane. L'espressione è composta da gong, che si riferisce a una particolare abilità raggiunta in un qualsiasi campo (quindi non limitata alla sola lotta fisica) e da fu, che indica un uomo adulto, un servo, un lavoratore. Insieme i due caratteri significano 'abilità raggiunta da un uomo adulto'. Essenziali all'esercizio delle arti marziali sono particolari virtù (umiltà, rispetto, rettitudine, fiducia, lealtà, volontà, pazienza, perseveranza, resistenza e coraggio) che costituiscono la 'moralità marziale' (wu de). Profondamente radicata nella tradizione cinese, essa sorge dalle 'Sei arti' che formano il nucleo del confucianesimo: poesia, storia, riti (galateo per comportarsi bene in ogni occasione), musica (per comprendere l'armonia interiore), l'arte dei mutamenti (la combinazione yin-yang) e infine i precetti per gestire un buon governo (contenuti nel classico Annali delle Primavere e Autunni). L'altro termine che generalmente si accompagna a k. f. è wu shu, composto da wu (guerra, nel senso di 'militare' contrapposto a 'civile'), che etimologicamente significa 'fermare', ma anche 'tenere saldamente un'alabarda', e da shu (ciò che è utile, cioè abilità tecnica, arte, scienza, sapere). Dall'unione di k. f. e wu shu si ottiene il significato di 'abilità raggiunta da un uomo adulto nell'arte di fare o fermare la guerra'. Considerato espressione emblematica di quel nazionalismo cinese, nato e sviluppatosi in una realtà particolare come è stata quella di Hong Kong, il cinema di k. f. è approdato in Occidente sull'onda del successo dei film di Bruce Lee, riconosciuto come il simbolo del genere.
Legato intimamente alla tradizione del wuxia pian, il k. f. intensifica però la violenza degli scontri. Dalla tradizione del wuxia pian proviene inoltre il principale leitmotiv del genere, ossia la lotta tra due sette per il possesso di un certo oggetto (sovente una pergamena o una spada), che simboleggia il conflitto reale o filosofico tra due diverse scuole di pensiero e di combattimento (non di rado opposte anche nella gestione del governo), ciascuna portatrice di una propria Weltanschauung marziale. L'odio antigiapponese (conseguenza, tra l'altro, dell'invasione della Cina del 1937 e dell'occupazione di Hong Kong dal 1941 al 1945) fornisce, come esem-plificato da Jing wu men (1972; Dalla Cina con furore) di Lo Wei, l'altro grande spunto narrativo. I due filoni tematici s'intrecciano per dimostrare la superiorità marziale della tradizione cinese nei confronti di quella nipponica (per es., in Zhonghua zhangfu, 1978, Shaolin sfida Ninja, di Lau Kar-Leung; e in Sheng si jue, 1983, ingl. Duel to the death, di Ching Siu-Tung). Il terzo motivo ricorrente del genere è la vendetta di un campione, eroico ma solitario (solitamente tradito dal suo migliore amico) che da solo sfida il potere dei corrotti funzionari pubblici, vendica la morte dei suoi cari o si scaglia contro tiranni spietati che tradiscono il popolo per conquistare il favore degli invasori.
L'evoluzione del cinema di k. f. fino alla prima crisi viene comunemente suddivisa in tre periodi: il primo, dal 1965 al 1970, segna l'epoca dei film di arti marziali rinnovati dai registi Chang Che e King Hu ed essenzialmente imperniati sul motivo della vendetta e della lotta contro l'invasore straniero o per il predominio nel campo delle arti marziali; il secondo, dal 1971 al 1973, è il triennio dell'esplosione e della diffusione del k. f. in tutto il mondo grazie al successo dei film di Bruce Lee; infine gli anni 1974-75, quando il cinema di k. f. si dedicò all'esplorazione della tradizione Shaolin, proveniente dalla Cina meridionale, grazie soprattutto all'influenza esercitata dall'attore-regista Lau Kar-Leung. Universalmente riconosciuto come precursore e fondatore di tutto il genere è Long hu men (1970; La morte nella mano) di Jimmy Wang Yu. Fondamentale però, per tracciare una genealogia del cinema di k. f., è sottolineare l'influenza esercitata dalla serie dedicata, a partire dal 1949, a Wong Fei-Hung (pinyin Huang Feihong), maestro di k. f., erborista e filosofo vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento (v. Hong Kong).
Secondo il critico Lau Shing-hon il cinema cinese di arti marziali, pur innestandosi all'interno di una peculiare tradizione letterario-fantastica e pittorica, sorse per influenza diretta del successo ottenuto dai film di Douglas Fairbanks negli anni Venti e dal desiderio di portare sullo schermo le vicende dei cavalieri erranti cinesi. A metà degli anni Sessanta una particolare struttura produttiva hongkonghese, la Shaw Movietown, facente capo alla casa di produzione Shaw Brothers, si specializzò nella produzione di wuxia pian sulla scia dei fondamentali Hu xia jian chou (1964, ingl. Tiger boy) di Chang Che e Yun hai yu gong yuan (1965, ingl. The jade bow) di Cheung Yam-Yim e Fu Qi. Con la realizzazione di Da zui xia (1966, ingl. Come drink with me) di King Hu e Du bi dao (1967; Mantieni l'odio per la tua vendetta) di Chang Che si preparò l'avvento del gongfu pian. Entrambi i film vantavano infatti la presenza come martial arts director (istruttore di arti marziali) di Lau Kar-Leung. Il peculiare sincretismo del cinema di Hong Kong, che avrebbe conosciuto il suo apogeo a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, si manifestò quindi da un lato come l'ideale prosecuzione della tradizione del wuxia pian, e dall'altro come elaborazione dell'influenza esercitata dai coevi film giapponesi di samurai, italiani (peplum, western all'italiana) e americani. Il valore aggiunto fu rappresentato proprio dal k. f., affidato a veri cultori della disciplina. Il lavoro dell'istruttore di arti marziali, per certi versi analogo ma molto diverso da quello del maestro d'armi dei set occidentali, si affiancava a quello del regista per mettere in scena e coreografare i combattimenti. L'altro grande istruttore di arti marziali del cinema hongkonghese fu Han Yingjie, ex attore dell'Opera di Pechino noto al pubblico occidentale per avere coreografato Xia nü (1970; A touch of zen ‒ La fanciulla cavaliere errante) di King Hu e soprattutto per aver affrontato Bruce Lee nel finale di Tangshan da xiong (1971; Il furore della Cina colpisce ancora) di Lo Wei.
Fu proprio mentre si andavano definendo i caratteri del nuovo wuxia pian, che iniziò a sorgere lentamente l'astro di Bruce Lee. I suoi film rappresentarono il distacco ufficiale dalla tradizione del wuxia pian: forte della propria esperienza statunitense, egli si mosse subito in una prospettiva di apertura verso l'Occidente (esemplificata da Meng long guo jiang, 1973, L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente, l'unica sua regia). Dopo il grande successo dei film di Bruce Lee, la casa di produzione Shaw Brothers concentrò i propri sforzi sul gongfu pian, realizzando un grande numero di film dedicati alle vicende del tempio Shaolin e incentrati paradigmaticamente su lunghe sequenze di allenamenti prima del combattimento finale, nel quale gli eroi trovano quasi sempre una gloriosa ma sanguinosa morte. Lau Kar-Leung esordì dietro la macchina da presa con Shen da (1975, ingl. The spiritual boxer), film caratterizzato da leggerezza del tocco umoristico e precisione filologica nella ripresa di combattimenti. Sarebbe stata proprio la fondamentale lezione dell'umorismo a essere assimilata da Jackie Chan e a condurre, all'inizio degli anni Ottanta, a una contaminazione del genere con il gusto per la spettacolarità dominante a Hong Kong. Chan, infatti, che dopo la morte di Bruce Lee nel 1973 si era trovato vincolato da un contratto a ricalcarne le orme, poté definire la sua personalità comica, emancipandosi dall'identificazione con Lee. Sodale di Chan, Sammo Hung, che era apparso brevemente in Xia nü, è considerato, dopo Lau Kar-Leung, il coreografo e istruttore di arti marziali più influente del cinema di Hong Kong; esordì nella regia con San De heshang yu Chun Miliu (1978, ingl. The iron-fisted monk) rivelando subito i segni dello stile che avrebbe caratterizzato le sue opere maggiori: un grande senso dell'umorismo, un intuito arcaico e modernista al tempo stesso per la composizione del movimento dei combattimenti e una consapevolezza della ferocia e del dolore assai particolare.
Sul finire degli anni Settanta, probabilmente il punto limite della crisi del cinema di Hong Kong, con gli Shaw Brothers prigionieri di un modello produttivo ormai sclerotizzato, è sorta una nuova generazione di cineasti che, formatisi per la maggior parte in Occidente, hanno impresso nuove energie nell'industria cinematografica dell'ex colonia britannica. Nel 1980 Patrick Tam ha realizzato Ming jian (ingl. The sword), un wuxia pian che ruota simbolicamente intorno a una spada leggendaria. Principale fautore della rinascita del cinema di k. f., il regista e produttore Tsui Hark ha lanciato nel 1991 il campione cinese di wu shu Jet Li nel film Huang Feihong (ingl. Once upon a time in China). Li, in realtà già valorizzato da Lau Kar-Leung in Nan bei Shaolin (1986, ingl. Shaolin Temple 3 ‒ Martial arts of Shaolin), è diventato immediatamente un beniamino del pubblico di Hong Kong, in genere diffidente nei confronti dei connazionali della terraferma. Huang Feihong ha segnato un importante spartiacque nel cinema di Hong Kong in quanto ha rinnovato il repertorio degli effetti speciali caratteristici del wuxia pian fantastico (in un'ottica squisitamente cinese, pur guardando con interesse alle tecnologie occidentali) per rimettere in scena le gesta del maestro Huang Feihong, saldando così lo iato esistente fra la tradizione fantastica del wuxia pian e l'impianto realistico del gonfu pian. Ispirata alla tradizione dell'Opera cinese, la pratica di sospendere gli attori a dei cavi (il cosiddetto wirework) per suggerire la capacità dell'eroe di librarsi in volo o l'uso di trampolini per fingere balzi sovrumani (tecnica sviluppata e perfezionata a suo tempo da Han Yingjie, ripudiata da Bruce Lee, Jackie Chan e, in misura minore, da Lau Kar-Leung in nome del realismo atletico alla base delle loro poetiche), grazie alla visionarietà coreografica di Yuen Woo-Ping e Ching Siu-Tung, sono diventati il più riconoscibile marchio di fabbrica del nuovo corso del cinema di k. f. (e non solo) di Hong Kong. Il cinema diretto e prodotto da Tsui Hark (tramite la sua società Film Workshop) è diventato così un'autentica fucina di nuovi talenti. Con la diffusione mondiale del cinema di Hong Kong, anche Hollywood, legata da sempre al concetto della verosimiglianza, ha iniziato a interessarsi in misura crescente al k. f., attendendo il momento del ritorno dell'ex colonia inglese alla Repubblica popolare cinese (1° luglio 1997), per poterne accogliere i talenti più originali in vista di un rinnovamento della sintassi della spettacolarità prodotto dall'incontro fra le tecnologie digitali hollywoodiane e la tradizione millenaria del kung fu.
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