KUMĀRAJĪVA
. Celebre monaco buddhista nato a Kucha, vit. ino a Turfan, nel Turkestan, da genitori indiani, verso il 344 d. C., morto a Chang-an (Si-an), in Cina, nel 413 d. C. Suo padre era stato ministro in India, sua madre era figlia del re di Kucha. Dotato di memoria prodigiosa, giovanissimo si diede allo studio dei testi buddhistici e apprese la matematica e l'astronomia. Nel 401 d. C. giunse a Chang-an, dove visse traducendo testi e insegnando. Egli fu il primo a introdurre il buddhismo mahāyāna in Cina, traducendo i principali scritti di Açvaghoşa, Nāgārjuna, Vasubhandu e Harivarman. Tradusse in cinese un centinaio di opere, una cinquantina delle quali si ristampano ancora. Avendo constatato che lo stile prolisso dei testi sanscriti ripugnava ai Cinesi, tradusse liberamente, condensando e abbreviando la forma, ma chiarendo il senso. Secondo la tradizione, ebbe tremila discepoli. Lo sforzo principale di K. fu la traduzione, o meglio l'adattamento cinese, di due opere filosofiche di Harivarman e Nāgārjuna. Le sottili argomentazioni di questi dialettici indiani hanno avuto una profonda influenza sul pensiero cinese buddhista nella scuola T'ien t'ai.
Bibl.: P. Pelliot, in T'oung Pao, Leida 1912, p. 392; P. Chandra Bagchi, Le Canon buddhique en Chine, Parigi 1927, pp. 178-200; L. Wieger, Histoire des croyances religieuses anciennes, Hien Hien 1922, pp. 416-443; B. Nanjo, A Catalogue of the Buddhist Tripitaka, Oxford 1883, col. 406.