Vedi KULTEPE dell'anno: 1961 - 1995
KÜLTEPE (v. vol. IV, p. 420 e S 1970, p. 52, s.v. Anatolia)
L'antico insediamento di Κ. è tuttora oggetto di una sistematica indagine archeologica, iniziata nel 1948 e diretta da T. N. Özgüç. I resti portati alla luce fino a ora attestano un'occupazione che va dall'Età del Bronzo Antico all'epoca romana.
L'insediamento del Bronzo Antico I-III (livelli 18-11, 3000-2000 a.C. circa) sorgeva sulla sommità della collina che si eleva a c.a 20 m sul livello della pianura circostante. Con i suoi 500 m di diametro, la città costituisce uno dei più grandi centri dell'Anatolia interna di questo periodo. Ai margini della collina un evidente rialzamento fa individuare i resti di fortificazioni, purtroppo molto disturbate da scavi recenti. Questo primo insediamento durò fino al 2000 a.C. circa, quando la città fu distrutta da un incendio.
Al Bronzo Antico III (livelli 13-11, 2300-2000) risalgono le sole tracce di un edificio pubblico, di funzione ancora incerta, il quale conóbbe diverse fasi di distruzione e ricostruzione (Bronzi Antico III a-c). L'edificio a mègaron del livello 12, forse un tempio, fu innalzato sulle rovine di una precedente struttura con fondazioni in pietra, non ancora completamente scavata (livello 13). L'ultima fase edilizia è rappresentata da una costruzione (livello IIb) a pianta approssimativamente quadrata (lungh. 22,5 m, largh. 24 m) con fondazioni in pietra e alzato in mattoni crudi. La presenza di banchi in muratura usati come sedili e l'uso di pilastri addossati alle pareti interne e, in un solo caso, esterne dei muri di una grande sala, allo scopo di sostenere meglio il soffitto, sono elementi che differenziano questo tipo di edificio dalla modesta architettura contemporanea (Alaca Höyük, Alişar, ecc.).
Il periodo del Bronzo Antico è caratterizzato a K. dalla presenza di molti oggetti di importazione, come il vasellame proveniente dalla Siria settentrionale e la c.d. ceramica metallica della Mesopotamia settentrionale, oltre a imitazioni locali di prodotti che avevano altrove il loro centro di diffusione (Cilicia). La presenza della «ceramica metallica» attesterebbe una diffusione di questa tipologia dall'alta valle dell'Eufrate alle valli del Khābūr e Balikh, alla Mesopotamia, fino all'Anatolia. Anche nell'ambito della gioielleria sono stati messi in evidenza confronti con la Siria settentrionale e con la Mesopotamia della fine del periodo protodinastico.
Nella prima metà del II millennio a.C. (Bronzo Medio) il centro urbano si articola in tre settori: una città bassa sede del kārum (settore commerciale), ove risiedevano i mercanti assiri e anatolici; una città alta e, al suo interno, una cittadella, sulla collina ove era sorto l'insediamento del III millennio. Esiste una precisa corrispondenza stratigrafica tra i livelli 10-7 della città alta e della cittadella e i livelli IV-Ib del kārum (2000-1750 a.C. circa).
I primi livelli di occupazione sia del kārum (livelli IV- III) che della città alta (livelli 10-9) sono ancora poco conosciuti. Il rinvenimento nella città bassa di nuova fondazione di oggetti che attestano scambi con l'Anatolia e l'Alta Siria testimonia l'esistenza di un'attività commerciale anteriore alla colonia assira.
Nelle due fasi successive, separate tra loro da un livello di distruzione (livelli II e Ib = 1920-1840 e 1800- 1750 a.C.), gli edifici pubblici sorgono solo nell'ambito della città alta, al centro (cittadella) e nell'area occidentale, mentre sul lato orientale era situato un quartiere di abitazioni private.
La cittadella (100 x 80 m c.a) presenta due livelli di occupazione (livelli 8-7 = kārum II-Ib) che corrispondono a due edifici palatini, distrutti entrambi da un violento incendio, eretti all'interno di una cinta di pietra. Si tratta del palazzo di Warsama, re di Kaniš, figlio di Inar, la cui attribuzione è stata possibile grazie ad alcune tavolette ivi rinvenute (livello 7), e del palazzo sottostante appartenente probabilmente al suo predecessore (livello 8). Gli impianti dei due palazzi (più di 13.000 m2 di superficie) sono abbastanza simili, così come la tecnica costruttiva che prevedeva fondazioni in pietra e alzati in mattoni crudi con pilastri di mattoni crudi, pietra e legno (nel livello 8 i muri sono più spessi e lo zoccolo di pietra delle fondazioni più alto).
Il recinto rettangolare di pietra che delimita la cittadella è conosciuto per quasi l'intera lunghezza, a eccezione dell'area sud-orientale distrutta dal sondaggio di B. Hroznỳ del 1925. Nel livello più recente (livello 7) il muro, conservato per un'altezza di 4 m c.a e avente uno spessore di c.a 3 m, era costituito da due filari di grandi blocchi di andesite con un nucleo di pietrisco e contrafforti esterni. L'ingresso era probabilmente nel settore sud-orientale.
Nella città alta, oltre all'edificio rinvenuto a SO della cittadella nel 1962, provvisto di torri sporgenti ai quattro angoli (livello Ib), sono stati messi in luce altri due edifici pubblici. Il «Palazzo di Anitta», così denominato per il rinvenimento nel 1954 di un pugnale con un'iscrizione in cuneiforme, era molto verosimilmente un edificio amministrativo appartenuto al re di Kuššara. A SE della cittadella sorgeva inoltre un grande edificio (livello II) che ha subito successivi rifacimenti e ampliamenti. In esso si distingue un settore di servizio con numerosi magazzini e un settore residenziale, oltre a un corte centrale con una pavimentazione in pietra.
L'intera collina di K. era provvista di una fortificazione di mattoni crudi di cui è stata fino a ora esaminata solo una minima parte.
Tra gli oggetti rinvenuti negli edifici della città alta si annoverano vasi d'oro, gioielli, calderoni in bronzo, oltre a sigilli e cretule. Le prime tavolette rinvenute a K. provengono dal palazzo di Warsama: si tratta di corrispondenza reale e liste di funzionari di palazzo.
Il kārum nei livelli II e Ib presenta un tracciato urbano esteso e articolato posto all'interno di un muro di cinta che circonda l'intero abitato dell'antica città di Kaniš. Esso consiste in un doppio muro di grandi blocchi di andesite con partizioni interne (tipo casematte) e con riseghe sulla faccia esterna, verosimilmente rafforzato da torri, data la presenza di un bastione composto da quattro vani, messo in luce durante la campagna del 1980. Sulla base dei resti di questa fortificazione si può calcolare un diametro dell'insediamento all'epoca del kārum di c.a 3 km.
Il periodo di maggiore splendore del kārum corrisponde al livello II, caratterizzato da un impianto più regolare in cui si sono individuati cinque quartieri divisi da ampie strade e piazze. La popolazione assira e i residenti locali convivevano nei diversi quartieri: una maggiore concentrazione dei mercanti assiri si ha nel settore settentrionale e in quello orientale, come risulta dalle recenti indagini. Il livello Ib si presenta più densamente abitato.
Le strutture architettoniche messe in luce in quest'area sono esclusivamente di natura privata e si uniformano a uno stile anatolico ben distinto dall'architettura di Assur. Sono state anche individuate diverse botteghe in varî settori dell'area residenziale; è attestata una produzione metallurgica (crogiuoli, stampi), oltre che litica, di utensili, armi e oggetti decorativi.
Dagli archivi privati provengono più di 11.000 tavolette, ma solo una piccola parte è stata pubblicata. Nel livello Ib il numero delle tavolette è nettamente inferiore rispetto alla fase precedente. La documentazione scritta è del tutto inesistente nel livello la, successivo alla distruzione della città, quando l'area di abitazione della città bassa era circoscritta alla metà settentrionale del kārum.
In tutti i livelli del kārum sono state rinvenute numerose sepolture di adulti e bambini; vi sono tombe a fossa, sepolture in vasi di ceramica e tombe a camera di pietra e mattoni crudi.
I manufatti rinvenuti nelle deposizioni e nelle abitazioni del kārum attestano l'alto grado di abilità tecnica raggiunto in questo periodo. Accanto a oggetti in metallo e ornamenti, che riflettono la raffinatezza dell'arte babilonese e assira o presentano caratteristiche siriane, si annovera una vasta produzione di gusto spiccatamente locale. La produzione ceramica dimostra una completa aderenza da parte degli assiri a tradizioni locali. Le varie forme presenti in questo periodo sono all'origine della produzione di epoca ittita imperiale. Non manca la presenza di ceramica di ispirazione nord-siriana, in particolare nel livello Ib.
Le numerose impronte di sigilli rinvenute nel kārum, a cui vanno aggiunte anche quelle provenienti dalla città alta, sono state oggetto di diverse pubblicazioni, in particolare a opera di N. Özgüç. Si tratta per la maggior parte di impronte fatte su tavolette, cretule e su involucri di tavolette; i sigilli sono sia cilindrici che a stampo. La documentazione di K. contribuisce a chiarire meglio gli stretti rapporti non solo commerciali, ma anche culturali che si stabiliscono tra Siria, Assiria e Anatolia nella prima metà del II millennio a.C. La comparsa del sigillo cilindrico nell'arte anatolica non è la sola conseguenza di questi contatti, ma è soprattutto nella varietà stilistica di tale produzione che si coglie il grado di ispirazione, elaborazione e integrazione delle differenti matrici culturali. Sono stati finora distinti quattro gruppi di impronte, in stile paleobabilonese, paleoassiro, paleosiriano e neosumerico. Accanto a questi si distingue un numero sempre più cospicuo di impronte che riflettono un gusto locale, risultato dall'incontro delle diverse influenze elaborate da artigiani anatolici già in possesso di una certa abilità tecnica. I caratteri distintivi di questa classe glittica si esprimono nella composizione delle scene, oltre che nel modo di rendere i soggetti. Il repertorio è composto da scene di caccia, di battaglia, mitologiche e religiose, oltre che fregi di animali e disegni geometrici.
Le poche tracce del periodo ittita imperiale (Bronzo Tardo) si limitano alla città alta (due livelli sul palazzo di Warsama) e si attribuiscono a un insediamento meno importante di quelli che l'avevano preceduto.
Impossibile delineare la pianta della città dell'Età del Ferro, distrutta a causa dell'occupazione di epoca ellenistica e romana. T. Özgüç ritiene, tuttavia, di poter attribuire alla Kaniš del I millennio a.C. un ruolo di importante centro fortificato senza confronti rispetto alle altre città dell'Anatolia interna; non esclude, infatti, la possibilità che possa trattarsi della capitale della regione di Kayseri. Nella città alta sono state messe in luce solo case private, ma gli ortostati dispersi e riutilizzati in strutture più tarde provengono verosimilmente dagli edifici pubblici della cittadella. Lo spessore dei depositi, inoltre, farebbe pensare a una città densamente popolata.
A eccezione di una produzione ceramica dipinta, non vi è traccia in questa fase di un artigianato che riveli una particolare abilità artistica e tecnica.
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