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KUH-I KWAGIA

di G. Ambrosetti - Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)
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KUH-I KWAGIA

G. Ambrosetti

Località su un isolotto nel lago di Hamun, nel Seistan. Vi sorge un complesso architettonico formato da un palazzo residenziale e da un tempio del fuoco, che lo Herzfeld attribuisce a Gondophares (19-55).

La costruzione mostra due fasi, una del I sec. d. C., la seconda del III. Pressoché concordemente le decorazioni a fresco e in stucco sono attribuite alla prima fase.

Il tempio del fuoco è di tipo nettamente iranico, a sala quadrata, con entrata monumentale e corridoio coperto a vòlta che la circonda per tre lati. Interessante una sala coperta da archi sorreggenti settori di vòlta a botte, che anticipa le analoghe coperture di età sassanide. Il palazzo si svolge attorno ad una vasta corte, circondata da passaggi coperti con vòlte a pieno sesto: su due lati si affrontano due iwān: si tratta di una incompleta realizzazione del tipo della corte a iwān, di origine iranica, canonizzato definitivamente dai Parthi. Come altrove nelle costruzioni parthiche realizzate in muratura a mattoni, le pareti erano coperte da stucchi e intonaci dipinti. È da ciò che proviene il massimo contributo di K. alla documentazione dell'arte parthica, documentando lo sviluppo preso dalle tecniche dell'affresco e dello stucco modellato. Negli stucchi figurano i motivi del meandro ricorrente in doppia banda, denti di lupo, una larga fascia a cerchi intersecantisi; caratteristico accostamento di motivi classici e di altri che diverranno tradizionali nell'arte islamica.

Una galleria conserva le pitture sulla vòlta a cassettoni: sono rettangoli a lati inflessi da cui si svolgono foglie di acanto, in color giallo o violaceo. Alternativamente appaiono motivi decorativi e figurine (Eros su cavallo rosso, o su leopardo; musicisti; danzatori; acrobata). Intorno corre una cornice di festoni di lauro. Sulla parete appare una coppia reale, forse sotto un baldacchino, e divinità orientali, rappresentate secondo una iconografia classica (Hermes, Nettuno). I colori, tendenti alla stesura piatta, sono giallo zolfo, rosso mattone, tono carne, su fondo grigio o bianco. Qui, e specie nella coppia reale, malgrado una certa libertà del disegno, è più avvertibile una tendenza alla composizione araldica ed alla frontalità, che trova riscontro, con un anticipo nella cronologia, nelle pitture iranico-siriache di Dura Europos.

Bibl.: A. Stein, A Third Journey of Exploration in Central Asia, in Geographical Journal, 48, 1916, p. 221 ss.; A. Stein, Innermost Asia, Oxford 1928, vol. II, p. 909 ss.; E. Herzfeld, Sakastan, Geschichtliche Untersuchungen zu den Ausgrabungen auf dem Kuhi Kwadja, in Arch. Mitt. aus Iran, IV, 1932, pp. 1-116; E. Herzfeld, Archaeological History of Iran, p. 59, tav. IX; id., Iran on the Ancient East, Londra 1941, p. 291 ss., tavv. XCVI-CIV; H. Samadi, Sistan az nazari bāstānshināsī (l'archeologia del Sestan), in Guzārishhāyi bāstānshināsī, III, 1334, pp. 147-168; Fred. H. Andrews, Catalogue of Wall Paintings from Ancient Shrines in Central Asia and Sīstān, Delhi 1933; L. Vanden Berghe, Archéologie de l'Iran Ancien, Leida 1959, pp. 15-17; A. Ghirshman, L'Irān, des origines à l'Islam, Parigi 1951, p. 244; G. Contenau, L'Asie Antérieure, Parigi 1948, pp. 67-70.

Vocabolario
Q. I.
Q. I. – In psicometria, abbreviazione di quoziente d’intelligenza (v. quoziente, n. 2 d).
i.g.t.
i.g.t. (o I.G.T. o IGT). – In enologia, sigla, abbrev. di indicazione geografica tipica.
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