KRÜDENER, Barbara Juliane, baronessa, nata Vietinghoff
Nacque il 22 novembre 1764 a Riga, morì a Karasubazar in Crimea il 13 dicembre 1824. Dopo aver ricevuto in casa un'educazione da società e una mediocre istruzione, sposò, all'età di 18 anni, il diplomatico barone B. A. C. von Krüdener (morto nel 1802), ambasciatore russo successivamente a Venezia, a Copenhagen e a Berlino, dal quale divorziò nel 1796.
La K. aveva un carattere molto disuguale, egoistico e capriccioso, con una forte inclinazione verso i facili successi personali di società. I viaggi fatti nei maggiori centri di cultura europea, la conoscenza con una serie di eminenti rappresentanti del movimento letterario di quei tempi: M. me de Staël, Bernardin de Saint-Pierre, Chateaubriand, diedero alla mente ricettiva della K. continui impulsi a perfezionare la sua cultura. Tra la fine del secolo XVIII e il principio del XIX essa fece le sue prime prove letterarie con le sue massime alla maniera di La Rochefoucault (Pensées d'une Dame Étrangère, pubhlicate per la prima volta nel Mercure de France nel 1800), con tre pastorali - pubblicate molto tempo dopo essere state scritte - alla maniera di Bernardin de Saint-Pierre (Eliza, Alexis, La Cabane des Lateniers, e altre) e soprattutto col romanzo Valérie, uscito nel 1803, che ebbe un notevole successo, in parte dovuto alla propaganda svolta in suo favore dall'autrice stessa (il soggetto di questo romanzo era tratto dalla passione infelice che un giovane russo aveva avuto realmente per la K.).
Già negli ultimi decennî del sec. XVIII la K. si era soffermata nelle sue lettere e in conversazioni sulla parte che il Cielo aveva avuto nella sua vita, e su questioni religiose. Questi temi, in una forma mistica accentuata, vennero a occupare il primo posto nel suo spirito dopo il 1804, quando ella venne a conoscere più intimamente in Livonia la dottrina dei Fratelli Moravi e gli scritti di Zinzendorf. Ella considerava anzi questo periodo della sua vita come l'epoca in cui ebbe luogo la sua conversione a Dio. Siffatto atteggiamento spirituale andò poi approfondendosi in lei, con l'amicizia per Jung-Schilling, autorità di prim'ordine in quei tempi nel campo della religione mistica. Da queste radici ebbero origine quel pietismo mistico e quella coscienza di una missione religiosa da compiere, che caratterizzarono tutti gli anni successivi della sua vita. Dopo essersi stabilita a Karlsruhe nel Baden, la K. svolse con sempre maggiore larghezza, con frequenti viaggi in tutta la Germania, a Königsberg, Dresda ecc., la sua azione di predicatrice della nuova religione, profetando imminenti gravi avvenimenti, catastrofi mondiali, il giudizio di Dio ecc. Ma all'azione della K. si aprirono le più larghe prospettive quando ella fece la conoscenza dell'imperatore Alessandro I, il quale dimostrava fin dal 1812 una forte tendenza mistico-religiosa. La sua amicizia con l'imperatore, preceduta da rapporti avuti con l'imperatrice Elisabetta Alekseevna, si strinse nel 1815, durante i "Cento giorni" e continuò poi a Parigi, dove egli aveva invitato anche la K., proprio nel periodo (estate e autunno del 1815), che coincideva con la massima influenza esercitata dallo zar nella politica europea. Si attribuisce all'influenza esercitata dalla K. la creazione della Santa Alleanza (v. II, pp. 532 seg.), e questa opinione fu diffusa, malgrado il risentimento dello zar, dalla stessa K. Ma è certo che Alessandro I, al suo ritorno in Russia (27 settembre 1815), interrotti per la lontananza i rapporti con essa, si liberò presto dalla sua influenza e cominciò a dare apprezzamenti critici sulla sua condotta e sui suoi insegnamenti. La K. continuò ancora per un certo tempo la sua azione di predicatrice in Svizzera, dove aveva stretto amicizia con Kellner. Però questa sua azione, che aveva un certo successo presso le masse, incontrò presto una certa opposizione da parte delle autorità governative che vedevano nella K. una persona pericolosa. Essa venne perciò sistematicamente allontanata dalle città della Svizzera. Costretta ad andare nel Baden, di là in Baviera e poi in Prussia, la K. dovette tornare nel 1818 in Livonia. Quivi attraversò un periodo di acuto esaltamento mistico e ascetico, che si espresse fra altro nella composizione d'inni religiosi di carattere fortemente mistico. Sul principio del 1821, col permesso di Alessandro I, K. andò a Pietroburgo, dove ebbe a predicare nel circolo dei Galitzin (Golicyn) invasi dall'esaltazione religiosa. Però le sue allusioni ai meriti avuti nella costituzione della Santa Alleanza, arrivate a conoscenza dello zar, e la sua agitazione in favore dei Greci, che lottavano allora per la loro indipendenza, provocarono in Alessandro I una decisa disapprovazione della condotta della K. che fu invitata a lasciare la capitale. Tornata nella sua tenuta in Livonia, la K. si diede di nuovo alle pratiche divote e agli esercizî ascetici, compromettendo seriamente la sua salute. Si trasferì poi nella tenuta dei principi Galitzin in Crimea, dove morì.
La predicazione religiosa della K. senza avere alcuna seria base dottrinale si esaurì in una generica adesione alla Chiesa dei primi secoli del cristianesimo, con la netta condanna di tutte le confessioni cristiane a lei contemporanee, non esclusa la confessione protestante che ella diceva "opera scaltra del demonio".
Bibl.: Eynard, Vie de madame de K., voll. 2, Parigi 1849; A. Pypin, Gosp. K., (Religioznvja dviženija pri Alessandre I), Pietrogrado 1916, pp. 297-395; J. Turquan, Une illuminée au XIX siècle, Parigi 1900; H. v. Redern, Zwei Welten. Das Leben der J. v. K., Schwerin 1927, 2ª ed.