KORONIS (Κορωνίς)
2°. - Figlia del re dei Lapiti Phlegias, che generò, con Apollo, Asklepios (v.). Poiché si era data a Ischys, figlio di Elatos, Apollo la fece uccidere dalla sorella Artemide assieme all'amante e ad altre donne. Secondo Pindaro (Pyth., iii, 5 ss.) il dio conobbe la colpa di K. per la sua onniveggenza, mentre nella tradizione esiodea la notizia fu portata da un corvo, il cui colore fu trasformato perciò da bianco in nero.
K., il cui nome ha una etimologia incerta, fu venerata nell'Asklepieion di Titane, dove esisteva un suo xòanon (Paus., ii, 11, 7). Alla variante del mito riferita da Ovidio (Met., ii, 542 ss.; 598 ss.; Fast., i, 291) e da Servio (Aen., vi, 768) si può collegare la scena di un'anfora a figure nere di Parigi, in cui Apollo su una quadriga colpisce con le frecce K. e Ischys in fuga. Su monete bronzee di età imperiale di Sabina di Pergamo è raffigurata K. di prospetto, con tunica, mantello, corona e nome iscritto.
Bibl.: J. Böhlau, Butes und Koronis, in Bonner Studien, 1890, pp. 126-138; H. W. Stoll-W. Drexler, in Roscher, II, i, 1890-94, c. 1387 ss., s. v., n. i; L. Preller-C. Robert, Griechische Mythologie, I, Berlino 1894, p. 514 ss.; Lackeit, in Pauly-Wissowa, XI, 2, 1922, cc. 1431-1433, s. v., n. i. Sull'anfora di Parigi di stile ionico: C. V. A., France, I, Parigi Bibliothèque Nationale I, tavv. 28, 5; 31, 2. Sulle monete: British Museum Catalogue of Greek Coins. Mysia, Londra 1892, p. 144, n. 274, s., tav. 26, 16; B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 536.