KARAMANLÌS, Konstantinos
(App. III, I, p. 944)
Uomo politico greco. In contrasto con la Corona, rassegnò le dimissioni da primo ministro nel 1963 e, dopo la sconfitta elettorale del suo partito, l'Unione nazionale radicale (ERE: Ethnikì Rizospastikì Enosis), lasciò la Grecia il 9 dicembre di quell'anno, autoesiliandosi a Parigi. Rientrato ad Atene la notte tra il 23 e il 24 luglio 1974, venne accolto trionfalmente, per succedere come capo di un governo di unità nazionale ai militari ''golpisti'' costretti ad abbandonare il potere. Nel settembre successivo K. riportava alla legalità il Partito comunista, al bando dal 1947, creando a sua volta un nuovo partito di centro-destra, Nuova Democrazia (ND: Néa Dimokratìa). Dopo il referendum popolare dell'8 dicembre 1974, che sancì l'abolizione della monarchia in Grecia, diede al paese una nuova costituzione (1975). Vittorioso in due legislature (1974 e 1977), lasciò la carica di primo ministro per essere eletto dal Parlamento presidente della Repubblica (5 maggio 1980). In seguito alla vittoria elettorale del socialista A. Papandrèu (18 ottobre 1981), K. assicurò un passaggio dei poteri senza traumi convivendo con un primo ministro socialista e dichiarandosi disponibile a un secondo mandato presidenziale, che tuttavia gli venne negato a sorpresa dalla maggioranza socialista del Parlamento. Rifiutatosi di avvalorare le modifiche costituzionali volute da Papandrèu e miranti a limitare i poteri del presidente a favore dell'esecutivo, K. rassegnò le dimissioni il 9 marzo 1985, prima della fine del suo mandato, e si ritirò a vita privata. Il 4 maggio 1990, dopo che Nuova Democrazia ebbe conseguito un grande successo elettorale, fu rieletto presidente della Repubblica.