PAUSTOVSKIJ, Konstantin Georgievič
Scrittore russo, nato a Mosca il 18 maggio 1892, figlio di un ingegnere. Temperamento romantico e amante della vita semplice, dopo aver frequentato l'università a Kiev e a Mosca, allo scoppio della prima guerra mondiale abbandonò gli studî e condusse per alcuni anni una vita inquieta facendo varî mestieri - l'operaio metallurgico, il conducente e il bigliettaio sui tram di Mosca, l'infermiere sui treni che arrivavano dal fronte, il marinaio e infine il reporter - come egli stesso ci narra, con estrema vivezza e semplicità, nell'autobiografia intitolata Povest′ o žizni (4 voll., 1946, 1954, 1956, 1958; tradotta in italiano col titolo Cronaca di una vita, 2 voll., Milano 1960, 1961).
Nel 1911 P. aveva già scritto un primo racconto, ma solo verso il 1925 divenne scrittore di professione. Il suo romanticismo e la sua sensibilità per i problemi psicologici furono causa di non poche accuse di mentalità piccolo-borghese e di mancata aderenza alla realtà, da parte della critica sovietica. Ma la scelta di argomenti adatti, come la vita dei marinai o dei pionieri sovietici che colonizzano e rendono fertili zone incolte e deserte dell'URSS (Kara Bugaz, 1932; Kolchida, "La Colchide", 1934), o costruiscono grandiosi impianti industriali (Roždenie morja, "La nascita di un mare", 1952, dedicato alla costruzione del canale tra il Don e il Volga), gli hanno permesso di scrivere numerosi volumi, sia di racconti e novelle sia di romanzi, senza adattarsi a compromessi ideologici.
Come molti altri scrittori russi, desiderosi di evadere dalla realtà quotidiana e uscire dalle pastoie imposte dalla critica ufficiale a chi tratta argomenti di attualità, P. ha tratto anche ispirazione per le sue opere dalla storia politica e letteraria della Russia, scrivendo alcune biografie di scrittori e artisti (Isaak Levitan, 1937; Taras Ševčenko, 1939), il romanzo storico Sud′ba Šarla Lonsevilja ("Il destino di Charles Lonceville", 1932), che narra il tragico destino di un prigioniero francese rimasto in Russia dopo la ritirata napoleonica del 1912; nonché i drammi Poručik Lermontov ("Il tenente L.", 1941) e Naš sovremennik ("Il nostro contemporaneo", 1949, su Puškin).
Notevole è la capacità di P. di rendere in una lingua purissima, degna dei maggiori classici russi, le bellezze naturali del suo paese.