Kljatva
(URSS 1945, 1946, Il giuramento, bianco e nero, 112m); regia: Michail Čiaureli; produzione: Tbilissis Kinostudija; sceneggiatura: Pëtr Pavlenko, Michail Čiaureli; fotografia: Leonid Kosmatov; montaggio: L. Vartikjan; scenografia: Leonid Mamaladze; musica: Andrej Balančivadze.
Vigilia dell'anno 1924. Il vecchio bolscevico Stepan Petrov dalla campagna fa ritorno nella città di Caricyn insieme alla figlia Ol′ga, e ricorda come durante la guerra civile avesse combattuto proprio in quel luogo, guidato da Stalin. Suo figlio maggiore Aleksandr, laureato in ingegneria, soffre perché nella Russia devastata dai disordini la sua professione non è richiesta e confessa alla madre Varvara Michajlovna di non sperare ormai più in un futuro sereno. Nella steppa innevata la 'banda dei kulaki' ferisce Stepan a morte. Prima di morire l'uomo riesce a consegnare alla moglie una lettera, contenente le sue critiche nei confronti del potere sovietico, da recapitare a Lenin. Varvara Michajlovna decide di consegnare personalmente la lettera al "capo mondiale del proletariato", ma giunge a Mosca nel momento della sua morte. La donna si ritrova nella Piazza Rossa insieme al popolo riunito per rendere omaggio a Lenin, proveniente da tutti i territori del Paese. Durante il comizio funebre Varvara assiste al giuramento di Stalin, che promette di mettere in pratica i precetti di Lenin; la donna capisce allora che è a lui che deve consegnare la lettera del marito. Stalin le promette di dedicare la propria vita al bene del Paese. A Caricyn, ribattezzata Stalingrado, vengono costruite rapidamente enormi fabbriche di trattori; i lavori saranno diretti da Aleksandr. Durante un incendio, di evidente natura dolosa e provocato dai cosiddetti 'parassiti', Ol′ga perde la vita. Aleksandr sposa la bella Ksenija, dalla quale ha un figlio. I due si recano a Mosca insieme a Varvara Michajlovna che, durante un banchetto al Cremlino, incontra i vecchi amici delle diverse repubbliche, ora fautori del socialismo e membri del governo. Stalin riconosce Varvara e, in risposta alla sua domanda sulla possibilità di una guerra, le comunica confidenzialmente la propria preoccupazione. Intanto Sergej, diplomatico e figlio minore di Stepan e Varvara, è in missione a Parigi dove il ministro francese degli Affari Esteri, che ha segretamente preso accordi con Hitler, si rifiuta di ricevere la delegazione sovietica. I nazisti sferrano il primo attacco all'Unione Sovietica. La fabbrica di trattori di Stalingrado viene distrutta; Varvara Michajlovna decide di rimanere ugualmente nella città natale e manda i suoi figli a difendere il paese. I tedeschi fucilano Aleksandr, ma Stalingrado rappresenta per loro l'inizio della fine. Tra le macerie della fabbrica, l'esercito sovietico cattura il maresciallo Pauljus. Al Cremlino, nei giorni della vittoria, Varvara Michajlovna Petrova incontra di nuovo Stalin, il quale ha rispettato il giuramento pronunciato sulla tomba di Lenin.
Kljatva è uno degli esempi più coerenti di quel cinema sovietico in cui trovò espressione il culto di Stalin, ed è massima incarnazione del dogma del 'realismo socialista'. La successione dei vari episodi, montati secondo una cronologia fittizia (con la totale falsificazione degli avvenimenti storici e dei conflitti), serve a testimoniare il costante processo di edificazione del socialismo grazie all'abilità del Capo. Nessun personaggio possiede un proprio carattere individuale, mentre ognuno di essi incarna una determinata figura sociale. Varvara Petrova, che rappresenta la Madre-Patria, è pronta a sacrificare i propri figli in nome di un futuro migliore. Suo marito Stepan incarna la figura del Rivoluzionario, mentre i suoi figli sono i rappresentanti dell'intellighenzia popolare che, attraverso i propri atti eroici, costruisce una Nuova Società. Gli amici di Varvara sono i proletari di ieri, ma gli Eroi del Lavoro di oggi, e simboleggiano l'amicizia tra i popoli. Gli anonimi membri del governo (talvolta riconoscibili grazie ad alcuni riferimenti al loro aspetto fisico) rappresentano i compagni di lotta del Capo. Su di loro e sul popolo si innalza, non soltanto letteralmente, la figura di Stalin, che si distingue da tutti nella sua solitudine. I dialoghi sono spesso costituiti da una successione di massime e citazioni desunte da una didascalica 'verità'; nelle scene compaiono protagonisti immobili (nel vero significato del termine) che pronunciano sentenze lapidarie. Lo sfondo su cui sono collocati è costituito da scenografie gigantesche, che si tratti della Sala Georgij del Cremlino, dell'appartamento della famiglia Petrov, di un caffè di Parigi e persino del bunker di Pauljus a Stalingrado. Per sostanza e stile il film si presenta come un monumentale fumetto ideologico teso all'esaltazione del Capo.
Nell'euforia che seguì la fine del conflitto, quando Stalin alimentò la propria 'leggenda' comunista presentandosi come il vincitore della Seconda guerra mondiale, Kljatva ottenne un importante riconoscimento al Festival di Venezia del 1946. Dieci anni più tardi, dopo il discorso di Nikita Chruščëv al 20° congresso del PCUS e ormai sfatato il 'culto della personalità' di Stalin, non venne più fatto circolare sugli schermi dell'URSS. Il film di Michail Čiaureli, somma celebrazione del potere di Stalin, rispecchia nel modo più evidente l'infondatezza estetica dell'arte ufficiale stalinista. Tutti i suoi parametri consistono in una grossolana volgarizzazione della poetica del classicismo. Da un altro punto di vista, Kljatva può costituire un chiaro esempio della decadenza o del cinismo legati alla revisione dei principi su cui si era sviluppata l'avanguardia cinematografica sovietica degli anni Venti. L'immagine di Stalin viene idealizzata dal trucco e dall'interpretazione dell'attore georgiano Michail Gelovani (che prestò il proprio volto al dittatore in altri film di Čiaureli, tra i quali notevole è Padenie Berlina ‒ La caduta di Berlino, 1950); la figura del Capo è presentata quasi fosse un'icona, ma il risultato è quello di una banale oleografia.
Interpreti e personaggi: Michail Gelovani (Stalin), Sof′ja Giacintova (Varvara Petrova), Nikolaj Bogoljubov (Aleksandr Petrov), Svetlana Bogoljubova (Ol'ga Petrova), Dmitrij Pavlov (Sergej Petrov), Tamara Makarova (Ksenija), Nikolaj Plotnikov (Stepan Petrov), Vadim Zacharčenko (Pet′ka), Sergej Blinnikov (Baklan), Georgij Sagaradze (Georgij), P. Ismatov (Turgunbaev), Vladimir Balašov (Lipskij), Il′ja Nabatov (Bonnet, ministro francese), Maksim Štrauch (Roger, giornalista americano).
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