Metternich, Klemens von
L’artefice della Restaurazione europea
Uomo di Stato austriaco, il principe di Metternich fu uno dei protagonisti della Restaurazione, l’epoca durante la quale le grandi potenze europee cercarono di cancellare i grandi mutamenti frutto della Rivoluzione francese e dell’impero di Napoleone. Sulla valutazione del suo operato ha influito negativamente il giudizio delle opposizioni liberali e nazionali, soprattutto italiane, della prima metà dell’Ottocento
Nato a Coblenza nel 1773 da una famiglia aristocratica tedesca originaria della regione renana, Klemens Wenzel Lothar, conte, poi principe di Metternich-Winneburg in Austria, si trasferì, a Vienna, dove fu introdotto negli ambienti di corte, a seguito del matrimonio con Eleonore von Kaunitz, nipote di uno dei principali ministri che nel Settecento erano stati al servizio della monarchia.
Entrato in diplomazia, fu incaricato di svolgere i negoziati sfociati nell’alleanza tra Prussia e Austria contro Napoleone (Trattato di Potsdam, dicembre 1805). Nel 1806 fu inviato a Parigi come ambasciatore austriaco, carica che svolse con abilità incoraggiando la reazione militare di Vienna contro l’impero napoleonico, della cui debolezza istituzionale era persuaso. Rientrato a Vienna nel 1809, con la nomina a cancelliere e ministro degli Esteri in un momento di crisi per l’Austria, umiliata dalle sconfitte subite per mano di Napoleone, Metternich fu chiamato a un compito difficile, quello di misurarsi con lo strapotere napoleonico e di preparare al tempo stesso la risposta militare contro di lui.
Dopo essersi fatto promotore del matrimonio fra Napoleone e Maria Luisa, figlia dell’imperatore d’Austria Francesco I, durante la guerra tra Russia e Francia (1812), Metternich si schierò contro Napoleone. Ciò permise all’Austria di riprendere l’iniziativa in campo europeo, proponendo le clausole di pace e schierandosi poi con la coalizione antinapoleonica, che inflisse ai Francesi la disfatta di Lipsia (1813). Diffidente verso la crescente potenza dello zar di Russia Alessandro I, tentò dapprima di evitare il crollo definitivo di Napoleone e con lui del sistema europeo; poi, davanti all’inevitabilità del risolutivo conflitto, che portò all’uscita di scena di Napoleone, si fece promotore del Congresso di Vienna (1814-15). A esso parteciparono tutti gli Stati europei, con l’intento di instaurare un nuovo equilibrio internazionale. A Vienna Metternich aderì alla proposta formulata dal ministro inglese, il visconte di Castlereagh, del patto di Quadruplice Alleanza (tra Austria, Gran Bretagna, Russia e Prussia) al fine di tutelare la sistemazione territoriale decisa negli accordi internazionali. Poco dopo aderì alla Santa Alleanza, tra Russia, Austria e Prussia, promossa dallo zar russo, che doveva essere uno strumento al servizio delle monarchie assolute per la repressione dei movimenti liberali.
Il nuovo sistema europeo, disegnato a Vienna, cominciò a funzionare negli anni Venti dell’Ottocento con l’intervento militare a Napoli e in Spagna, diretto a sconfiggere le rivoluzioni liberali e costituzionali che erano scoppiate in quelle nazioni.
Contro Metternich, identificato ormai come il garante dell’assolutismo in Europa, si rivolse infine l’insurrezione di Vienna del marzo 1848: il nuovo imperatore Ferdinando I, debole e irresoluto, congedò così Metternich, il quale, dopo essere riparato in Inghilterra e nei Paesi Bassi, poté tornare in Austria soltanto nel 1851, senza più svolgervi importanti ruoli politici. Morì a Vienna nel 1859.
Sulla valutazione della sua vita politica ha influito il giudizio negativo formulato dalle opposizioni liberali e nazionali della prima metà dell’Ottocento, soprattutto italiane, che lo rappresentarono come uomo del passato, incapace di percepire i cambiamenti del suo tempo. Metternich apparve così il cinico diplomatico dedito a tramare in funzione della grandezza dell’Austria e il reazionario pronto a intervenire con l’esercito e con la polizia contro le forze liberali e patriottiche.
Una revisione di tale giudizio si profilò all’inizio del Novecento, quando emerse una valutazione che sottolineava il carattere conservatore, e non reazionario, delle sue scelte, interpretate come l’esito di una strategia volta a mantenere l’equilibrio e l’ordine, e soltanto in questa funzione a consegnare all’Austria il ruolo di paese leader dell’Europa della Restaurazione.