KLEITIAS ed ERGOTIMOS (Κλιτίας, Κλειτίας; ᾿Εργότιμος)
Ceramografo e ceramista attici, che hanno firmato insieme tre vasi a figure nere (un cratere da Chiusi al Museo Archeologico di Firenze, n. 4209; un sostegno con gorgonèion al Metropolitan Museum di New York, n. 31.11.64; una tazza da Gordion a Berlino, n. 4604, con tre delfini e un pesce) e i frammenti di una tazza da Naukratis, in parte al British Museum a Londra e in parte a Cambridge. Su altri frammenti di una tazza del British Museum è conservata la sola firma di K., ma vi era certamente anche quella di E.; un frammento con donne, a Delfi, ha la sola firma di E., ma la decorazione è di mano di Kleitias. I due ceramisti hanno firmato: Klitias (sul sostegno di New York troviamo Kleitias) m'ègraphsen Ergotimos m'epòiesen (K. mi dipinse E. mi fece). A K. spetta quindi la decorazione pittorica; per E. è incerto se sia il proprietario dell'officina, o colui che ha ideato i vasi, o colui che li ha fatti.
Sono stati attribuiti a K., in base allo stile, altri frammenti di vasi: frammento al Museo Puškin di Mosca (Perseo e le Gorgoni); i frammenti di sei vasi al Museo Nazionale di Atene (Acr. 594, con nereidi; allo stesso vaso appartiene forse anche il frammento AP 3491 con Muse. - Acr. 596: danza. - Acr. 597 a-e ed AP 257: nascita di Atena, danza. - Acr. 597 F-h: amazzonomachia. - Acr. 598, forse parte del vaso precedente: danza. - Acr. 599: donna); i frammenti di due vasi al Museo dell'Agorà di Atene (P 12450: giovani; - P 16325: animali); un frammento al Louvre (C. 10246: gorgonèion). E. ha firmato con epòiesen una tazza a Berlino, n. 3151, che non fu dipinta da Kleitias. Un frammento a Oxford con l'iscrizione Erg non sembra attribuibile ad Ergotimos. Un Eucheiros (v.), che ha firmato alcune tazze, è probabilmente figlio di Ergotimos.
Ambedue, K. ed E., sono stati attivi nel secondo venticinquennio del VI sec. a. C. Il loro capolavoro è il cratere a volute fl. 4209 di Firenze, più conosciuto come vaso François (dal nome dell'archeologo che lo ha trovato, v. françois), datato attualmente dagli studiosi intorno al 570, o circa il 56o. I mantelli di alcune figure maschili corrispondono a quello del Moscoforo dell'acropoli di Atene. Uguale datazione hanno i frammenti di Atene e di Delfi. Poco più antico è il frammento di Mosca, che ricorda il dèinos del Louvre (E 874) con uguale soggetto, dipinto dal Pittore della Gorgone (v.).
La tecnica usata da K. è quella a figure nere. Colori aggiunti sono il rosso, che è usato sulla vernice nera, e il bianco, che è steso direttamente sull'argilia, secondo l'uso corinzio, eccetto per rari minuti particolari. Non possiamo farci un'idea esatta della policromia dell'unico grande vaso rimastoci, il vaso François, perché rosso e bianco sono quasi completamente scomparsi. Invece, alcuni dei frammenti del Museo Nazionale di Atene (Acr. 597 e Acr. 598) sono ben conservati e danno una idea della vivace, ma non eccessiva policromia di Kleitias. I tre colori, bianco (usato soprattutto per le carni femminili), rosso e nero si equilibrano; le numerose iscrizioni, a caratteri regolari ed eleganti (solo K. e il suo gruppo hanno lettere così belle e ben formate), sono parte integrale della decorazione del vaso. L'incisione è sempre abbondante, accurata, sicura; non vi è disegno preparatorio, né correzioni (v. attici, vasi: Tavola a colori).
Il cratere di Firenze è il più antico esemplare a volute che ci sia giunto. Un frammento al Museo Nazionale di Atene, Acr. 391, attribuito al Pittore di Nesso (v.), perciò anteriore al vaso François, può appartenere ad un cratere di questo tipo, ma il frammento è troppo piccolo per giudicare i rapporti dei due vasi. In ogni caso E. ha dato al cratere a volute belle proporzioni e una linea elastica. Per alcuni E. si sarebbe ispirato ai grandi crateri di bronzo dell'Italia meridionale, ma la forma del vaso François non è tipicamente metallica. Sono quindi prive di basi le ipotesi fatte per spiegare il supposto influsso della Magna Grecia su una forma ceramica dell'Attica. A E. spetta l'introduzione di un nuovo tipo di tazza, elegante e leggera, la "tazza di Gordion" (il nome deriva dalla tazza di Berlino, n. 4640, trovata a Gordion). Questo tipo di tazza, ad alto piede e labbro sporgente, ha una decorazione figurata nel tondo interno; all'esterno, nella zona fra le anse, sono una palinetta orizzontale accanto a ciascuna ansa, la firma del pittore su un lato, quella del ceramista sull'altro. La tazza di Gordion è l'anello di congiunzione fra la "tazza di Siana", che è la tazza usuale in Attica nel secondo venticinquennio del VI sec. a. C., e la "tazza dei Piccoli Maestri" (Kleinmeiterschale, Little-Master Cup), che incomincia verso il 550 a. C.
Il vaso François ha la decorazione disposta su sette zone orizzontali, di cui cinque a soggetto mitologico. Nella zona principale, sulla spalla, si svolge su ambedue le facce il corteo degli dèi per le nozze di Peleo e Tetide, un soggetto trattato pochi anni prima da Sophilos. Sulla faccia principale troviamo, sul collo, la caccia al cinghiale calidonio, le gare per la morte di Patroclo (anche queste erano state trattate da Sophilos); sotto la zona principale è Achille che insegue Troilo. Sulla faccia secondaria sono, sul collo, Teseo e la danza dei giovani ateniesi (un soggetto che ritroviamo anche su tre dei frammenti di Atene), la centauromachia; sotto al fregio principale è il ritorno di Efesto all'Olimpo. Sul piede è la lotta fra i pigmei e le gru.
K. compone i suoi soggetti a gruppi di varie figure, ciascun gruppo forma episodio a sé. Il collegamento fra i gruppi è dato da rare figure che si tagliano e soprattutto dalle iscrizioni. Nei gruppi la composizione è variata: anche il lungo corteo delle nozze di Peleo e Tetide non è monotono, né dà l'impressione di ripetersi. K. è un finissimo decoratore: la tazza di Gordion a Berlino mostra che egli sa ottenere effetti notevoli con mezzi semplicissimi; ne è una conferma il valore decorativo che egli dà alle iscrizioni. Si interessa a volte più ai particolari decorativi che all'insieme; ha inciso sulle vesti con cura minuziosa ricami e bordure, con tale ricchezza da distogliere talvolta l'attenzione dalla scena narrata. Ma questo non succede spesso: in generale i suoi personaggi prendono parte reale all'azione, né si trovano le rigide figure di spettatori allineati ai lati della scena centrale, così frequenti nella pittura vascolare attica del VI sec. a. C. Gli mancano la potenza, la forza epica e tragica dei ceramisti attici avanti e intorno al 6oo a. C. Gli manca anche quella umanità che farà di Exekias (v.) il più potente pittore del terzo venticinquennio del VI sec. a. C. In compenso è un ottimo narratore, chiaro, equilibrato, elegante, forse un poco freddo: è senza dubbio il migliore rappresentante dello stile narrativo del secondo quarto del secolo. Le sue figure hanno una severa dignità che si accorda felicemente con gli dèi e gli eroi che rappresenta. Il suo predecessore, Sophilos, è più vivace, più ricco di movimento, ma meno dignitoso.
Molto vicino a K. è il Pittore di Acropoli 601 (v.).
Bibl.: Le pubblicazioni più antiche sono citate in J. C. Hoppin, Black-fig., p. 148 ss.; E. Pfuhl, Malerei u. Zeichnung d. Griechen, I, Monaco 1923, p. 255 ss.; J. D. Bealzey, Black-fig., p. 15 ss. - Studî recenti: J. D. Beazley, Development, pp. 26 ss.; 52 ss.; id., Black-fig., 1956, p. 76 ss.; 682; A. Rumpf, Malerei u. Zeichnung, Monaco 1953, p. 40 s.; J. Streignart, Le vase François, in Études Classiques, 1953, p. 57 ss. - Per molti particolari del vaso François bisogna ancora ricorrere ai disegni del Furtwängler-Reichhold, tavv. 1-3, 11-13, ormai invecchiati dopo il restauro del 1900. Per questo restauro: L. Milani, Il vaso François, in Atene e Roma, V, 1902, p. 705 ss. - Per Teseo e gli Ateniesi: K. Johansen, Thésée et la danse à Délos, Det. Kgl. Danske Vidensk. Selsk. Arch.-Kunsth. Meddelelser, III, 3, 1945; P. de la Coste-Messelière, Thésée à Délos, in Rev. Arch., XXVIII, 1947, p. 145 ss. - Per la centauromachia: A. Minto, la Centauromachia del vaso François, in Anthemon, Scritti in onore di C. Anti, Venezia 1954, p. 21 ss. - Caccia al cinghiale calidonio: P. de la Coste-Messelière, Au Musée de Delphes, Parigi 1936, p. 130 ss.; D. von Bothmer, An Attic Black-figured Dinos, in Bulletin of the Museum of Fine Arts, Boston, XLVI, 1948, p. 42 ss. - Per il cratere a volute: J. D. Beazley, Attic Vase-Paintings in the Museum of Fine Arts Boston, II, Lonra-Boston 1954, p. 80; S. Karouzou, Fragments d'un cratère à volutes provenant de la collection Hélène Stathatos, in Bull. Corr. Hell., LXXIX, 1955, p. 195 ss. - Per la "tazza di Gordion": J. D. Beazley-H. G. G. Payne, Attic Black-figured Fragments from Naucratis, in Journ. Hell. Stud., XLIX, 1929, p. 265 ss.; J. D. Beazley, Little-Master Cups, in Journ. Hell. Stud., LII, 1932, p. 186 ss.; F. Villard, L'évolution des coupes attiques à figures noires, in Rev. Ét. Anciennes, XLVIII, 1946, p. 164; M. Robertson, Gordion Cups from Naucratis, in Journ. Hell. Stud., LXXI, 1951, p. 145 ss.; A. Minto, Il vaso François, Firenze 1960.