KISH
Antichissima città della Babilonia ad E di Babilonia, sede di quattro dinastie antiche; le sue rovine sono costituite da una serie di tell stendentisi da occidente a oriente, dei quali i più importanti sono el-Oḥeimir e Ingharrah; H. de Genouillac vi scavò per tre mesi nel 1912, e una missione archeologica anglo-americana riprese l'esplorazione del sito nel 1923 sotto la guida di S. Langdon ed E. Mackay e più tardi di L. Ch. Watelin; gli scavi finirono nel 1933.
A el-Oḥemir fu dissotterrata una torre templare, appartenente al tempio Emeteursag del dio Zababa, risalente al periodo presargonico, restaurata da Hammurabi e Samsuiluna e rifatta nell'epoca neobabilonese.
Nel tell A si trovò un palazzo sumerico; al suo interno fu trovato un cimitero presargonico; il palazzo aveva un recinto doppio, una nuova ala con una scalinata e un annesso con una grande sala con quattro colonne e un portico con due colonne; la decorazione murale era di mosaico di pietre; un intarsio di pezzi di conchiglia, analogo ai pannelli trovati a Mari e a Ur, costituiva la decorazione di vari oggetti, forse di mobili o di pannelli; il palazzo potrebbe risalire al principio del terzo millennio o alla fine del secondo a. C. Dalle tombe del cimitero sono stati tratti alla luce utensili, armi, cilindri, ornamenti, giarre e altri vasi di tipo presargonico.
Il tell Ingharrah, Khursagkalama in sumerico, ha conservato i resti di un duplice tempio neobabilonese, provvisto di due ziqqurat, una del tempio principale e l'altra del tempio piccolo; i templi erano dedicati a Ninlil e Ninanna.
Ad O del Khursagkalama il suolo vergine fu raggiunto a 17 m di profondità; nello strato tra gli 11 e 14 m si sono trovate tombe con oggetti simili a quelli delle sepolture di Ur (v.), come carri a due e quattro ruote, armi di rame, impronte di sigilli, sostegni di vasi di buona fattura artistica e non privi di originalità; nello strato successivo emersero figurine in asfalto, una testa maschile, il modello di un carro con l'attacco di sette animali, frammenti ceramici.
(G. Furlani)
Di età sassanide sono stati scavati tre edifici. Due di essi, sorgenti su gibbosità gemelle, ma con ogni probabilità indipendenti, sono monumentali palazzi. Rinvenuti in stato di completo disfacimento delle murature in mattone crudo, l'esplorazione è stata solo parziale, e lascia lacune ed incertezze sulla ricostruzione della pianta. Il primo di essi (Kish I) mostra a partire dalla fronte un seguito di tre ambienti, da cui si accedeva per passaggi angusti e tortuosi alla sala centrale; questa verso il fondo presenta una nicchia (abside) quadrata, circondata da ambienti e passaggi. In Kish II in facciata un'anticorte, con le pareti laterali decorate da zoccolo e semicolonnine di stucco, precedeva, sempre attraverso un complicato itinerario obbligato, la sala principale, divisa in tre navate longitudinali da sei colonne di mattoni e stucco. Sul fondo di questa, un vano rettangolare con abside termina l'ambiente di rappresentanza.
Sia la disposizione a navate, sia la presenza dell'abside, sono stati riferiti ad influssi occidentali, specie delle chiese paleocristiane della Siria. Notiamo in questi palazzi, come a Qasr-i Shirin, Damghān, un probabile rinnovarsi di contatti occidentali (a Qasr-i Shirin al di là della sala principale si apre un peristilio) nel periodo avanzato della architettura sassanide. Un terzo edificio vasto e complesso ma di minor spicco monumentale, mostra una irregolare e inorganica disposizione degli ambienti. È comunque afferrabile l'allineamento sui lati di due piattaforme, motivo che sostituisce le corti di Ḥira, delle abitazioni private di Ctesifonte, di Assur. Mancano gli iwān. La maggiore importanza di questi trovamenti è negli stucchi, che rivestivano in Kish I la sala centrale (a pareti rosse, con fregi di stucco sulla parete di entrata), l'abside quadra (pannelli e colonnine binate), gli ambienti postichi; in Kish II la decorazione era invece più ricca nella corte: fra le semicolonne erano applicati alla parete 14 busti di Shapur II; incerta la collocazione dei pezzi più noti, in genere di soggetto animalistico (pannello con leone e zebù, muflone alato, cavallo) che si riallaccia al repertorio achemènide, con elementi greco-parthici. I numerosi fregi vegetali trovano confronto con gli analoghi pezzi sassanidi di Ctesifonte e Babilonia. La datazione è quella data dai busti (310-379). La massa dei trovamenti monetarî sta fra il IV ed il V sec.: la moneta più tarda è di Giustiniano e proviene dal III edificio.
(G. Ambrosetti)
Bibl.: H. de Genouillac, Premières recherches archéologiques à Kich, I-II, Parigi 1924-1925; S. Langdon, Excavations at Kish, I, 1923-1924, Parigi 1924; E. Mackay, Report on the Excavation of the "A" Cemetery at Kish, Mesopotamia, I, Chicago 1923; A Sumerian Palace and the "A" Cemetery at Kish, Mesopotamia, II, Chicago 1929; H. Field, The Field Museum Oxford University Expedition to Kish, Mesopotamia 1923-1929, Chicago 1929; S. Langdon, Ausgrabungen in Babylonien seit 1918, in Der Alte Orient, Bd. 26, Lipsia 1928, pp. 55-67; L. Ch. Watelin-S. Langdon, Excavations at Kish, III, 1925-7, Parigi 1930; IV, 1925-1930, Parigi 134; S. Langdon-D. B. Harden, Excvations at Kish and Barhuytiat, 1933, in Iraq, I, 1934, pp. 113-136; L.-Ch. Watelin, Rapport sur les Fouilles de Kish, in Journal Asiatique, CCXV, 1929, pp. 103-116; Notes sur l'industrie lithique de Kish (Iraq), in L'Anthropologie, XXIX, 1929, pp. 65-76; Objets des fouilles. Kish (1926-1939), in Revue des Arts Asiatiques, VI, pp. 148-150; V. Christian, Altertumskunde des Zweistromalandes, I, Lipsia 1940, pp. 62-64; A. Parrot, Archéologie mésopotamienne, I, Parigi [1946], pp. 250-255, 309-320. Sulla città sassanide: C. B. Wathelin, in Survey of Persian Art, I, Oxford 1938, p. 247 ss. con bibl. precedente.
(G. Furlani - G. Ambrosetti)