Muratova, Kira (nata Korotkova, Kira Georgievna)
Regista moldava, naturalizzata ucraina, nata a Soroca il 5 novembre 1934. Dotata di uno stile originale e inconfondibile, è stata una delle registe più libere nell'inventare immagini poetiche della quotidianità umana con cui visualizzare la follia e l'assurdità del vivere contemporaneo, divenendo una delle figure di riferimento del cinema post sovietico.
Dopo aver studiato filologia all'Università di Mosca, nel 1954 s'iscrisse al VGIK, dove studiò regia con Sergej A. Gerasimov. Si diplomò nel 1959 e dal 1962 lavorò presso gli studi di produzione di Odessa dove si stabilì realizzando film pubblicitari e prodotti televisivi. L'esordio nel lungometraggio avvenne nel 1965, con Naš čestnyj chleb (Il nostro onesto pane), diretto con il marito Aleksandr I. Muratov. Realizzò poi Korotkie vstreči (1968; Brevi incontri), storia di un triangolo amoroso debitore, nella capacità di decostruire la narrazione, dell'influenza del cinema moderno europeo; il film, non gradito alle autorità, venne subito ritirato dagli schermi. Anche il suo film successivo, Dolgie provody (1971, Lunghi addii), storia di un difficile rapporto tra madre e figlio, venne messo al bando dalla censura sovietica (uscì nel 1987 e ricevette il premio Fipresci al Festival di Locarno); ancora una volta la M. si rivela capace di raccontare con notevole libertà linguistica, alternando stili e registri diversi all'interno dello stesso film. Poznavaja belyj svet (1979, Conoscendo il grande mondo), realizzato dopo un lungo periodo di difficoltà con la censura, ebbe una scarsa circolazione mentre Sredi serych kamnej (1983, Fra la pietre grigie), tagliato e rimontato, uscì firmato con uno pseudonimo, Ivan Sidorov.
Con l'avvio della perestrojka in URSS, si è aperta per la M. una nuova fase di maggiore autonomia produttiva e di riconoscimenti. Tra i film di questo periodo: Asteničeskij sindrom (1989, Sindrome astenica), vincitore nel 1990 del Premio speciale della giuria del Festival di Berlino (uno sguardo estraniato e surreale sul declino dell'Unione Sovietica), Uvlečenija (1994, Passioni), Tri istorii (1997; Tre piccoli omicidi), Vtorostepennye ljudi (2001, Gente di secondo piano), premio della critica al Festival internazionale di Soči, un thriller di denuncia della cinica indifferenza verso la morte, Čechovskie motivy (2002, Motivi čechoviani). È in questi film che lo sguardo della M. raggiunge alti livelli nella capacità di deformare ironicamente ‒ come in Uvlečenija e Tri istorii ‒ o melanconicamente ‒ come in Asteničeskij sindrom e Čechovskie motivy ‒ la realtà quotidiana, le piccole storie umane, che diventano molteplici specchi di un mondo complesso, governato dall'assurdo e dal caos.
Kino. Enciklopedičeskij slovar′, Moskva 1987, ad vocem.
O. Bulgakowa, Der 'provinzelle' Film der Kira Muratowa, in Sowjetischer Film heute, hrsg. S. Brändli, W. Ruggle, Zürich 1990, pp. 99-114.
G. Roberts, Look who's talking: the politics of representation and the representation of politics in two films by Kira Muratova, in "Elementa", 1997, 3-4, pp. 309-23.
G. Roberts, The meaning of death: Kira Muratova's cinema of the absurd, in Russia on reels: the Russian idea in post-Soviet cinema, ed. B. Beumers, London 1999, pp. 144-60.