KIFRIN
Grosso insediamento fortificato di età romana sulla riva sinistra dell'Eufrate, c.a 20 km a valle di 'Ana. La fortezza è testimonianza concreta di un estremo avanzamento del limes lungo la valle dell'Eufrate oltre Dura Europos, in modo da inglobare il corridoio di 'Ana almeno fino all'isola di Bigan, pochi km a valle di K., dove una guarnigione romana ha lasciato le tracce più avanzate. Questa estensione delle frontiere deve risalire a età severiana. Un termine di riferimento cronologico è offerto dai ruoli del 219 della XX coorte palmirena trovati a Dura, dove compare con estrema frequenza il toponimo Becchufrin (Beth Chufrin, «il posto dei cipri, gli arbusti dell'henné»), che altro non dev'essere se non il nome antico di Kifrin. La fondazione di K. fa parte di un piano generale di risistemazione delle provincie e frontiere orientali iniziato da Settimio Severo. L'inclusione nell'impero romano di questo territorio, un corridoio nel deserto, aveva chiaramente lo scopo di assicurare il controllo di una via di comunicazione di enorme valore strategico, quella che portava direttamente nel cuore dell'impero partico e sasanide, a Seleucia e Ctesifonte. Roma non deve aver mantenuto a lungo il suo dominio su quest'area, che ritorna sotto il controllo di Ctesifonte al più tardi con la conquista di 'Ana e Dura da parte di Sābuhr I.
Il sito si distingue per le sue strutture edificate a blocchi di muratura in pietra e malta cementizia, con paramento in stucco e praticamente senza fondazioni in fossa. Esse formano due nuclei distinti ai margini dell'altopiano desertico, in posizione elevata sulla stretta striscia coltivata che è la riva del fiume.
A NO la cittadella occupa un'area grosso modo triangolare di 170 x 130 m. Attigua verso SE è la «città», la cui superficie di c.a 600 x 200 m è stata poi ridotta in un periodo di emergenza con lo scavo di una serie di fossati esterni alle mura, che piegando verso l'interno ne tagliano fuori l'estremità meridionale. Le mura sono spesse in media 1,5 m e presentano torri rettangolari distanziate di 15 m nella cittadella (dove sono assenti solo sul dirupo verso il fiume) e 30 m nella «città». Qui le loro tracce, rimaste solo sul lato verso il deserto, lasciano aperta la possibilità che la «città» si estendesse anche sulla riva del fiume. Nell'angolo Ν della cittadella una larga esedra, completamente aperta su un cortile a portici su tre lati, è verosimilmente quanto resta della residenza del comandante, servita anche da terme erette nell'area a NO della porta di accesso dal lato del fiume. A S di questa porta, ma fuori le mura, un altro complesso termale si addossava invece alla roccia e doveva servire la guarnigione e gli abitanti.
Nel settore NO della «città» sono stati messi in luce gli edifici monumentali. I principia si componevano di quattro grandi ambienti con facciata decorata da semicolonne, ed erano eretti su una piattaforma al fondo di un ampio cortile al cui centro era un'edicola. All'esterno del propileo, aperto nel lato NO del recinto, era uno spiazzo alla cui estremità Νsi ergeva, in netto contrasto con l'aspetto classico dei principia, un grande iwān fiancheggiato da ambienti minori, forse destinato a pratiche religiose.
Poco è noto degli altri edifici a causa del rovinoso dilavamento. Sono state però rinvenute tombe sia dentro che fuori le mura. Si distinguono un gruppo di tombe assire del tipo a Doppeltopf («vaso doppio») frequentissimo nell'area, e alcune tombe coeve o di poco anteriori alla città: tombe familiari a loculi che dovevano apparire come piccoli edifici cubici e ipogei costruiti in fossa con copertura probabilmente a tumulo che ne segnava la presenza in superficie. Ma la maggior parte delle tombe era scavata nella roccia gessosa sul dirupo verso il fiume, soprattutto oltre l'estremità S della «città». Sono ipogei a camera caratteristici della valle dell'Eufrate in età partica e romana, talora con decorazione architettonica o pittorica o epigrafica (un esempio, estremo nel tempo e nello spazio, della massima γνώθι σαυτόν), con nicchioni laterali ad arco contenenti i loculi.
Bibl.: A. Invernizzi, Kifrin, in AfO, XXIX-XXX, 1983-1984, p. 207 ss.; id., Researches in Kifrin, in Sumer, XLII, 1985, p. 22 ss.; E. Valtz, Kifrin, la fortezza del limes, in La terra tra i due fiumi (cat.), Torino 1985, p. III ss.; A. Invernizzi, Kifrin and the Euphrates Limes, in Ph. Freeman (ed.), The Defence of the Roman and Byzantine East (BAR, Int. S., 297), Oxford 1986, p. 357 ss.; id., Kifrin - Βηχχουφρειν, in Mesopotamia, XXI, 1986, p. 53 ss.; id., ree. a A. Stein, Limes Report, Oxford s.d., ibid, p. 284 ss.; F. Pennacchietti, «Il posto dei cipri», ibid., p. 85 ss.
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