KHUSRAW (ar. Kisrà, gr. Χοσρόης [cioè Cosroe], queste due ultime forme passate anche a denominazioni in genere dei sovrani sassanidi)
Nome già portato da un eroe della leggenda iranica, e, in epoca storica, da due re di Persia della dinastia dei Sassanidi.
Khusraw I, il più illustre sovrano sassanide, regnò dal 531 al 579. Condusse lunghe guerre contro l'impero bizantino, con alterna vicenda, conclusesi con un ritorno allo statu quo, nei rapporti territoriali fra i due imperi. Sotto di lui fu ugualmente organizzata la spedizione persiana nel Yemen (570), invaso dagli Abissini, e la conquista della Battriana, strappata agli Eftaliti. All'interno, si deve a lui una riorganizzazione generale dello stato, sconvolto dall'eresia mazdakita sotto il suo padre e predecessore Kavādh I, un più equo sistema di tassazione, e importanti cure dell'agricoltura, con la canalizzazione del paese. Rigido seguace dell'ortodossia mazdeistica, già come principe ereditario, promosse lo sterminio dei mazdakiti (v. mazdak), e in parte a tale suo atteggiamento si deve la luce favorevole sotto cui la tradizione ne ha tramandato la figura. Ma egli dové essere dotato anche di grandi qualità di sovrano e promotore di cultura: sotto di lui si compirono importanti traduzioni in mediopersiano di opere scientifiche e letterarie dal greco, dal siriaco e dal sanscrito; alla sua corte cercarono rifugio gli ultimi neoplatonici della scuola di Atene chiusa nel 529 da Giustiniano, e per sua intercessione, nel 549, ottennero libero ritorno in patria. La figura del gran re, che ebbe il soprannome di Anōshakrawān (ar. Anūsharwān) "dall'anima immortale", è rimasta in tutta la tradizione letteraria, storiografica e filosofica dell'Oriente musulmano quale modello insigne di saggezza e giustizia.
Khusraw II, detto Parwīz (il vittorioso). Figlio di Hormuzd IV, regnò dal 590 al 628. Ebbe da prima a lottare contro l'usurpatore Bahrām Ciōbīn, vinto il quale, con l'aiuto bizantino, passò all'offensiva contro questo ereditario nemico: le sue armi vittoriose giunsero sino a Calcedone sul Bosforo, devastarono la Siria, occuparono Antiochia, Damasco e Gerusalemme (614), donde i Persiani agportarono la Santa Croce. Nel 619 anche l'Egitto fu vittoriosamente assalito dai Persiani. Ma l'energica controffensiva di Eraclio (623) mutò in disastri questi successi; e allorché i Greci nel 627 avanzavano su Ctesifonte, Khusraw si diede alla fuga. Deposto, allora, e imprigionato dal figlio stesso Kavādh II, fu poco dopo, col consenso di questo, ucciso.
La tradizione orientale ne ricorda la persona quale esempio di avventatezza e sciagura, e al tempo stesso di magnificenza regale. Soggetto favorito dall'epica romantica neopersiana furono i suoi romanzeschi amori con la principessa armena Shīrīn.
Bibl.: Th. Nöldeke, Aufsätze zur persischen Geschichte, Lipsia 1887, pp. 113-120 (Khusraw I), 122-128 (Khusraw II); F. Justi, in Grundriss d. iran. Philologie, II, pp. 533-541 (Khusraw I), 543-544 (Khusraw II).