KHEPHREN (Kh῾fr῾ "appare in gloria Rē῾"; Χεϕρήν, Χαβρύης, Σοῦϕις, Σαῶϕις)
Faraone della IV dinastia (c. 2600-2480 a. C.), figlio di Kheops (Papiro Westcar, tav. ix, linea 14; Diod., i, 64), cui successe dopo un breve regno intermedio di Zadefrē῾. Nessuna notizia ci è stata trasmessa dalle fonti intorno agli avvenimenti del suo regno. Edificò, nella piana di Gīzah, il complesso funerario costituito dalla seconda piramide e dalle costruzioni annesse.
L'iconografia del faraone è rappresentata da varî ritratti, statue intere o frammenti, che dal Reisner sono stati divisi in due gruppi, attribuiti rispettivamente ad uno Scultore A e ad uno Scultore B che furono attivi anche sotto Mykerinos. Al primo, più antico e di stile più severo, sono attribuiti: 1) la grande sfinge scolpita nella roccia presso il tempio della valle della seconda piramide di Gīzah; 2) la statua in diorite n. 14 del museo del Cairo, rappresentante il faraone assiso in un trono sulla cui spalliera posa il falcone Horus che, con le ali spiegate, avvolge in un gesto protettivo il capo del re; 3) la statua in ardesia n. 15 del museo del Cairo, col sovrano seduto su di un seggio cubico; 4-6) i frammenti del volto e del capo provenienti da tre diverse statue e ora al Museo dell'Università di Lipsia (nn. 7, 2, 3 Hölscher; i nn. 2 e 3 hanno rispettivamente i nn. di catalogo 1946 e 1947). Allo Scultore B, che si distingue per un modellato più morbido ed un maggiore realismo, sono invece attribuiti: 1) la statua in alabastro n. 41 del museo del Cairo, rappresentante K. seduto su di un seggio cubico, proveniente da Memfi; 2) il frammento n. 2 Hölscher, Lipsia n. 1945, che comprende solo il volto con la falsa barba; 3-4) i frammenti Hölscher 5, 8 al museo di Lipsia, che contengono solo parti del volto di due statue distinte. Gli stessi caratteri stilistici di questo secondo gruppo presenta la bella testa in calcare giallastro della Gliptoteca Ny Carlsberg (AEIN 1599) che mostra una notevole somiglianza con la testa 1945 di Lipsia per il trattamento morbido e mosso delle superfici e delle linee che si rivela soprattutto nel rendimento delle guance cascanti e del profondo solco che unisce la base del naso agli angoli della bocca, ed insieme nel modellato carnoso delle arcate orbitali. A nessuno dei due gruppi pare si possano ragionevolmente attribuire i ritratti del Museum of Fine Arts di Boston nn. 21351, 21951 e 12-12-175.
Nei suddetti due gruppi si nota una scarsa rassomiglianza, dovuta soprattutto ad una notevolissima differenza di stile, originata in massima parte dalle diverse personalità dei due scultori, ma cui non sono probabilmente estranei motivi cultuali, dato che, come spesso si nota, le statue di re destinate ad essere esposte mostrano una ieraticità e una tipizzazione che invece spesso mancano in quelle che venivano poste in luoghi chiusi, come ad esempio il serdab (stanza chiusa, accanto alla cappella funeraria, in cui venivano poste le statue del morto). In questo caso particolare non è però possibile verificare tale ipotesi, data l'imprecisione delle fonti sulle località in cui i singoli pezzi vennero ritrovati. Tale differenza fa sì che la fisionomia del sovrano non sia immediatamente riconoscibile; infatti i ritratti di K. dello Scultore A sono più simili a quelli di Mykerinos, dal Reisner attribuiti allo stesso maestro, che non ai ritratti del medesimo K. opera dello Scultore B. Così pure avviene per i due gruppi B di entrambi tali sovrani. Non è facile stabilire, però, quanta parte di tale somiglianza sia dovuta allo stile degli scultori e quanta invece ad una effettiva somiglianza fisica tra i due sovrani, rispettivamente padre e figlio. Cionondimeno soprattutto nei ritratti del secondo gruppo Reisner - al di là dello schema convenzionale, si notano elementi che consentono di affermare l'esistenza di una volontà individuatrice dei tratti fisionomici di K. rispetto a quelli del figlio, nel rendimento delle guance meno cascanti e delle mascelle più sottili, del viso più lungo e rettangolare, del naso più lungo nonostante l'uguale larghezza alla base.
Monumenti considerati. - Sfinge di Gīzah: Lange-Hirmer, Aegypten, Monaco 1955, tav. 29. Il Cairo n. 14: L. Borchardt, Statuen und Statuetten, Berlino 1911, n. 14; Lange-Hirmer, op. cit., tavv. 36-39. Il Cairo n. 15: L. Borchardt, op. cit., n. 15. Frammenti 7, 2, 3 Hölscher: U. Hölscher, Das Grabdenkmal des Königs Chephren, Lipsia 1912, figg. 89, 82, 83-84. Il Cairo n. 41: L. Borchardt, op. cit., n. 41. Frammento n. 2 Hölscher: U. Hölscher, op. cit., figg. 80, 81; W. S. Smith, History, Londra 1946, tav. 12 e. Frammenti Hölscher 5, 8: U. Hölscher, op. cit., figg. 87-90. Gliptoteca Ny Carlsberg, AEIN 1599: W. S. Smith, op. cit., tav. 12 d; O. Koefoed-Petersen, Catalogue, Copenaghen 1950, tav. 4. Boston 21351, 21951, 12-12-175: W. S. Smith, op. cit., tav. 12 a, b. c.
Bibl.: L. Borchardt, Statuen und Statuetten von Königen und Privatleuten, I, Catalogue Général du Musée du Caire, Berlino 1911, pp. 14-17, tavv. 4, 11; L. Borchardt, in U. Hölscher, Das Grabdenkmal des Königs Chephren, Lipsia 1912, p. 89 s., fig. 80 s.; G. A. Reisner, Mycerinus, the Temples of the Third Pyramid at Giza, Cambridge Mass. 1931, pp. 127-129; W. S. Smith, A History of Egyptian Sculpture and Painting in the Old Kingdom, Londra 1946, p. 33 s., tavv. 5, 12; O. Koefoed-Petersen, Catalogue des statues et statuettes égyptiennes, Copenaghen 1950, p. 8, tav. 4; K. Lange-M. Hirmer, Aegypten, Monaco 1955, tavv. 29, 36-39; J. Vandier, Manuel d'archéologie égyptienne, III, Les grandes époques. La statuaire, Parigi 1958, pp. 17-21, tavv. II-III.