KHATTUŠA (Ḫattuša; v. vol. IV, p. 349 e S 1970, p. 45, s.v. Anatolia)
Dopo la conclusione degli scavi a Büyükkale (1965) e Yazihkaya (1966), i lavori della spedizione tedesca a Boğazköy si concentrarono dapprima sulla città bassa di Kh. e dal 1978 su quella alta.
L'occupazione della città bassa ebbe inizio come a Büyükkale sullo scorcio del III millennio a.C. (strato 5), limitandosi dapprima al terreno in declivio a Ν del monte dell'acropoli, con complessi abitativi a più vani. Ancora in età pre-ittita (XIX-XVIII sec. a.C., strato 4), l'insediamento si ampliò verso valle, dove sorse un vasto quartiere per i mercanti assiri, il kāmm khattuš; le costruzioni protette da un muro di cinta erano servite da una rete di vicoli e strade. Il tipo edilizio più diffuso era la casa a corte, ossia una costruzione con un cortile interno centrale, attorno al quale si raggruppavano le ali più o meno ampie riservate all'abitazione e ai commerci. Attorno al 1700 a.C. l'insediamento ebbe termine assieme a Büyükkale a causa di un incendio catastrofico, che probabilmente va imputato all'assedio di Kh. da parte di Anitta di Kuššara.
Gli edifici del periodo seguente (strato 3) proseguirono l'antica tradizione anatolica della casa a corte. Anche nella ceramica sembra che non ci sia alcuna cesura, bensì uno sviluppo conseguente, e quindi la ricostruzione dovette avvenire poco dopo la distruzione della città della fase del kärum; molti decenni passarono invece prima della fondazione della capitale ittita da parte di Labarna/Khattušili I. Solo a partire da questo momento (c.a 1600 a.C., strato 3 b-a) con le nuove fortificazioni della città - le c.d. mura a galleria - si verificò un mutamento essenziale nell'impianto della città bassa, a cui corrispose senza dubbio un altro nel tipo della popolazione: l'antica casa anatolica con cortile, di tipo contadino, fu sostituita gradualmente dalla tipica casa ittita con atrio, caratteristica degli abitanti più inurbati. Le modificazioni decisive nell'impianto urbano si annunciarono, come a Büyükkale, con il restauro o la riedificazione di quartieri ufficiali nell'età dell'Antico Impero (XIV sec. a.C., strato 2), per culminare infine con la nuova costruzione del recinto sacro del tempio 1 in quella del Nuovo Impero (XIII sec. a.C., strato 1 b), avviata probabilmente da Khattušili III.
Questo complesso, che racchiude una superficie di 20.000 m2, è suddiviso da un'ampia strada lastricata in due aree, quella Νe quella S. In quella settentrionale sorge il vero e proprio edificio del tempio con cortile centrale interno e due spazi adibiti al culto, consacrati al dio della Tempesta e alla dea del Sole di Khatti. Era circondato da edifici commerciali a due o tre piani, che servivano per i beni del tempio e il suo archivio. L'area meridionale consiste di vari fabbricati, anch'essi raggruppati attorno a un cortile centrale interno e comprendenti altri vani per il culto e l'amministrazione. A S del recinto del tempio, ossia verso l'acropoli, una nuova costruzione - in parte rimasta incompiuta - viene accennata da singoli edifici di rappresentanza, con funzione ufficiale e sacrale, mentre a Ν si conservarano zone fittamente costruite della città vecchia, le quali furono o integrate nel tempio, perché immediatamente a ridosso di esso, oppure escluse dallo stesso con un muro tèmenos, in quanto distanti. L'intero quartiere è separato, rispetto alle terrazze inferiori settentrionali, da un muro rinforzato da bastioni, fornito di due porte alle estremità Νe S. Verso la fine del Nuovo Impero (strato 1a) in vasti quartieri della città bassa ebbe luogo un nuovo impianto senza regole, che invase pure gli spazi attorno al tempio, in precedenza non costruiti.
La regione della città alta, estesa oltre 1 km2, a S di Büyükkale e della città bassa, venne inclusa nella cerchia urbana di Kh. forse solo con Tutkhaliya IV (c.a 1250- 1220 a.C.). Sulla base dei risultati attuali degli scavi, si tratta di una città dedicata al culto e ai templi, dunque occupata in gran parte da santuari e dai complessi relativi. A difenderla sorse la fortificazione disposta in un ampio cerchio verso S, dapprima (strato 4) come semplice cerchia di mura, poi, dopo la distruzione e la ricostruzione (strato 3), rinforzata e raddoppiata da un antemurale. Le mura avevano cinque porte, delle quali le strutture decorate a rilievi della Porta del Re a E e di quella dei Leoni a O sono disposte simmetricamente al bastione della Porta delle Sfingi, che sovrasta tutto nel punto più alto della città. Queste tre porte trovarono un'utilizzazione particolare in connessione alla città-tempio, come accessi per le processioni con un percorso sacro che, lasciando la città alla Porta del Re, conduceva in alto oltre la cinta muraria, fino al bastione della Porta delle Sfingi, e proseguiva in salita verso quest'ultima, per sfociare poi nuovamente nell'area urbana. La direzione che seguiva la processione viene mostrata dall'ubicazione dei rilievi sulla parte interna della Porta del Re o su quella esterna della Porta dei Leoni. La sua meta era la Porta delle Sfingi, posta a mezza via e adorna di rilievi su ambo i lati.
La parte interna della città alta si divide in varî quartieri separati. Al centro se ne trova uno ampio, incentrato sul tempio e circondato tutt'intorno da una strada. Dei 25 edifici di culto qui attestati uno - il tempio 4 - è di età antica (strato 4), mentre gli altri - templi 6-26 - sorsero nel periodo seguente (strato 3). Gli edifici, pur nelle dimensioni che variano da 400 a 1500 m2, sono stati pianificati e costruiti in una prospettiva unitaria. Alcuni erano racchiusi da mura; altri, come i templi 4 e 26, erano connessi con gli edifici adiacenti. Prevale in genere una disposizione piuttosto ravvicinata, ma che comunque lascia inalterato il carattere di costruzione isolata dei diversi edifici. Alcuni templi avevano annessi dei vestiboli particolari. La caratteristica tipica di tutti i templi è il cortile interno col gruppo spaziale dell'àdyton, consistente in un vestibolo e una cella, che in edifici più tardi era solitamente munito di cantina. Gli elementi costruttivi caratteristici sono mura di blocchi irregolari, più raramente in pietra lavorata, per le fondamenta e lo zoccolo, nonché un'armatura in legno ben squadrata e lavorata e riempita con laterizi o pietre, per gli alzati. Anche la suppellettile del tempio è relativamente unitaria: accanto a vasi, idoli e materiale di culto comprende oggetti e stoviglie di uso quotidiano. In alcuni santuari (templi 7, 8, 15, 16, 26) si sono ritrovati piccoli archivi con raccolte di tavolette cuneiformi e cretule sigillate di età ittita più o meno antica. Alla conclusione dell'età imperiale (strato 2) nel quartiere dei templi - analogamente alla città bassa - prese l'avvio una nuova fase costruttiva, con abitazioni civili e botteghe, che s'impose in parte anche sul precedente tessuto urbano.
A E di questo quartiere si estende l'area del tempio 5, su un vasto pianoro presso la Porta del Re. Esso è composto dal santuario, che occupa quasi 3.000 m2 di superficie, e come il tempio 1 è fornito di due vani per il culto, una piccola costruzione nel cortile e un annesso simile a un palazzo. Con esso confina a Νe a E un témenos circondato da un muro che si estende fino alla Porta del Re. Esso ha quattro costruzioni, tre delle quali (case a-c), poste presso il limite N, formano degli edifici monolocali della stessa grandezza, che a giudicare dal loro inventario erano forse piccoli vani di culto. Essi potrebbero essere serviti al culto di re divinizzati, ossia dei predecessori di Tutkhaliya IV, data la presenza di un idolo nella casa a, cioè una figura a rilievo del grande re Tutkhaliya con l'attributo divino della corona cornigera.
Il quarto edificio si compone solamente di una grande piattaforma, forse destinata a cerimonie sacrificali; si erge a metà strada fra le cappelle e un accesso laterale del tempio 5, che univa il témenos direttamente all'interno del tempio, mentre l'accesso principale si trovava fuori del témenos. Esso segna con una lunga rampa antistante l'inizio della strada processionale che lasciava la città alta alla Porta del Re. A questa strada erano collegati anche i templi 2 e 3, siti a O del tempio 5 e al di sopra del quartiere centrale dei templi. Essi formano grandi complessi di culto isolati che, analogamente alla fortificazione della città, rivelano due fasi costruttive (strati 4 e 3), la più tarda delle quali documenta la ricostruzione dei fabbricati più antichi andati distrutti. Entrambi i templi si contraddistinguono per lo zoccolo in pietra lavorata di notevole qualità, ma soprattutto per un ricco arredo statuario in forma di leoni e sfingi che ornava lo zoccolo dei pilastri del portico dell'àdyton, presente anche nell'accesso principale e nei colonnati del cortile del tempio 2. I due templi disponevano anche di archivi, che contenevano raccolte di cretule con impronte di sigillo. Qui sono notevoli le riproduzioni dei sigilli reali, che però provengono soltanto dall'ultimo sovrano ittita, Šuppiluliuma II, e da un altro re, finora ignoto, di nome Kurunta: questi, forse un fratello dello spodestato Muršili III, dovrebbe aver avuto un breve interregno al tempo di Tutkhaliya IV. Una grande costruzione in rovina vicino alla Porta dei Leoni, che rappresenta chiaramente un altro grande santuario, il tempio 30, va considerata come pendant al tempio 5 presso la Porta del Re, visibilmente in disposizione simmetrica sulla cinta muraria. Come il tempio 2 e quello 3 anche tale complesso risale alla prima fase costruttiva (strato 4); in seguito venne, ugualmente distrutto ma non riedificato, bensì, analogamente al quartiere centrale, rimpiazzato da un'edilizia civile nell'ultimo periodo ittita (strato 2).
Dopo il tramonto della capitale ittita (c.a 1200 a.C.), che come a Büyükkale e documentato da un vasto strato di incendio sia nella città bassa sia in quella alta, la zona fu abbandonata per diversi secoli. Dall'età frigia antica (VIII sec. a.C.) la città bassa tornò a essere abitata su una superficie assai ridotta, con un modesto centro e relativa necropoli, mentre per la città alta ciò avvenne soltanto molto più tardi, nel periodo bizantino, dal VII all'XI sec. d.C., con fattorie sparse, una chiesa e un cimitero.
Bibl.: Notizie degli scavi: MDOG, XCI, 1953, p. 3 ss.; XCIII, 1959, p. 5 ss.; XCV, 1965, p. 6 ss.; XCVII, 1966, p. 10 ss.; CI, 1969, p. 5 ss.; CII, 1970, p. 5 ss.; TürkAD, XVII, 1968, 2, p. 151 ss.; XVIII, 1969, 2, p. 151 ss.; XIX, 1970, 1, p. 175 ss.; XX, 1973, 1, p. 199 ss.; XXII, 1975, 2, p. 93 ss.; XXV, 1980, 1, p. 221 ss.; AA, 1979, p. 137 ss.; 1980, p. 285 ss.; 1981, p. 363 ss.; 1982, p. 383 ss.; 1983, p. 427 ss.; 1984, p. 329 ss.; 1985, p. 323, ss.; 1986, p. 365 ss.; 1987, p. 381 ss.; 1989, p. 271 ss.; Kazi Sonuçlari Toplantisi, I-X, Ankara 1980-1988. - Brevi notizie in AnatSt e AJA.
Rapporti di scavo: K. Bittel (ed.), Boğazköy-Ḫattuša. Ergebnisse der Ausgrabungen (WVDOG), I-XIV, Berlino 1952-1987; Bogazkoy-Funde ans den Grabungen (AbhDOG), IV-VIj Berlino 1969-1984; P. Neve, Boğazköy -Hattusa. ErErgebnisse der Ausgrabungen in der Oberstadt, in Anatolica, XIV, 1987, pp. 41-71.
Monografie: Κ. Bittel, Guide to Boğazköy, Ankara s.d. [1969]; id., Hattusha, the Capital of the Hittites, New York 1970; A. C. Gunter, The Old Assyrian Colony Period Settlement at Boğazköy-Hattusa in Central Turkey: a Chronological Reassessment of the Archaeological Remains (diss.), Ann Arbor 1982; K. Bittel, Hattuscha. Hauptstadt der Hethiter, Colonia 1983; R. L. Alexander, The Sculpture and Sculptors of Yazilikaya, Newark 1986; P. Neve, Hattuscha-Information, Istanbul 1987; A. Müller-Karpe, Hethitische Töpferei der Oberstadt von Hattuša, Marburgo 1988.
Studi: P. Neve, Hoftürme in den Tempeln Hattuša's, in IstMitt, XVII, 1967, pp. 78-92; id., Eine hethitische Quellgrotte in Boğazköy, ibid., XIX-XX, 1969-1970, pp. 97-107; id., Regenkult-Anlagen in Bogazköy-Hattusa. Ein Deutungsversuch (IstMitt, Suppl. 5), Tubinga 1971; id., Der Grosse Tempel in Boğazköy-Hattuša, in Le Temple et le Culte, Istanbul 1975, pp. 73-79; id., Hattusa in nachhethitischer Zát, in Mansel'e armagan (TTKY, VII, 60α), Ankara 1974, p. 873 ss.; id., Die Kulträume in den hethitischen Tempeln Hattušas, in Festschrift Heinrich Ollen, Wiesbaden 1973, pp. 253-272; id., Eine hethitische HieroglyphenInschrift am Löwentor, in IstMitt, XXVI, 1976, pp. 9-11; id., Schalensteine und Schalenfelsen in Boğazköy-Hattusa, in IstMitt, XXVII-XXVIII, 1977-1978, pp. 61-72; id., Zur Entwicklung des hethitischen Wohnungsbaus in Boğazköy-Hattuscha, in Wohnungsbau im Altertum, III, 1978, pp. 47-61; id., Zur sogenannten hethitischen Brücke in Hattuscha-Boğazköy, in Anadolu, XXI, 1978-1980, pp. 67-70; Ν. Baydur, Der Audienzsaal in Boğazköy, in Palast und Hütte, Magonza 1982, pp. 187-205; K. Bittel, Quelques remarques archéologiques sur la topographie de Hattuša, in CRAI, 1983, pp. 435-509; P. Neve, Hattuscha, Haupt und Kultstadt der Hethiter, in Hethitica, VIII, 1987, pp. 297-318; id., Ein hethitisches Stierrelief aus Derbent bei Boğazköy, in Documentum Asiae Minoris Antiquae. Festschrift für H. Otten, Wiesbaden 1988, pp. 263-268; id., Eine hethitische Bronzesäge aus Hattusa- Boğazköy, in IstMitt, XXXIX, 1989, pp. 399-406.