KHARĀǴ
. Vocabolo arabo che, per trafila aramaica, risale probabilmente al greco χορηψία e che nel diritto musulmano indica l'imposta fondiaria annua sui terreni conquistati dai musulmani sugl'infedeli fuori d'Arabia. Dapprima, come gizyah (v.), designò qualunque specie di tributo imposto agl'infedeli; ma verso la metà del sec. II èg. (VIII d. C.) prevalse la sua limitazione all'imposta fondiaria, mentre gizyah divenne nome specifico del testatico o capitazione. Intorno alla stessa epoca o poco dopo fu risolta definitivamente, in senso affermativo, la questione prima incerta, se il kharāǵ quale imposta fondiaria dovesse continuare ad essere pagato quando la terra passasse in proprietà di un musulmano, ovvero il proprietario infedele si convertisse all'islamismo.
Esistono due tipi fondamentali di kharāǵ: il kharāg al-muqāsamah, che è proporzionale al prodotto agricolo del suolo, e variabile dal 10 al 25 o più per cento, secondo la natura del terreno, le spese per l'irrigazione ecc., e che si applicava alle terre divenute proprietà dello stato musulmano perché conquistate a viva forza; e il kharāg al-waẓīfah,. che è di carattere fisso e proporzionale alla superficie coltivata. La scuola ḥanafita, al contrario delle altre tre pure ortodosse, esclude che il musulmano proprietario o possessore di terre kharāǵ paghi contemporaneamente per queste il kharāǵ e la zakāh ossia decima canonica (v. islamismo, § 16); ma viceversa non esclude il cumulo dei due tipi di kharāǵ, come infatti avveniva prima del sec. XVIII in molte parti dell'impero ottomano.
Esiste inoltre il kharāǵ al-muqāṭa‛ah, ossia tributo annuo fisso pagato o da determinate comunità non musulmane in blocco oppure da provincie autonome in riconoscimento del loro stato di vassallaggio; di questa natura, p. es., era il tributo che l'Egitto pagò alla Turchia dal 1841 al 1914, chiamato kharāǵ, o anche gizyah, wīrkō (turco wergü).
Bibl.: D. Santillana, Istituzioni di diritto musulmano, I, Roma 1926, pp. 285-293; N. P. Aghnides, Mohammedan theories of finances, New York 1916, pp. 377-397; E. Pröbster, Privateigentum und Kollektivismus... im Maghrib, in Islamica, IV (1931), passim; L. Caetani, Annali dell'Islaām, V, Milano 1912, pp. 319-364; M. Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, II, Firenze 1858, pp. 17-29 (rifatte nella 2ª ed. in corso di stampa nel 1933, II, pp. 28-38).