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KERKYON

di E. Joly - Enciclopedia dell' Arte Antica (1961)
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KERKYON (Κερκυών)

E. Joly

Gigante figlio di Posidone o di Efesto (Hygin., 38, 158, 238) e di una figlia di Anfizione, fratellastro di Trittolemo (Paus., 1, 14, 2), padre di Alope. Per alcuni (Paus., 1, 5, 2 ed 1, 39, 3; Plutar., Teseo, 11, 20; Ovid., Met., 7, 439) fu padre di Lisimache; la Suda, s. v. Μουσαῖος, gli attribuisce la paternità di Ekphantos padre dell'eleusino Museo. Altre tradizioni lo dicono arcade e lo identificano con lo stesso Arkas.

Sicuro della sua forza K. obbligava tutti coloro che si imbattevano in lui a combatterlo e, dopo averli uccisi, li depredava. Infine trovò morte per mano di Teseo giovinetto che lo aveva incontrato mentre si recava ad Atene presso suo padre. Le imprese di K. erano, probabilmente, argomento delle Παλασταί di Pratina e di un dramma di Eschilo. Tra le rappresentazioni del mito di K. oltre ad una metopa del cosiddetto Theseion, ricordiamo un sarcofago che si trova a Villa Pamphili ed alcuni vasi a figure rosse.

Bibl.: W. Drexler, in Roscher, II, i, 1890-94, cc. 1173-4, s. v.; Latte, in Pauly-Wissowa, XI, i, Stoccarda 1922, cc. 314-5, s. v.; B. Sauer, Das sogenannte Theseion, Lipsia 1899, p. 166; S. Reinach, Répertoire des reliefs grecs et romains, p. 240, 2; E. Pfuhl, Malerei u. Zeichnung der Griechen, Monaco 1923, fig. 351 (anfora di Euthymides); fig. 367 (coppa di Kachrylion).

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