KEOS (v. vol. ii, pag. 479, s. v. Ceo)
L'isola, la più nord-occidentale delle Cicladi, è in una favorevole posizione, trovandosi vicino al continente e sulla principale rotta dall'Attica e dal Peloponneso verso l'Egeo. È più ricca di molte altre avendo relativamente numerose sorgenti di acqua e vallate con terra coltivabile. Nell'antichità fu ben popolata; tracce di antichi abitati sono abbondanti ovunque. L'esplorazione archeologica è stata limitata soprattutto a Karthaia nella zona sudorientale e ai luoghi preclassici di Kephala e di Haghia Irini in quella settentrionale, dove scavi sistematici sono stati condotti fin dal 1960 dall'Università di Cincinnati e dalla Scuola Americana di Atene.
Kephala. - Promontorio sulla costa settentrionale dell'isola, a circa 2 km dal grande porto, fu abitato da una popolazione di cultura tardo-neolitica, probabilmente intorno al 3000 a. C. Resti di abitazioni si sono trovati sulle ripide pendici del promontorio. Le costruzioni sembra che siano state piccole e strette, seguendo contorni naturali; i lati più bassi sono caduti e sono stati distrutti dall'erosione. I pavimenti erano costituiti da tagli nella roccia dove era necessario, riempiendo i vuoti con terra. C'erano banchine di pietra lungo alcune pareti. In un'area erano resti di focolari, frammenti di giare e una serie di fave carbonizzate per le quali un'analisi con C 14 ha indicato una datazione 3021 + 58 anni a. C. Una necropoli comprendente più di quaranta tombe è stata trovata sulle pendici più basse, vicino all'attaccatura del promontorio. Le tombe sono generalmente di forma ovale, con muri di pietra e lastre di copertura. Corpi di fanciulli erano talvolta sepolti in giare. Scarse le offerte: piccole tazze, vasi a forma di cucchiaione, con aperture laterali e grandi manici sopra, semplici coppe di marmo e figurine femminili di terracotta. Lame e schegge di ossidiana sono abbondanti ovunque sul luogo. Sono stati trovati parti di strumenti di rame e pezzi di crogioli e di scorie dimostranti che gli abitanti conoscevano la lavorazione del metallo.
Lame di ossidiana si sono riscontrate in molti altri luoghi dell'isola, ma la primitiva ceramica del tipo di Kephala non è finora nota altrove. Due vasi marmorei del tipo comune dell'Antico Cicladico, forse da una tomba, sono stati rinvenuti durante la costruzione di una strada vicino a Poieessa.
Haghia Irini (῾Αγία Εἰρήνη). - Un importante insediamento dell'Età del Bronzo occupò un promontorio alla estremità interna del grande porto, ben protetto dai venti e dalle tempeste. Era un centro del commercio marittimo fin dalla metà del III millennio attraverso il primo periodo miceneo, quando fu danneggiato da forti terremoti.
Negli strati inferiori sulla roccia la ceramica è in gran parte costituita di tipi continentali, includendo salsiere e bacili larghi e piatti con impressioni di sigilli sugli orli, tutti caratteristici dell'Antico Elladico II. Questa città sembra che non sia stata distrutta dal fuoco o da una improvvisa catastrofe del genere di quella che interessò molti luoghi dell'Argolide e dell'Attica né fu seguita da un insediamento paragonabile a quelli dell'Antico Elladico III (ad esempio Lerna IV). I successivi abitanti, che hanno lasciato una lunga serie di strati di costruzioni, erano di tipo Medio Elladico, usavano la ceramica minia grigia e a vernice opaca (Mattmalerei), con pochi vasi importati di Kamares (Medio Minoico II).
Il periodo di maggiore attività e prosperità cominciò negli ultimi anni dell'Età del Medio Bronzo. Furono costruite fortificazioni attraverso la penisola, proteggendola verso l'entroterra, e grandi abitazioni composte di molti ambienti e corridoi occuparono gran parte dell'area così racchiusa. Strette strade, alcune con fognature coperte, correvano tra gli isolati delle abitazioni. Le case avevono vani inferiori per magazzino, un piano principale al livello del terreno e talvolta un piano superiore. L'ingresso principale alla città dalla parte di terra era a NE, attraverso una larga porta con una grande soglia monolitica e poi attraverso un largo passaggio che portava ad un cortile. Torri rettangolari si ergevano ad intervalli lungo le mura. Non è chiaro come la città fosse difesa sul lato S, o fino a che punto si estendesse, poiché il livello del mare è oggi relativamente più alto che nell'antichità e il promontorio è stato eroso su ambedue i lati e alla testata.
Né le fortificazioni né le case furono costruite tutte in una volta; ci fu un graduale sviluppo con molte ricostruzioni, aggiunte e rifacimenti. Nei depositi associati più antichi sono vasi del Medio Minoico III e i contemporanei stili cicladici. L'ultimo strato che segna il periodo del grande terremoto, contiene pezzi importati del Tardo Minoico I B e del Tardo Elladico II A. Alcuni vani erano stuccati e decorati con pitture parietali: motivi lineari e astratti, scene con figure umane e di animali, facciate di edifici e paesaggi. Le industrie locali comprendevano la manifattura di articoli di argilla, tessili (come attestano le fuseruole e i pesi da telaio), vasi di pietra e strumenti di bronzo. Dischi di piombo del peso in frazioni e multipli di una unità fissa, leggermente superiore ai 65 grammi, erano presumibilmente usati nel commercio.
Il terremoto danneggiò tutte le costruzioni, distruggendone molte gravemente. Alcune furono ricostruite e rioccupate nel periodo contrassegnato dalla ceramica del Tardo Elladico III A. Una fontana sorgiva in un vano sotterraneo, accuratamente costruito, con una scala che discendeva fuori delle mura di fortificazione sul lato occidentale, può appartenere a questo periodo o può essere in origine un poco più antica. La prosperità della città sembra che abbia declinato dopo il disastro sismico, e ci sono poche tracce di occupazione nel periodo distinto dallo stile Miceneo III B.
Vicino alla porta principale era una lunga costruzione di circa m 6,50 per più di m 28, chiaramente di carattere religioso. La prima costruzione risale al periodo Medio Elladico ed è il più antico tempio finora conosciuto nella area egea. L'estremità sud-orientale è andata perduta per opera delle onde del mare. La pianta mostra tre divisioni principali: un vano esterno a SE, dove era l'ingresso; un vano centrale con corridoio e scala laterale; e due vani all'estremità più interna. I muri furono rifatti varie volte e alcune parti del complesso furono usate continuamente fino al periodo greco-romano. Dal VI sec. a. C. in poi uno dei vani interni ebbe un altare di Dioniso.
Oggetti votivi di bronzo, pietra e terracotta sono stati recuperati dai successivi strati di depositi nel tempio. Tra essi è molto impressionante la serie di statue femminili in terracotta, cadute probabilmente da un piano superiore al tempo del grande terremoto nel XV secolo. Sono frammentarie e molti pezzi andarono perduti nella antichità, ma è certo che erano più di una ventina. Il tipo è chiaro: una figura stante con le mani sui fianchi in una posizione probabilmente di danza, con un costume intiero e in molti casi, se non in tutti, con un corsetto a maniche corte che era aperto davanti lasciando nudo il petto alla moda minoica. Le statue variano da circa metà della grandezza naturale a quasi la piena grandezza, e tutte sono state eseguite localmente con la caratteristica argilla rozza bruno-rossastra, rinforzata durante la manifattura con supporti interni lignei che bruciarono durante la cottura. Le superfici erano originariamente rivestite di argilla fine ed alcune conservano tracce di rosso, di bianco e di ocra gialla.
Città greche. - Strabone (x, 5, 6; C 486) dice che dapprima c'era stata una tetrapoli, ma che al suo tempo soltanto due città erano abitate, Ioulis, che era stata assorbita da Koressia, e Karthaia, che aveva assorbito Poieessa. Sono noti i luoghi di tutte e quattro.
Ioulis (᾿Ιουλίς), nell'entroterra sulle pendici ripide del colle a S del grande porto, era la più importante. Il luogo è occupato dalla principale città moderna di Kea (Chora). Sono visibili antiche mura, sono stati trovati blocchi architettonici e sculture, ma non sono stati fatti scavi sistematici. A circa 1 km a NE della città esiste un imponente figura di leone, lunga m 9, scolpita ad alto rilievo in un masso rozzo, un'opera probabilmente dei primi del VI sec. a. C.
Koressos o Koressia (Κορησσός, Κορησσία, Coresius, ora Koressia) era ed è il principale porto marittimo. È situata all'estremità occidentale del porto, sotto un'altura rocciosa sulla quale si possono ancor oggi vedere antiche mura. Su un ripiano più elevato sono le fondazioni di un tempio. Un fine koùros del terzo venticinquennio del VI sec. a. C. è stato trovato nella città (Museo Naz. di Atene 3686; G. M. A. Richter, Kouroi, 2, n. 144).
Karthaia (Καρϑαία) era sulla costa sudorientale ai piedi delle profonde gole che scendono da N a NO. Il posto è oggi chiamato Poles (Πόλες). Fu esplorato da P. O. Bröndsted nel 1812 e in anni recenti dal Servizio Archeologico Greco. Vi sono resti di due templi di periodo classico (uno in eccellente stile del V sec. a. C.) e belle mura grandiose di difesa.
Poieessa (Ποιηεσσα, Ποίασσα, ora Pòires) era su un'altura accanto ad una ricca vallata e ad una piccola baia sulla costa occidentale. Il colle roccioso è coperto di resti visibili di antiche mura. Non è stato ancora scavato da archeologi. Strabone ricorda nell'area tra Koressia e Poieessa un tempio di Apollo Sminthèus ed uno di Atena Nedousìa, quest'ultimo si diceva costruito da Nestore nel suo viaggio da Troia verso la patria.
Bibl.: P. O. Bröndsted, Reisen und Untersuchungen in Griechenland, I, Parigi 1826; A. Miliarakis, ῾Υπομνήματα περιγραϕικὰ τῶν Κυκλάδων νήσων, Atene 1880, pp. 184-276; I. N. Psyllas, ῾Ιστορία τῆς νήσου Κέος, Atene 1920; G. Welter, in Arch. Anz., 1954, cc. 48-93; K. Scholes, The Cyclades in the Later Bronze Age: A Synopsis, in Brit. School Athens, LI, 1956, pp. 9-40; preliminari rapporti sugli scavi a Kephala e Haghia Irini, in Hesperia, XXXI, 1962, pp. 263-283; XXXIII, 1964, pp. 314-335; XXXV, 1966, pp. 363-376.