Ōe, Kenzaburō
Scrittore giapponese, nato a Ose (Shikoku), il 31 gennaio 1935. Considerato a lungo uno degli scrittori più scomodi, sia per il suo rifiuto di una prosa convenzionale sia per i ripetuti attacchi al sistema politico ed economico giapponese, Ō. ha ottenuto un riconoscimento a livello internazionale nel 1994, con l'assegnazione del premio Nobel per la letteratura. La ricchezza immaginativa, la polivalenza del linguaggio, il carattere sperimentale sono gli aspetti più significativi della sua opera, in cui è evidente una profonda assimilazione della cultura occidentale (da V. Turner, M. Bachtin, Ju. Lotman a W.B. Yeats, W. Blake, F. O'Connor e soprattutto M. Twain, esempio e stimolo fin dagli anni della giovinezza). D'altra parte, Ō. si presenta come una figura isolata, di difficile approccio, inquietante per il messaggio che propone, lontano dal grosso pubblico al quale non offre alcuna visione rassicurante o ottimistica della realtà: esattamente l'opposto dello scrittore omologato, autore di best seller e celebrato dai mass media che trova oggi in Giappone numerosi esempi.
Il cammino letterario di Ō., a partire dalle opere "di rara sgradevolezza" (Amitrano 1996) degli esordi, ha seguito alcuni percorsi che si sono via via arricchiti di valenze sempre nuove, pur mantenendosi fedeli al discorso iniziale. La necessità di affrontare uno dei temi più scottanti che "i tempi gli hanno consegnato", ossia gli esperimenti atomici e le armi nucleari, aveva già trovato spazio in alcuni brevi racconti, in un'enorme quantità di saggi e soprattutto nel famoso Hiroshima nōto (1965, Appunti su Hiroshima). Lo stesso argomento è stato ripreso in anni più recenti in un carteggio con lo scrittore tedesco G. Grass, Gestern, vor fünfzig Jahren (1995; trad. it. 1997), otto brevi lettere, quattro a testa, scritte tra il febbraio e il luglio 1995. Un secondo tema che ricorre quasi ossessivamente nelle opere di Ō. è legato alla sua esperienza di padre di un bambino cerebroleso: da Kojintekina taiken (1964; trad. it. Un'esperienza personale, 1996) a Warera no kyōki o ikinobiru michi o oshie yo (1969; trad. it. Insegnaci a superare la nostra pazzia, 1992) fino a Pinchi rannā chōsho (1976, Il verbale di un pinch runner), dove la figura del ragazzo ritardato mentale, innocente e indifeso, si fa espressione di una volontà cosmica tesa a salvare l'umanità dal pericolo di una distruzione incombente. Un terzo tema ricorrente, quello della marginalità, ovvero della "negazione culturale", trova espressione diretta nell'immagine del "villaggio nella valle" (tanima no mura), che tanta parte ha nell'universo poetico di Ō. come metafora di un mondo isolato e ostile al sistema ufficiale. Già presente in uno dei suoi primi racconti, Shiiku (1958; trad. it. L'animale da allevamento, 1992), il 'villaggio' riappare in Man'nen Gannen no futtobōru (1967; trad. it. Il grido silenzioso, 1987), e nel lungo romanzo M/T to mori no fushigi no monogatari (1986, M/T e il racconto delle meraviglie della foresta), dove il sogno nostalgico del villaggio nella natia isola di Shikoku è popolato da un gruppo di ribelli protetti dalle forze magiche della foresta, imperscrutabili come il segno M/T (M sta per matriarch e T per trickster).
Il lato nostalgico ha il sopravvento in Natsukashii toshi e no tegami (1987; trad. it. Gli anni della nostalgia, 1997), romanzo di straordinaria forza immaginativa, dove la citazione e l'evocazione di opere occidentali come la Divina Commedia o Huckleberry Finn assumono un peso rilevante: è la storia dell'educazione sentimentale di Kei, l'io narrante, a opera di Gii, lo sciamano eremita affascinante e crudele già incontrato in Il grido silenzioso. Nel 1995 Ō. ha completato un ciclo di tre romanzi con un sottotitolo comune, Moeagaru midori no ki (Verde albero in fiamme), ispirato a W.B. Yeats: Sukuinushi ga nagurareru made (1993, Quando il Salvatore sarà percosso), Yureugoku-Vacillation (1994, Vacillare-Vacillation), Ōinaru hi ni (1995, Nel sole immenso).
bibliografia
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