Loach, Ken (propr. Kenneth)
Regista cinematografico e televisivo inglese, nato a Nuneaton (Warwickshire) il 17 giugno 1936. Esordì negli anni Sessanta in televisione e si affermò subito per l'impatto sociale e politico del suo lavoro. Da quel momento, con alti e bassi determinati dall'instabilità e dalle crisi cicliche dell'industria cinematografica britannica, si è distinto come uno dei registi europei politicamente più impegnati. Il suo stile è essenziale, talvolta cronachistico, capace di alternare momenti di forte impatto emotivo a pause di robusto umorismo; i suoi soggetti privilegiano gli ambienti operai, i casi di disadattamento sociale o giovanile, i problemi dell'immigrazione e dell'emarginazione. Sempre notevoli sono le prove di recitazione che riesce a trarre da attori poco noti, spesso attivi in compagnie teatrali stabili ma che, nei suoi film, paiono 'presi dalla strada'. Il naturalismo è la sua forza, per le vivide emozioni che riesce a suscitare intorno a immagini e storie quotidiane e prive di glamour, ma talvolta è anche il suo limite, per il semplicismo che inficia alcuni dei suoi film. Nonostante i numerosi premi ottenuti nei festival internazionali, il regista, unanimemente ritenuto in Europa il portabandiera del cinema di impegno civile, resta in Gran Bretagna un autore scomodo, afflitto da una costante difficoltà a trovare finanziamenti. Ha ottenuto per due volte il premio della giuria al Festival di Cannes rispettivamente con Hidden agenda (1990; L'agenda nascosta) e con Raining stones (1993; Piovono pietre) e nel 1994 ha ricevuto un Leone d'oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia.
Nato in una famiglia operaia (suo padre era elettricista in una fabbrica di pezzi di ricambio per automobili), seguì gli studi giuridici al St. Peter's College di Oxford, dove cominciò a interessarsi di teatro, abbandonando poi la carriera legale per dedicarsi alla recitazione e alla regia: dal 1961 diresse infatti il Northampton Repertory Theatre di Birmingham. Nel 1963 venne assunto come regista al secondo canale della BBC. Dopo aver diretto nel 1964 tre episodi della popolare serie poliziesca Z cars, tra il 1965 e il 1969 collaborò alla serie settimanale The Wednesday play, uno dei programmi più famosi della storia della televisione inglese: per essa L. realizzò dieci docudramas, incentrati su problemi scottanti e girati nei luoghi reali, con tempi e budget ridotti, spesso con attori non professionisti. Nel 1965 ottenne il premio della British Television Guild come miglior regista dell'anno per i primi sei episodi della serie (prodotti da James MacTaggart), tra i quali Up the junction, tratto dal romanzo di Nell Dunn, su tre adolescenti della working class. Tra quelli successivi spicca Cathy come home (1966), incentrato su una famiglia provata dalla disoccupazione e dalla mancanza di alloggi, con il quale ebbe inizio la collaborazione di L. con il produttore Tony Garnett, che condivideva le sue idee: far uscire la televisione dagli studi, girare negli ambienti naturali e affrontare temi di attualità. Il film generò un'ondata di indignazione tra gli spettatori, un'interpellanza parlamentare, il varo di una legge sui problemi dei senzatetto, e impose L. e Garnett come combattivi autori sociali. Successivamente L. realizzò il suo primo film per il cinema, Poor cow (1967), da un altro romanzo della Dunn, che riprende in parte i temi e le ambientazioni di Cathy come home, rielaborandoli nel contesto delle disavventure sentimentali di una giovane sottoproletaria londinese. Ma fu con Kes (1969) che L. rivelò il lato poetico della sua vena d'autore: storia di un povero ragazzo dello Yorkshire e del suo affetto per un falco che è riuscito ad addestrare, Kes fonde l'indignazione con la commozione e resta uno dei suoi film più toccanti; segnò anche l'inizio della collaborazione di L. con il direttore della fotografia Chris Menges, durata fino al 1986. Fu in tale occasione che L. e Garnett fondarono la Kestrel Films, il cui nome derivava dal titolo del romanzo di Barry Hines su cui il film era basato, A kestrel for a knave, e che avrebbe prodotto tutti i film di L. fino al 1981. In patria Kes venne considerato troppo deprimente e stentò a trovare una distribuzione, anche se poi raccolse un buon successo. Un successo ancora maggiore arrise a Family life (1971), tratto dal dramma In two minds di D. Mercer, da L. già diretto nel 1967 per The Wednesday play: ispirato alle teorie dell'antipsichiatria di R.D. Laing, racconta la storia di una ragazza schizofrenica curata con l'elettroshock tra la brutale indifferenza dei suoi familiari piccolo-borghesi. La decisa presa di posizione di L. sull'argomento e il suo stile secco ebbero un forte impatto.Ma il periodo del realismo post Free Cinema era ormai terminato e L., tornato a lavorare per la televisione, realizzò una serie di drammi nei quali la descrizione della vita quotidiana degli operai si intreccia strettamente al racconto delle loro lotte, passate e presenti. Tra questi, un vasto affresco in quattro parti, Days of hope (1975), storia dei conflitti sociali in Inghilterra dal 1916 allo sciopero generale del 1926. Di taglio decisamente più intimista risultò invece The gamekeeper (1980), sorta di seguito di Kes e come questo tratto da un romanzo di Hines, che segnò l'inizio della collaborazione di L. con le reti private ATV Network e Channel Four.
L. ritornò a lavorare per il cinema nel 1979 con Black Jack, il suo primo film in costume, e poi con Looks and smiles (1981; Uno sguardo, un sorriso), film minori che sembrano testimoniare una certa perdita di vitalità del regista, così come i successivi Fatherland (1986), su un cantautore tedesco-orientale che fugge all'Ovest e rimane deluso da ciò che trova, e Hidden agenda, un thriller un po' confuso sulle responsabilità dei politici inglesi nel conflitto nordirlandese.Poi, improvvisa, è avvenuta la rinascita artistica di L. che ha iniziato la collaborazione con il direttore della fotografia Barry Ackroyd e ha realizzato in successione Riff-raff (1991; Riff-raff ‒ Meglio perderli che trovarli), Raining stones e Ladybird ladybird (1994), che lo hanno riportato all'attenzione internazionale. Per quest'ultimo, in particolare, la protagonista, la cabarettista Crissy Rock, ha ottenuto il premio per la migliore attrice al Festival di Berlino. Ambientate rispettivamente tra gli operai in un cantiere edile della periferia di Londra, nella famiglia di un operaio disoccupato di Manchester, tra i sottoproletari londinesi, sono tre storie in cui si fondono disillusione ed energia, tragedie, ironie e capacità di resistenza quotidiane e con le quali L. lancia un atto d'accusa fremente nei confronti della politica economica e sociale del primo ministro di allora, M. Thatcher, e al contempo con estrema sensibilità cogliendo l'umanità straziata dei suoi personaggi.Nel 1995, con Land and freedom (Terra e libertà), ambientato nel 1936 durante la guerra di Spagna e incentrato sulla contrapposizione tra il partito comunista spagnolo e gli esponenti del POUM (Partit Obrer d'Unificació Marxista), L. ha delineato il suo pamphlet politico più impegnativo: il film ha diviso pubblico e critica, ed è stato considerato da molti troppo didascalico, ma la sua forza emotiva e la sua coerenza storica sono innegabili. Con Carla's song (1996; La canzone di Carla) e con Bread and roses (2000), L. si è spostato dal vecchio al nuovo continente, però con esiti insoddisfacenti: la parte ambientata in Nicaragua di Carla's song e la Los Angeles di Bread and roses oscillano infatti tra retorica e manierismo, e fanno decisamente rimpiangere la vitalità e l'ironia dell'episodio scozzese di Poor cow. Più affini invece al temperamento e allo stile dell'autore altri film in cui egli ha ritrovato quegli accenti di verità e libertà che ne hanno reso inconfondibile l'opera: My name is Joe (1998), robusto melodramma di impianto sociale, The navigators (2001; Paul, Mick e gli altri), incentrato sui traumi collettivi e individuali causati dalla privatizzazione delle ferrovie inglesi, e nel 2002 Sweet sixteen (2002), storia di un ragazzo del proletariato, che riecheggia Kes. Sempre nello stesso anno ha collaborato con l'episodio United Kingdom al film collettivo 11' 09" 01 ‒ September 11 (11 settembre 2001).In Francia gli è stato dedicato il documentario televisivo Citizen Ken Loach (1996) diretto da Karim Dridi.
J. Hacker, D. Price, Take ten: contemporary British film directors, Oxford-New York 1991, pp. 271-309.
Ken Loach, a cura di S. Fedeli, Firenze 1992.
L. De Giusti, Ken Loach, Milano 996.
Agent of challenge and defiance: the films of Ken Loach, ed. G. McKnight, Trowbridge 1997.
Loach on Loach, ed. G. Fuller, London 1998 (trad. it. Milano 2000).
J. Leigh, The cinema of Ken Loach: art in the service of the people, London 2002.
F. Rousselet, Ken Loach, un rebelle, Paris 2002.