KEMÈNY, Zsigmond (Sigismondo), barone
Uomo di stato e romanziere ungherese, nato ad Alvinc nel giugno del 1814, morto il 22 dicembre 1875 a Pusztakamarás. Terminati gli studî nel collegio di Nagyenyed, entrò al servizio del governatorato transilvano, poi passò alcun tempo a Vienna. Nel 1841 divenne collaboratore dell'Erdélyi Hiradó (Messaggero transilvano) di Kolozsvár (ora in Romania: Cluj), ma il redattore del giornale d'opposizione fu obbligato dal governo a cercare un altro collaboratore. Nel 1843 pubblicò l'opuscolo Korteskedés eśellenszerei (La campagna elettorale tumultuosa e i suoi rimedî) che gli procurò l'elezione a membro dell'Accademia delle scienze ungherese. Quattro anni appresso entrò nella redazione del giornale Pesti Hirlap (Giornale di Pest) e nell'anno della rivoluzione (1848) venne eletto deputato. Per la sua adesione al governo rivoluzionario, dovette comparire davanti alla corte marziale, ma fu graziato e fin da quel tempo dedicò la sua attività politica a rafforzare la coscienza nazionale ungherese, preparando nello stesso tempo il compromesso con la dinastia. Nel 1855 divenne redattore del giornale Pesti Napló (Diario di Pest) e nel 1865 venne rieletto deputato.
Il primo lavoro stampato di K. fu una dissertazione intitolata A mohácsi veszedelem okairól (Sulle cause della catastrofe di Mohács, 1838). Dopo avere scritto alcuni frammenti di romanzi, pubblicò nel 1847 il grandioso romanzo storico Gulai Pal (Paolo Gy.), in cui racconta un episodio fosco della storia transilvana della fine del Cinquecento, sulla base di profondi studî storici. Seguirono parecchi romanzi sociali: Férj és nö (Marito e moglie, 1852), ricco di penetranti analisi psicologiche, Ködképek a kedély láthatáran (Ombre sull'orizzonte dell'animo, 1853), A sziv örvényei (I vortici del cuore, 1851) e altri ancora. Nella seconda metà del sesto decennio tornò ai romanzi storici, creando una serie di opere di grande valore: Az özvegy és leánya (La vedova e la sua figlia, 1855-57), con riuscita pittura dei caratteri e dell'ambiente della Transilvania seicentesca; Rajongók (Estatici, 1858), che tratta della tragedia di una setta religiosa nella stessa epoca. Il romanzo Zord idâ (Tempo cupo, 1862), che ha per sfondo l'occupazione di Buda da parte dei Turchi.
K. è il massimo, ma non il più popolare, romanziere ungherese. Nei suoi romanzi, l'azione, sempre immersa nell'ambiente storico, di cui il K. è felice rievocatore, procede motivata da premesse psicologiche, e, infatti, riesce soprattutto nell'analisi dei caratteri e delle passioni umane. Ma spesso la logica soverchia la fantasia e lo stile ne risulta talvolta pesante.
K. è inoltre un rappresentante eminente della letteratura politica. Il suo opuscolo A forradalom után (Dopo la rivoluzione, 1850), rende responsabile Luigi Kossuth della catastrofe nazionale del 1849, mentre l'opuscolo Még egyszó a forradalom után (Ancora una parola dopo la rivoluzione, 1851), assegna nuovi compiti alla nazione magiara. Altre sue dissertazioni politiche ed estetiche sui due Niccolò Wesselényi, sullo statista conte Stefano Széchenyi, sul poeta Michele Vörösmarty, ecc., appartengono ai migliori prodotti della letteratura ungherese.
Ediz.: Opere complete a cura di P. Gyulaṙ, Budapest 1896; Opere postume a cura di F. Papp, Budapest 1914.
Bibl.: K. Szász, Kemény Zsigmond emlékezete (La memoria di S. K.), nell'annuario della Società Kisfaludy, Budapest 1877; P. Gyulai, Emlékbeszéd Kemény Zsigmund fölött (Discorso commemorativo su S. K.), Budapest 1890; Fr. Papp, Báró Kemény Zsigmond (S. K.), Budapest 1922-23; E. Császár, A magyar regény története (La storia del romanzo ungh.), Budapest 1922; E. Szinnyei, Novella- és regényirodalmunk az abszolutizmus korónak elején (La nostra lett. narrativa all'inizio dell'epoca dell'assolutismo), Budapest 1929.