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KINOSHITA, Keisuke

di Dario Tomasi - Enciclopedia del Cinema (2003)
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Kinoshita, Keisuke

Dario Tomasi

Regista e sceneggiatore cinematografico giapponese, nato a Hamamatsu il 5 dicembre 1912 e morto a Tokyo il 30 dicembre 1998. Appartenente alla generazione degli umanisti del secondo dopoguerra, K. si affermò inizialmente grazie ad alcune graffianti commedie, per poi passare alla realizzazione di melodrammi sentimentali, a volte molto attenti alla dimensione sociale, che gli diedero in patria un enorme successo di pubblico ma che non riuscirono a conquistare una dimensione internazionale, come accadde, per es., per i film di Kurosawa Akira o Mizoguchi Kenji. Tipico regista della Schōchiku, la casa di produzione che più di altre si specializzò nei film incentrati sulla gente comune e la vita di tutti i giorni, K. fu anche molto attento all'aspetto espressivo dei suoi film, segnalandosi in più di una circostanza per il carattere innovativo della sua tecnica. Nonostante ciò, il sentimentalismo che caratterizzava la sua opera ne fece uno dei bersagli preferiti della generazione di Ōshima Nagisa e del nuovo cinema degli anni Sessanta. Nel 1999, Nijūshi no hitomi (1954, Ventiquattro pupille) è stato scelto dai critici del suo Paese come uno dei dieci migliori film giapponesi di tutti i tempi.Appassionato di cinema sin dall'adolescenza, K., dopo aver frequentato un istituto di ingegneria, seguì i corsi della Scuola di fotografia orientale. Nel 1933 entrò negli studi della Schōchiku, prima come assistente di laboratorio, poi alla fotografia, infine alla regia. In tali vesti lavorò per registi di primo piano come Shimazu Yasujirō e Yoshimura Kozaburō. Nel 1943 diresse il suo primo film, Hana saku minato (Il porto in fiore), una divertente commedia sul contrasto tra città e campagna. Fu proprio nell'ambito di tale genere che K. ottenne i primi successi, in particolare con Karumen kokyō ni kaeru (1951, Carmen torna a casa), sul ritorno di una spogliarellista nel suo paese natale. Il film, interpretato da Takamine Hideko, il cui volto dai tratti morbidi e delicati avrebbe contrassegnato gran parte dell'opera del regista, è il primo interamente a colori della storia del cinema giapponese. Nonostante il successo, K. abbandonò la commedia per passare al cinema drammatico, genere già frequentato in passato ‒ per es. in Ōsone ke no asa (1946, Il mattino della famiglia Ōsone) ‒ e attraverso cui avrebbe costruito la sua carriera. Nacquero così i suoi film maggiori: Nihon no higeki (1953, Una tragedia giapponese), sulle sofferenze di una madre abbandonata dal figlio sullo sfondo della drammatica realtà del Giappone del dopoguerra; Nijūshi no hitomi, in cui si narrano le vicissitudini di un insegnante che negli anni della guerra si confronta quotidianamente con i suoi giovani allievi; Onna no sono (1954, Il giardino delle donne), sulla ribellione di alcune studentesse di un collegio femminile; Nogiku no gotoki kimi nariki (1955, Eri come un crisantemo selvatico), in cui i due protagonisti rievocano la loro drammatica storia d'amore adolescenziale; Yorokobi mo kanashimi mo ikutoshitsuki (1957, Il tempo della gioia, il tempo della tristezza), sulla vita di un guardiano di faro e di sua moglie, continuamente trasferiti da un luogo solitario a un altro. K. si cimentò anche in altri generi cinematografici come il dramma storico (jidaigeki), con Fuefukigawa (1960, Il fiume Fuefuki), e il film di fantasmi, con Shinsaku Yotsuya kaidan (1949, I nuovi racconti fantastici di Yotsuya). Il sentimentalismo del cinema di K. non trovò più grande spazio nei decenni successivi, e il regista, pur continuando a realizzare film per il cinema, lavorò soprattutto per la televisione. Del 1986 è Shin yorokobi mo kanashimi mo ikutoshitsuki (Nuovi tempi di gioia e di tristezza), remake del suo celebre film del 1957. L'opera di K. va ricordata anche per alcune originali soluzioni tecniche ed espressive come l'utilizzo di materiali documentari in Nihon no higeki, i mascherini ovali di Nogiku no gotoki kimi nariki, i viraggi differenti per ogni scena di Fuefukigawa e, soprattutto, il ricorso agli stilemi del teatro kabuki in Narayama bushikō (1958, La ballata di Narayama).

Bibliografia

J. Mellen, Voices from Japanese cinema, New York 1975, passim.

J. Mellen, The waves from Genji's door, New York 1976, pp. 169-75, 219-22.

A. Bock, Japanese film directors, New York-Tokyo 1978, pp. 189-216.

Schermi giapponesi. La finzione e il sentimento, a cura di M. Müller, Venezia 1984, pp. 29-58.

R. Konig, M. Lewinsky, Keisuke Kinoshita: entretien, études, filmographie, iconographie, Locarno 1986.

M.R. Novielli, Storia del cinema giapponese, Venezia 2001, pp. 118-19, 190-93.

Vedi anche
Kon Ichikawa Ichikawa ‹ičikaua›, Kon. - Regista cinematografico giapponese (Uji Yamada, Mie, 1915 - Tokyo 2008). Dopo aver esordito nel cinema di animazione, si specializzò nella commedia brillante (Pū-san, Il signor Pū, 1953; Okumanchōja, Un miliardario, 1954) e nelle riduzioni di testi letterarî (Enjō, Conflagrazione, ... Akira Kurosawa Kurosawa ‹kurosaua›, Akira. - Regista cinematografico giapponese (Tokyo 1910 - Setagaya, Tokyo, 1998). Dopo studî di pittura, nel 1936 cominciò a lavorare nell'industria cinematografica, dedicandosi alla regia dal 1943. Si affermò a livello internazionale dopo la presentazione di Rashōmon (1950), potente ... Masaki Kobayashi Regista cinematografico giapponese (Ōtaru, Hokkaido, 1916 - Tokyo 1996). Dopo essere stato aiuto-regista di K. Kinoshita e aver diretto Musuku no seishun ("La giovinezza del figlio", 1952), si affermò con una serie di film, in cui motivi antimilitaristi e di critica sociale si esprimono in forme epiche ... Naruse, Mikio Naruse ‹naruse›, Mikio. - Regista cinematografico giapponese (Tokyo 1905 - ivi 1969). Esordì nella regia nel 1929 rivelando particolare sensibilità per i problemi della vita quotidiana e della famiglia. Tra i suoi film migliori: Kimi to Wakarete ("Dopo la nostra separazione", 1932); Okasan ("La madre", ...
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    Regista cinematografico giapponese (Hamamatsu 1912 - Tokyo 1998). Esordì nel 1943 con Hana saku minato ("Il porto in fiore"). Diresse poi film di vario genere, dalla leggenda al folclore al racconto neorealista e contemporaneo, tra i quali: Waga koi seshi otome ("La mia fanciulla amata", 1946); Karumen ...
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