Vedi KAUNOS dell'anno: 1961 - 1995
KAUNOS (v. vol. iv, p. 332)
Un tempo città costiera, K. si trova oggi a c.a 4 km di distanza dal mare. Probabilmente le zone pianeggianti intorno all'acropoli erano un tempo sommerse dal mare e la città era dotata di due porti. Uno era situato a N, e oggi è completamente impantanato; l'altro è invece da identificare con il lago Sülüklü Göl, ai piedi dell'acropoli, sul lato SO. Quest'ultimo, come tramanda Strabone (XIV, 551), poteva essere chiuso mediante una catena.
Secondo Erodoto (1, 171), K. dovrebbe essere considerata la capitale del distretto che portava il suo stesso nome, comprendente diverse città e villaggi, paragonabile, al tempo delle guerre persiane, alla Caria e alla Licia. Le tombe rupestri del tipo a tempietto, caratteristica di K., sono probabilmente da considerare la conferma archeologica delle affermazioni erodotee anche se sono databili, in base alla ceramica attica rinvenuta, nel IV sec. a.C. Tali sepolture sono attestate nell'area che si estende a S di Krya, sulla sponda NO del golfo di Fethiye (Telmessos), a Idyma, sul golfo di Gökova, con la sola eccezione di Kyaneai in Licia. E quindi ipotizzabile che esse costituiscano la testimonianza dell'esistenza di un gruppo etnico differente dai Carii e dai Liei, cui lo stesso Erodoto (1, 172) allude. Nonostante i Cauni si ritenessero provenienti da Creta, lo storico greco li considerava indigeni (ibid.). Va aggiunto che le iscrizioni carie provenienti dal distretto caunio - da Krya e da K. - sembrano diverse da quelle rinvenute in altre zone della Caria.
A partire dal 1966, a K. hanno preso avvio le indagini di scavo dell'Università di Ankara. A N del già menzionato porto chiuso (Sülüklü Göl), è stata completamente riportata alla luce una stoà dell'agorà che fronteggiava il porto. Si tratta di una costruzione dorica (lunga 94 m, larga 6,30 m) a una navata e, probabilmente, a un piano. Le sue dimensioni e il trattamento della parete esterna posteriore, lavorata a bugnato, permettono un confronto con le più grandi e famose stoài di epoca ellenistica, sebbene essa sia alquanto più antica. Tramite una porta sulla parete di fondo della stoà si accede al Santuario di Afrodite Èuplia con il pavimento rivestito di lastre di marmo. Al centro della parete di fondo della sala si è rinvenuta una base quadrangolare, anch'essa rivestita di lastre di marmo, su cui poggiava un altare circolare (alto 1,10 m), decorato a rilievo con figure di divinità maschili e femminili, tra cui sono riconoscibili Afrodite con Eros in braccio e Posidone armato di tridente. L'altare può essere datato al II sec. a.C., se non a epoca più antica.
Nel corso degli scavi sono state rinvenute più di cinquanta nuove iscrizioni - tra le quali una in lingua caria o, piuttosto, caunia - e nell'area intorno alla stoà dell'agorà nei pressi del porto molte basi di forma semicircolare, pertinenti a statue o a gruppi statuari. Di particolare importanza sono le basi relative alle statue di Mausolo e di suo padre Ecatomno e la «Legge sui Dazi», iscritta sul muro meridionale del Ninfeo, nell'angolo orientale dell'agorà. Questo interessante edificio è denominato «fontana di Vespasiano» per via di un'iscrizione rinvenuta dinanzi a esso. Si tratta di una costruzione in antis di ordine dorico che, sulla base delle offerte votive ivi rinvenute, può essere datata alla fine del IV sec. a.C. In seguito fu ampliata, probabilmente nel I sec. d.C., epoca alla quale risale l'iscrizione della «Legge sui Dazi». L'edificio è stato completamente restaurato nel 1969.
Nelle iscrizioni da K. sono menzionate numerose divinità e i templi a esse dedicati nella città. Uno di questi è stato scavato su una terrazza dietro la stoà; è un tempio in antis di ordine dorico, costruito in calcare e parzialmente in marmo, davanti al quale si apre una terrazza artificiale circondata da portici. Presso il lato SE della terrazza si trova un edificio a pianta circolare, costituito da due anelli concentrici che formano 3/4 di cerchio: l'anello centrale consiste in un muro rivestito da intonaco con la superficie scandita da colonne non scanalate; il livello di pavimentazione è più profondo di $0 cm. L'anello esterno è uno stretto stilobate di marmo bianco con slanciate colonne scanalate; sul retro è un'esedra alla quale si accede tramite tre gradini, mentre nel mezzo si trova una lastra circolare di copertura in marmo color porpora. La funzione dell'edificio non è stata chiarita; una simile costruzione a pianta circolare si trova presso l'angolo orientale del témenos di Zeus Agoràios a Thasos, risalente al III o al II sec. a.C.
Un frammento di rocchio di colonna riportato alla luce nell'angolo O della terrazza del tempio recava l'iscrizione dios soteros, che testimonia la dedica a Zeus del tempio sulla terrazza di Kaunos. In base ai frammenti ceramici rinvenuti nella trincea scavata nell'area antistante il tempio, si può concludere che la prima fase, sia del tempio che dell'edificio circolare, è da far risalire alla tarda epoca ellenistica, anche se entrambi furono restaurati in epoca romana. Tutti gli elementi architettonici in calcare furono rivestiti in stucco policromo.
L'esistenza di un tempio classico nelle vicinanze è provata con sicurezza dal rinvenimento di un ortostato marmoreo sulla superficie della terrazza, nella zona antistante l'area scavata.
I più antichi frammenti ceramici rinvenuti nelle trincee di scavo sono di tradizione protogeometrica e potrebbero risalire al IX sec. a.C. Tra i reperti, si deve menzionare anche un frammento di kotyle protocorinzia.
Sul lato SE, in prossimità del tempio, è stata riportata alla luce una chiesa a tre navate; nell'area circostante l'edificio sono state inoltre scoperte numerose sepolture.
Un'altra importante costruzione messa in luce dagli scavi della spedizione turca è un monòpteros situato presso il lato orientale del porto, ai piedi del Kûçûkkale (versante N). L'edificio poggia su una piattaforma quadrangolare (7,72 x 7,85 m), con gradini sui quattro lati. Si tratta di un monòpteros ionico ottastilo con soffitto in marmo elegantemente ornato, con un meandro e una rosetta al centro e tetto marmoreo conico con decorazione a foglie lanceolate. Nel corso degli scavi sono state rinvenute alcune sculture: due figure femminili giovanili e un'erma lungo il lato settentrionale dell'edificio; una statua femminile sul lato meridionale. Alla medesima struttura appartiene, molto probabilmente, anche una scultura raffigurante un leone, ritrovata nella stessa area in un'epoca precedente l'inizio delle attività di scavo a K., e attualmente visibile nei giardini pubblici di Köyceğiz. La decorazione scultorea e lo stesso edificio mostrano alcune peculiarità stilistiche attribuibili al IV sec. a.C.; ma sembra preferibile ipotizzare una datazione in una fase classicistica, nel I sec. a.C.
Nelle vicinanze, sui pendii settentrionali del Kûçûkkale, è stato scavato un bòthros che ha restituito numerose lucerne in terracotta e figurine votive databili tra l'epoca arcaica e il III sec. a.C., probabilmente pertinente a un tempio situato sulla vetta del Kûçûkkale.
Il teatro di K. rappresenta uno dei monumenti meglio conservati, insieme al vasto impianto termale romano, nella parte NO della città. Da un'iscrizione rinvenuta nel corso degli scavi sappiamo che entrambi esistevano già prima del 165 d.C. Il teatro, di dimensioni contenute, è di tipo prevalentemente greco, pur presentando talune caratteristiche strutturali romane. Al centro della grande palestra e delle terme poste a SE, è una chiesa a tre navate, absidata, probabilmente risalente alla fine del V sec. d.C.
L'acropoli di K. si trova su un'alta e ripida collina a E della città. Gran parte della cinta muraria e dei resti di abitazioni visibili su di essa sono di epoca medievale o addirittura più tarda. Le mura ciclopiche, databili verosimilmente in età arcaica, si estendono lungo il pendio SO dell'acropoli fino al Kûçûkkale dove raggiungono in alcuni punti lo spessore di 3,40 m. Le mura in opera isodoma, che cingono la città a NO e a N, sono conservate, in alcune parti, per un'altezza di 7-8 m; in questi tratti anche le porte della città sono in buono stato. Simili a quelle di Mileto, Eraclea al Latmos e Priene, e come queste probabilmente databili al IV sec. a.C., le mura di NO sono tra le più estese e meglio conservate fortificazioni classiche dell'Anatolia. La parte meridionale della cinta, databile al III sec. a.C., è costruita in opera poligonale, con pietre sagomate a trapezio, similmente a quanto si osserva nelle mura di Xanthos.
Bibl.: Relazioni preliminari di scavo in: AnatSt, XXI, 1971 e ss.; AJA, LXXVI, 1972 e ss.; ARepLondon, 25, 1978-79, p. 83; Symposium, IV, 1982, p. 247 ss.; V, 1983, p. 239 s. - In generale: P. Roos, The Rock-Tombs of Caunus, I. The Architecture (Studies in Mediterranean Archaeology, XXXIV, 1), Göteborg 1972; id., The Rock-Tombs of Caunus, II. The Finds, Göteborg 1974; L. Robert, Documents d'Asie Mineure, 53. A Caunos avec Quintus de Smyrne, in BCH, CVIII, 1984, p. 499 ss.; P. Roos, Survey of Rock-Cut Chamber-Tombs in Caria. I, South-Eastern Caria and the Lyco-Carian Borderland (Studies in Mediterranean Archaeology, LXXII), Göteborg 1985.