CLAUSEWITZ, Karl von
Generale e scrittore prussiano, di famiglia oriunda della Polonia, nato a Burg il 1° giugno 1780. Prese parte, da ragazzo, alle campagne sul Reno contro la Francia rivoluzionaria. Nel 1801 entrò all'Accademia militare di Berlino, dove si segnalò in particolar modo, così da essere destinato due anni dopo alla carica di aiutante di campo del principe Augusto dPrussia, al quale inspirò, dopo la disgraziata campagna del 1806, "la memoria sulla riorganizzazione dell'esercito prussiano". Prediletto dallo Scharnhorst fu chiamato a dirigere un dipartimento del ministero della guerra e poi nominato professore alla scuola di guerra e istruttore del principe ereditario (1810). Durante l'invasione della Russia da parte di Napoleone, il C. servì nell'esercito dello zar Alessandro, col quale rimase fino al 1814. Rientrato nell'esercito prussiano, ebbe nel 1818 la direzione della scuola di guerra e nel 1830 la carica d'ispettore generale dell'artiglieria. Morì a Breslavia il 16 novembre 1831.
Più che per la sua distinta carriera militare, il C. è noto come scrittore di grande acume. Egli ha dato potente impulso alla concezione moderna dell'arte della guerra, considerata come intimamente connessa con la politica, con la sociologia e la psicologia. Secondo Nicola Marselli, "C. ha svelato alla Germania il segreto della guerra napoleonica". Questa è l'opinione della maggioranza dei trattatisti specie tedeschi. Altri osservano che, se è vero che in Francia l'arte decadde durante il sec. XIX per mancanza di chi tenesse vivi nella loro essenza gl'insegnamenti di Napoleone, neppure il C. aveva pienamente interpretato il valore offensivo dell'azione napoleonica, la strategia del C. non essendo immune da timidezze difensive. Si deve, però, notare che il C. non fu in possesso di tutti gli elementi di valutazione dell'opera napoleonica; e che la corrispondenza di Napoleone fu pubblicata molto dopo la morte del C.
Il C. dichiara che le sue constatazioni non vogliono costituire una teoria scientifica della guerra nel senso proprio di questa parola. "La guerra non ammette dottrine positive che possano, in ogni caso, servire di regola e di guida alle decisioni del capo". Nella condotta della guerra come nella condotta della politica vi sono elementi che possono definirsi a priori, ma molti altri si parano dinnanzi improvvisi, effetto di reazioni che dipendono dall'altrui volere. "Una teoria della guerra può sussistere quando la si intenda non come una dottrina positiva, ma come studio delle finalità, dei mezzi, delle interferenze tra i fenomeni". Ciò non vuol dire che non siano utili e necessarî i regolamenti tattici, i quali "mirano a determinare una verità media, la cui applicazione costante e uniforme risulta praticamente utile". Lo studio è dunque necessario come orientamento dello spirito a ben comprendere il fenomeno guerra; ma la condotta della guerra non s'impara sui libri. Alla scuola del C. si formarono i capi eminenti che condussero la Prussia alle grandi vittorie del 1866 in Boemia e del 1870-71 in Francia.
Le sue opere apparvero postume sotto il titolo: Hinterlassene Werke über Krieg und Kriegsführung (Berlino 1832-37), voll. 10: la più importante è il trattato Vom Kriege, ch'ebbe a parte più edizioni; inoltre una lunga serie di memorie e di studî sulle campagne di Gustavo Adolfo, Turenne, Luxembourg, Sobieski, ecc., sulle campagne del 1796 in Italia, del 1799 in Italia e Svizzera, del 1812 in Russia, ecc.
Bibl.: F. von Meerheimb, K. v. Cl., Berlino 1875; R. von Caaemmerer, Cl., Berlino 1905; Camon, Cl., Parigi 1911; Roques, Le gén. de Cl., Parigi 1912; Palat, La philos. de la guerre d'après Cl., Parigi 1922; G. Canevari, Cl. e la guerra odierna, I, Roma 1930.