Matematico (Osterfeld, Münster, 1815 - Berlino 1897). Prof. all'univ. di Berlino, membro dell'Accademia di Berlino, fu celebrato dai matematici contemporanei come il più grande analista vivente. Portano il suo nome molti teoremi sia nell'analisi infinitesimale, sia nella teoria delle funzioni.
Studiò dapprima giurisprudenza a Bonn; più tardi (1838) si dedicò alla matematica per circa 15 anni nella scuola secondaria a Münster, Deutsch-Krome, Braunsberg. Il suo primo lavoro sulle funzioni analitiche fu pubblicato nel 1843, ma rimase per molto tempo ignorato; la notorietà invece gli derivò da una memoria sulle funzioni abeliane pubblicata nel 1854 sul Journal für die reine und angewandte Mathematik di A. L. di Crelle. Nel 1856 fu nominato prof. all'univ. di Berlino, poi fu eletto membro dell'Accademia di Berlino; fu socio straniero dei Lincei (1883). Iniziato alla teoria delle funzioni ellittiche da C. Gudermann, W. concepì una nuova presentazione della teoria delle funzioni analitiche, già studiate da A.-L. Cauchy, tramite le serie di potenze: una funzione analitica è una serie di potenze insieme a tutte le serie di potenze ottenute da questa per prolungamento analitico. W. ideò inoltre il modo di presentare i numeri irrazionali come successioni di numeri razionali; e questa sua teoria fu causa di una polemica con L. Kronecker. Ebbe grande considerazione per i lavori di N. H. Abel, morto nel 1829; tra i suoi numerosi allievi alcuni raggiunsero la notorietà come G. M. Mittag-Leffler e Sonia Kowalewski, con la quale ebbe un ampio carteggio, che talvolta esulò da questioni matematiche. W. apportò notevoli e geniali contributi a varie teorie: funzioni trascendenti intere, funzioni ellittiche, funzioni abeliane, calcolo delle variazioni, ecc.; presentò un interessante esempio di funzione ovunque continua e non derivabile in nessun punto. La sua opera è raccolta nei sette volumi di Mathematische Werke (1894-1927), pubblicati a cura dell'Accademia prussiana delle scienze.