MÜLLER, Karl Otfried
Filologo, nato a Brieg (Slesia) il 27 agosto 1797, morto ad Atene il 1° agosto 1840. Studiò all'università di Breslavia e (sotto Boeckh e Buttmann) di Berlino. Laureato Berlino nel 1817, insegnò nel 1818-19 in un ginnasio di Breslavia, dal 1819 in poi, quale professore di filologia classica, nell'università di Gottinga.
La grandezza del M. consiste nella concezione della filologia ancora più larga che quella del suo maestro Boeckh; egli, a dlfferenza dell'avversario ed emulo G. Hermann, si sente non già successore degli antichi grammatici, di Aristofane e di Aristarco, ma storico; storico delle vicende politiche, della letteratura, dell'arte, della religione delle concezioni etiche. Particolarmente fecondo è il suo atteggiamento rispetto alla mitologia: nella creazione e nello sviluppo di un mito egli vede il prodotto di una determinata stirpe greca in determinate condizioni storiche, e cerca quindi di ricostruire dal mito tali condizioni storiche (o protostoriche). Tale metodo dev'essere perfezionato, non respinto. Egli si pose per primo il problema, quali concezioni della famiglia e dell'obbligo della vendetta di un ascendente ucciso, quali istituzioni giuridiche e quali pensieri etici esponga e presupponga l'Orestea (v. eschilo). La polemica di G. Hermann (v.) contro quest'opera significa la reazione, per molti rispetti non ingiustificata, dell'antica filologia grammaticale contro questa nuova, animata da spiriti storici, più profonda, ma in alcuni cultori, anche nel M., non sempre benfondata grammaticalmente, stilisticamente, metricamente.
Il M., come già nella sua tesi di laurea aveva tratteggiato una storia totalitaria (politica, culturale, artistica) di Egina, così si pose più tardi lo stesso problema non più per un'isola, ma addirittura per due stirpi greche, i Dori e i Macedoni; solo la morte prematura gl'impedì di proporselo anche per gli Ioni e per gli Attici. Il centro di tutta la sua opera è nella protostoria. Ma egli non si limitò ai Greci: il suo libro sugli Etruschi è ancora fondamentale, perché raccoglie, dispone, discute tutto il materiale accessibile su questo popolo; è ancora, in un rifacimento più recente, indispensabile. E, poiché egli amava fare lavoro completo, procurò, per accompagnare questo libro, edizioni di Varrone De lingua latina e di Festo. La sua storia della letteratura greca, rimasta incompiuta e pubblicata postuma, dapprima in inglese, supera tutte le precedenti e buona parte delle seguenti, perché è veramente storia, non raccolta di materiale. Meno vitali sono i lavori archeologici: qui il materiale è troppo aumentato, troppo progrediti i metodi. Ma del M. è l'idea di una raccolta generale dei monumenti dell'arte antica (Denkmäler der alten Kunst).
Sue opere principali sono: Aegineticorum liber (Berlino 1817); Orchomenos und die Minyer (1820),Die Dorier (1824); Über die Wohnsitze, die Abstammung und die ältere Geschichte des Makedonischen Volkes (1825); Prolegomena zu einer wissenschaftlichen Mythologie (1828),Die Etrusker (1828; 2ª ed., a cura di L. Deecke, 1877); edizioni di Varrone De lingua latina (1833) e di Festo (1839); Aeschylos Eumeniden griechisch und deutsch (1833, e Anhang 1834); History of the literature of ancient Greece, I (1840; 4ª ed. tedesca, Stoccarda 1882-83); Handbuch der Archäologie der Kunst (Breslavla 1830; 3ª ed., 1848). Le Kleine deutsche Schriften sono state raccolte dopo la morte dal fratello Eduard (Breslavia 1847-58).
Bibl.: C. Bursian, Geschichte der klassischen Philologie in Deutschland, Monaco 1883, p. 1007 segg.; U. v. Wilamowitz-Möllendorf, Geschichte der Philologie, in Gercke e Norden, Einleitung in die Altertumswissenschaft, I, Lipsia 1921, p. 57. Per il cosiddetto "Eumenidenstreit", v. hermann, gottfried.