Kautsky, Karl
Esponente e ideologo della socialdemocrazia tedesca (Praga 1854 - Amsterdam 1938). Compiuti i primi studi a Vienna, vide destarsi assai presto l’interesse politico, sotto l’effetto della Comune di Parigi e della lettura della prima stampa socialista. Al periodo degli anni universitari risale lo studio di quegli autori che più avrebbero inciso sulla sua formazione: Buckle, Darwin, Lange, Smith, Ricardo, John Stuart Mill, Roscher, Marx. Nel 1881 si stabilì a Zurigo, dove strinse una fraterna amicizia con Bernstein, che lo avvicinò al marxismo; due anni dopo era a Stoccarda, per collaborare alla redazione della rivista Die Neue Zeit, che si affermò ben presto come l’organo più autorevole del marxismo teorico in tutto il periodo della Seconda Internazionale. Tra il 1885 e il 1890 soggiornò anche a Londra, dove conobbe Marx ed Engels e strinse con quest’ultimo un rapporto di amicizia e di collaborazione. Nelle opere di questo primo periodo, e in partic. in Karl Marx’s ökonomische Lehren (1887; trad. it. Le dottrine economiche di Karl Marx), e nel celebre Die Klassengegensätze von 1789, la cui uscita coincise con il centenario della Rivoluzione francese, K. definì gli elementi essenziali della sua interpretazione del marxismo: dal connubio tra darwinismo e materialismo storico, che lo porta a concepire il socialismo come tendenza necessaria del divenire storico, destinata a risolvere le contraddizioni via via crescenti dello sviluppo capitalistico e ad aprire quindi una nuova fase dell’evoluzione umana; all’idea del partito come minoranza organizzata e consapevole, il cui compito è quello di guidare la classe operaia nella lotta per l’appropriazione dei mezzi di produzione. K. giunse così ad acquisire un ruolo di primo piano all’interno del Partito socialdemocratico tedesco, pur senza ricoprire in esso alcuna carica di rilievo; e il segno di tale preminenza fu il progetto di programma che egli elaborò, insieme a Bernstein, per il Congresso di Erfurt (1891) e che divenne la piattaforma ufficiale della socialdemocrazia tedesca per molti anni. La sua autorità toccò il culmine al volgere del secolo, quando – prima con l’Agrarfrage (1899; trad. it. La questione agraria) e poi con Bernstein und das sozialdemokratische Programm (1899) – K. si pose alla testa, nella socialdemocrazia tedesca ed europea, della lotta contro il «revisionismo». Ma da quel momento il suo prestigio cominciò a segnare un graduale declino. Nel corso dei primi anni del Novecento, che pure videro la pubblicazione di scritti significativi come Der Weg zur Macht (1909; trad. it. La via al potere), la posizione di K. si trovò sempre più a coincidere con quella della socialdemocrazia tedesca: esposto dapprima agli attacchi della «destra», e poi anche a quelli della «sinistra» socialdemocratica, che, sull’esempio della prima rivoluzione russa (1905), propugnava l’impiego dello sciopero politico di massa, K. si trovò a poco a poco costretto nel ruolo di esponente teorico del «centro» ufficiale del partito e di difensore della cosiddetta ortodossia. Favorevole al voto dell’ag. 1914 con cui la deputazione socialdemocratica al Reichstag approvò i crediti di guerra, K. non solo si trovò riunito al vecchio amico di un tempo, Bernstein, ma, insieme a lui e a tutta la vecchia guardia, fu ben presto scavalcato e soppiantato, nel partito, dalla nuova generazione degli Scheidemann, dei Noske, ecc. Ostile alla rivoluzione bolscevica dell’ott.1917, K. la combatté in opuscoli, come Die Diktatur des Proletariats (1918; trad. it. La dittatura del proletariato) e Terrorismus und Kommunismus (1919; trad. it. Terrorismo e comunismo), che furono oggetto di violente repliche da parte di Lenin e di Trockij. Nel dopoguerra si trovò sospinto sempre più ai margini della politica attiva, e nel 1923 si ritirò a Vienna, attendendo alla stesura definitiva della monumentale Materialistische Geschichtsauffassung, fino a che l’Anschluss dell’Austria alla Germania nazista lo costrinse a cercare rifugio (1938) a Praga, poi ad Amsterdam.