JASPERS, Karl
Filosofo, nato a Oldenburg il 23 febbraio 1883, laureato in medicina, libero docente in psicologia nel 1913, professore di filosofia a Heidelberg dal 1921, radiato nel 1937, ha ripreso la sua attività accademica nel 1945.
Dalla psicopatologia il J. è giunto alla filosofia attraverso la psicologia, intesa come interpretazione delle possibilità dell'uomo. Da Max Weber ha preso il concetto d'una filosofia radicata nella situazione storica, e da S. Kierkegaard il concetto di esistenza come incontro di finito e infinito. In F. Nietzsche vede la crisi della filosofia occidentale. Secondo il J. il pensiero filosofico non è indagine oggettiva, ma possibilità dell'esistenza, che in esso si chiarifica e insieme si realizza. Si ha così un trascendimento, il quale, di là dal sapere oggettivo che orienta nel mondo, attinge l'intimità dell'esistenza irripetibile, che decide di sé in quanto comunica con altri, e raggiunge il compimento dell'esistenza nel naufragio di essa, e cioè nella presenza della trascendenza come essere che rimane irrimediabilmente altro, rivelabile solo al singolo in scrittura cifrata.
Opere principali: Allgemeine Psychopathologie, Berlino 1913; Psychologie der Weltanschauungen, ivi 1919; Philosophie, ivi 1932; Vernunft und Existenz, Groninga 1935 (trad. ital., Milano 1942); Existenzphilosophie, Berlino 1938 (trad. ital., Milano 1940).
Bibl.: L. Pareyson, La filosofia dell'esistenza e K. J., Napoli 1940; Dufrenne e Ricoeur, K. J. et la philosophie de l'existence, Parigi 1947.