Scrittore tedesco (Berlino 1811 - Sachsenhausen, Francoforte sul Meno, 1878). Novelliere, drammaturgo, pamphlétaire, nel 1835 divenne uno degli esponenti più in vista del movimento rivoluzionario imperniato nel Junges Deutschland; il romanzo Wally die Zweiflerin (1835), contributo all'affermazione delle idee di questo gruppo di intellettuali, gli procurò una condanna al carcere e l'interdizione di tutti i suoi scritti. Tra le sue opere si segnalano la tragedia Uriel Acosta (1847), affermazione violenta della libertà di coscienza, e i romanzi Die Ritter von Geist (1850-52) Der Zauberer von Rom (1858-61).
Ancora studente, pubblicò il periodico Forum der Journalliteratur e collaborò al Literaturblatt di W. Menzel, il denigratore di Goethe e nemico della Francia, contro il quale scaglierà poco dopo, come Heine, i suoi strali polemici. Sotto le impressioni destate dalla rivoluzione di luglio si rivolse alla pubblicistica politica. Divenuto uno dei capi del movimento rivoluzionario del Junges Deutschland, e come tale perseguitato e incarcerato, assegnò alla letteratura compiti di testimonianza e di denuncia. Esordì con Briefe eines Narren an eine Narrin (1832), considerazioni varie porte in forma di novella, cui fece seguito il più distaccato romanzo Maha-Guru, Geschichte eines Gottes (1833). Il già citato romanzo Wally, die Zweiflerin apparve blasfemo e politicamente eversivo, tanto da provocare un decreto di censura, che rimase valido fino al 1842. Tra il 1835 e il 1842 si dedicò in particolare alla saggistica (fra l'altro Zur Philosophie der Geschichte, 1836; Götter, Helden und Don Quixote, 1838); in seguito, si dedicò soprattutto al romanzo e al teatro, divenendo fra l'altro, dal 1847 al 1849, drammaturgo al teatro di corte di Dresda. Per il teatro scrisse commedie storiche, come Zopf und Schwert (1844), Das Urbild des Tartuffe (1847) e Der Königsleutnant (1849); tragedie gravate da alti ammaestramenti civici (su tutte, l'allora celebrata Uriel Acosta, 1847). I suoi romanzi erano destinati a fare epoca, ma non tanto per ciò che l'autore vi si prefiggeva, quanto per la loro inusitata vastità ciclica: Die Ritter von Geist raggiunse i nove volumi, così come Der Zauberer von Rom. E però, se il loro valore letterario è scarso, rimangono fra i documenti più interessanti del periodo che seguì al 1848.