KARATEPE
. Località archeologica della Turchia presso il fiume Ceyhan (l'antico Piramo), nel vilāyet di Adana (Cilicia). Dopo due esplorazioni preliminari nel 1945 e nel 1946, H. Th. Bossert e U. B. Alkim vi condussero varie campagne di scavi, alle quali seguirono, negli ultimi anni, lavori di consolidamento. È stata così riportata alla luce una fortezza di m 430 per 190, con mura poderose rinforzate da torri rettangolari e da due bastioni che si prolungano, in senso ortogonale ad esse, lungo la collina su cui si trovava la cittadella. Nelle mura si aprono due porte monumentali del tipo siro-hittita: pianta a T, e, verso l'esterno, sfingi e leoni ad altorilievo, più una serie di ortostati decorati con bassorilievi. Questi ultimi sono notevoli per la diversità stilistica che si manifesta dall'uno all'altro e per la grande varietà dei motivi iconografici, che si rifanno all'Egitto, alla Mesopotamia e all'ambiente locale. La cittadella ebbe breve vita, come è dimostrato dal fatto che alcuni rilievi appaiono appena sbozzati e che tutti i resti presentano evidenti tracce di una distruzione violenta.
L'importanza della scoperta di K. è data principalmente dalle iscrizioni trovate incise accanto ai bassorilievi. Tali iscrizioni, praticamente identiche sulle due porte, sono redatte in fenicio (sulla sinistra) e in hittito geroglifico (sulla destra). Il testo fenicio, che è stato trovato inciso anche sulla base di una statua, si è dimostrato essere una versione quasi letterale di quello hittita, fornendo così al Bossert la possibilità di uno studio approfondito di quest'ultimo. Nella versione fenicia, Azitawa(n)da, re dei Dnny (nel testo hittita "re di Adana") e verosimilmente vassallo di 'wrk (identificato ipoteticamente ma con verosimiglianza con l'Urikki, re di Cilicia, sottomesso dal re assiro Tiglatpileser III nel 738 a. C.), ricorda la prosperità goduta dalla "pianura di Adana" durante il suo regno, i suoi meriti verso la "casa di Mopso" (forse la propria) e la costruzione della cittadella a K., alla quale egli ha dato il proprio nome: Azitawa(n)diya. Da notare infine la presenza, nell'iscrizione, di divinità altrimenti ignote: Bcl Krntryš, al quale fu innalzato un santuario nella cittadella, Ršp Ṣprm e Šmš clm.
Bibl.: H. Th. Bossert e H. Çambel, Karatepe. Keni bir eti harabesı, Istanbul 1946; H. Th. Bossert e U. B. Alkim, Karatepe Kadırlı ve dolayları, Istanbul 1947; H. Çambel, Karatepe, in Oriens, I (1948), pp. 147-62; U. B. Alkim, Les résultats archéologiques des fouilles de Karatepe, in Revue hittite et asianique, L (1948-49), pp. 1-35; H.Th. Bossert, Sur quelques problèmes historiques des inscriptions de Karatepe, ibidem, XLIX (1948-49), pp. 1-9; H. Th. Bossert e altri, Karatepe hazıları, Ankara 1950; M. J. Mellink, Karatepe. More light on the Dark Ages, in Bibliotheca orientalis, VII (1950), pp. 141-50. La migliore interpertazione storica dell'iscrizione è quella di R. T. O'Callaghan, The great Phoenician portal inscription from Karatepe, in Orientalia, XVIII (1949), pp. 173-205; la migliore dal punto di vista filologico è quella di G. Levi Della Vida, Osservazioni sull'iscrizione fenicia di Karatepe, in Rend. Accad. Naz. Lincei, ser. 8ª, IV, 4 (1949), pp. 273-90.