KAPOK
. Nome malese, entrato nell'uso europeo, della bambagia che si ricava dai frutti di diversi alberi dei paesi tropicali, appartenenti ai generi Eriodendron, Bombax, Chorisia della famiglia Bombacacee. La specie più nota e maggiormente utilizzata è l'Eriodendron anfractuosum Dc. o Ceiba pentandra (L.) Gärtn. (fr. fromager; ted. Baumwollenbaum; ingl. silk-cotton-tree), grandioso albero con fusto robusto e rami orizzontali disposti a palchi, foglie palmate a 3-5 foglioline intere, fiori grandi bianchi riuniti a mazzetti; essi hanno calice gamosepalo con 5 piccoli lobi, corolla di tipo malvaceo, colonna staminale divisa in 5 rami. Il frutto è una capsula legnosa, lunga 8-10 cm. e larga 3-4, aprentesi in 5 valve: contiene numerosi semi subglobosi bruni della grossezza di un pisello, immersi in una spessa lana, che è produzione della parete interna del pericarpio.
È coltivato in tutta la zona tropicale dei due emisferi, specialmente nelle Indie Orientali, donde pare sia originario; il prodotto più apprezzato viene da Giava. Il kapok è di colore grigio a bianco-giallognolo con lucentezza sericea, leggiero, soffice, elastico, impermeabile; consta di peli unicellulari lignificati, lunghi da o,5 a 3 cm. a sezione circolare, con pareti sottili e canale molto ampio. Mal si presta a essere filato e tessuto; si usa per imbottitura di materasse, cuscini, ecc., e per cinture di salvataggio: un anello del pcso di 6 kg. può sopportarne 36.