KANOPOS (Κάνωπος, Κάνωβος)
Pilota della nave di Menelao, dal quale presero nome l'isola e la città di Canopo (di incerta identificazione) e un braccio del delta del Nilo.
Durante la sosta di Menelao in Egitto al ritorno da Troia, la figlia del re egiziano Proteo si innamorò di K., che era giovane e di grande bellezza, ma questi morì, sull'isola che da lui porta il nome, per il morso di un serpente haimorois. Fu sepolto da Elena e Menelao (Konon, 8; Dionys. Per., ‛3; Eusthath. Strab., 17, 801; Steph. Byz., s. v. Κάνωπος; Nicandr., Ther., 309; Tac., Ann., ii, 60; Dictys, ii, 60; Mela, 2, 6; Serv., Ad Verg. Geor., iv, 287; Verg., Aen., xi, 263). La storia è specialmente raccontata da Gonone, e da una illustrazione del suo trattato deve con ogni probabilità derivare l'unica raffigurazione a noi nota del mito: la miniatura a fol. 12 v dei Theriakà di Nicandro (Parigi, Bibliothèque Nationale, Suppi. gr. 247).
K. giace a terra, un serpente gli è vicino, una donna (Elena?) cerca di venirgli in aiuto seguita da un armato (Menelao?); sullo sfondo la nave.
Il codice è del X sec. (Weitzmann), ma molti elementi (il taglio della composizione che ricorda miniature del Virgilio Vaticano; il movimento delle figure; il soggetto stesso) fanno ritenere certo un prototipo tardo-antico.
Bibl.: Drexler, in Roscher, II, i, cc. 948-49, s. v.; Chanot-Lenormant, in Gaz. Archéol., I, 1875, pp. 69 ss.; 125 ss.; E. de Chanot, in Gaz. Archéol., II, 1876, pp. 34-35, tav. 11, 2; H. Omont, Minitures des plus anciens mss. grecs de la Bibl. Nat., 2a ed., Parigi 1929, pp. 39 ss.; S. J. Ga̢siorowski, Malarstwo Minjaturowe Grecko-Rzymskie, Cracovia 1928, pp. 67, XXVIII; E. Bethe, Bild u. Buch im Altertum, Lipsia 1945, pp. 24, 70; K. Weitzmann, The Greek Sources of Islam. Scient. Illustration, in Archaeologica Orientalia in memoriam E. Herzfeld, New York 1952, p. 261, tav. XXXVI, fig. 15; P. Baldass, Die Miniaturen Zweier Exultet Rollen, in Scriptorium, VIII, 1954, 2, pp. 205-219 (217), tav. 23; K. Weitzmann, Ancient Book Illumination (Martin Classical Lectures, XVI), Cambridge Mass. 1959, pp. 58, 99.