KANEM (A. T., 109-110-111)
Regione dell'Africa, nel Sūdān, bacino del Ciad, a N. e a E. del lago, formata da una pianura (in media circa 300 m. s. m.) stepposa o desertica (sabbie) di depositi alluvionali ed eluviali pleistocenici e recenti; politicamente è compresa nell'Africa Equatoriale Francese, colonia del Ciad. La vegetazione, generalmente costituita da una magra steppa o addirittura mancante, è invece rigogliosa lungo i profondi solchi dei uidian, dove è alimentata dall'acqua che si trova a poca profondità: in queste oasi gli abitanti della regione (v. sotto) coltivano cereali, palme dattilifere, cotone, ecc.; essi allevano anche il bestiame. Centro della regione, corsa da vie carovaniere, è il villaggio di Maô.
La popolazione è molto mista. Fra il 14° e il 15°, nelle zone di Scitati, Manga e Lilloa prevalgono i nomadi Tebu, pastori di bovini e di cammelli, e qualche tribù araba; più a S. il paese è densamente popolato da genti negre e negroidi agricole e sedentarie, di origine varia. Tra i più numerosi sono i Kanem-bu, affini forse ai Tebu, e come questi agili ed energici, ma più scuri di pelle e più negroidi, i Daletoa e i Kamuri. Fra questi si trovano qua e là intercalate tribù arabe (Tunger) di vecchia immigrazione, ormai fissatesi alla terra, e, prima della conquista francese, su tutte le genti, indigene o straniere, dominavano gli Uled Soliman, una tribù araba discesa dal Fezzan verso il 1850. Rappresentanti delle più antiche genti negre del luogo sono forse gli Haddad o Danoa, localizzati nelle aree più boscose, armati ancora di arco e frecce. A parte forse questo gruppo, la popolazione, che contava secondo i calcoli del Nachtigall circa 100.000 anime, è tutta islamizzata.
Bibl.: G. Nachtigall, Saharā und Sūdān, voll. 3, Berlino 1899.