KAN-SU (A. T., 97-98)
Provincia della Cina settentrionale. È una grande, povera e montuosa provincia, con un'area di 325 mila kmq., e una popolazione di 5 milioni di abitanti secondo la stima del 1910; di 7,4 milioni secondo quella dell'amministrazione postale, nel 1926.
Il nome è formato dalle due prime sillabe delle città di Kanchow e Su-chow, che sono sulla via che congiunge la Cina alla Mongolia. La provincia è attraversata dal Fiume Giallo, interrotto da rapide, ma utilizzato per il trasporto del legname, e dai suoi affluenti. A NO. tre catene principali di monti, da NO. a SE., scendono come prolungamento orientale del K'uen-lun. A S. i Monti Celesti (cin. T'ien-shan), chiamati talvolta Monti Richthofen, formano una catena che sale a più di cinquemila metri, le cui vette sono coperte di neve perpetua e di ghiacciai. All'estremo S., due catene principali, da O. a E., Si-king shan e Min shan, salgono a circa 3000 m. A NE. due catene di monti racchiudono il Fiume Giallo, salendo a oltre 3000 m. Durante molti mesi d' inverno il Kan-su è coperto di neve; venti glaciali soffiano dall'altipiano della Mongolia. Nell'estate la temperatura sale talvolta a più di 40°. La parte meridionale della provincia ha un clima più piovoso e dolce, giacché vi crescono il nespolo del Giappone, e il diospyros khaki. La popolazione si addensa intorno alla capitale Lan-chow e lungo la via commerciale che unisce la Cina all'Asia centrale.
Il Kan-su è in gran parte coperto di loess, ove gli abitanti scavano le loro case. In molte pianure l'irrigazione razionale permette lo sviluppo dell'agricoltura.
La popolazione è composta soprattutto di Cinesi, di cui un gran numero sono musulmani; a N., specialmente nei dintorni di Ningshia, prevalgono i Mongoli, a O. sono numerosi Tibetani (Tangut e Fan-tse). La lingua parlata è quasi dovunque il cinese.
La città principale, la capitale, è Lan-chow, con circa 500 mila abitanti, centro commerciale famoso per le sue qualità di tabacco. Un ponte moderno di ferro di 210 m. attraversa il Fiume Giallo, e congiunge la città sulla riva destra del fiume con l'altra sponda. La città di Ning-shia è un grande centro commerciale di bestiame e di pellicce. Verso il Tibet la città di Sining è un grande mercato. Vì risiede il governatore della nuova provincia di Ts'ing-hai. A N., Liang-chow, città di circa 25 mila ab., a oltre 1500 m. s. m., è al centro di una grande pianura, ove si coltivano indaco e tabacco. Più a N., Kan-chow, celebre per il commercio del cuoio, città malsana. L'ultima città a NO., Su-chow, è pure un importante centro commerciale.
La provincia produce petrolio, carbon fossile, oro, argento, sale; tra i prodotti agricoli grano, tabacco, indaco, oppio. La coltivazione del rabarbaro, già importante, è decaduta. L'allevamento delle pecore produce lana di cui si fanno tappeti. Numerose carovane di cammelli attraversano regolarmente le vie commerciali.
La provincia era assai più ricca e popolata un mezzo secolo fa; la maggior parte delle città e dei borghi furono rovinati nelle due grandi insurrezioni dei T'ai-p'ing, dal 1850 al 1864, e dalla più terribile rivolta musulmana dal 1861 al 1878. Si calcola che siano morti almeno i due terzi della popolazione. Uno spaventevole terremoto del 16 dicembre 1920 fece 200 mila vittime e altre 80 mila vittime si ebbero nel terremoto del 23 maggio 1927.
I Mongoli e i Tibetani del Kan-su sono buddhisti (lamaisti). Hanno grande autorità gl'innumerevoli lama, i cui principali monasteri sono quelli di Kum-bum e Labrang. I musulmani, circa 800 mila, si dicono originarî dell'India e si dedicano all'industria alberghiera e al commercio; i loro imam non sanno l'arabo. A questo gruppo di musulmani sono da aggiungersi i Salar, originarî di Samarcandal che parlano un arcaico dialetto turco. I Manciù, provenienti dalle antiche guarnigioni dell'Impero, si fondono lentamente con la popolazione cinese.