ḤUSEIN, Kāmil
Scrittore arabo egiziano, nato al Cairo il 20 marzo 1901. La sua opera letteraria si accompagna, con spirito umanistico, a un'attività scientifica e professionale di medico e ortopedico d'alta fama, professore e rettore di università, presidente dell'Accademia scientifica egiziana. La fama letteraria internazionale gli è venuta col libro Qarya ẓālima ("La città iniqua", 1954), già tradotto in più lingue: rievocazione fantastica e meditazione sulla passione di Cristo, condotta con estrema finezza, svincolata dai dati del dogma cristiano e di quello islamico, e tutta tesa all'affermazione di una profonda esigenza morale. Gesù per l'autore non è (o non è esplicitamente detto) dio e figlio di Dio, ma uomo che agli altri uomini ha rivolto un eccezionale appello all'interiorità, all'etica coscienza di sé e al coraggio della verità; un coraggio che all'umanità, giudaica e romana, e poi anche oltre quegli etnici confini, è mancato, e la sua mancanza ha fatto ad essa perdere la pace del cuore. La rispettosa simpatia con cui questo (almeno formalmente) musulmano guarda alla figura di Gesù, che l'ortodossia coranica riconosce come profeta ma insieme rimpicciolisce in puerili echi dei Vangeli apocrifi, ha fruttato al libretto di K. Ḥ. un'eco profonda in ambiente cristiano delle varie confessioni.
La posizione teologicamente agnostica e moralmente impegnata dello scrittore si è confermata nel successivo libro al-Wādī al-muqaddas ("La valle santa", 1968), esame di coscienza e invito all'uomo moderno lacerato dalle passioni, al ritiro sotto l'usbergo della coscienza morale, in un'etica atarassia. Senza ombra di esplicita polemica, l'opera di questo scrittore segna il tacito abbandono della rivelazione comunque formulata, per un credo puramente umano e uman isti co.
Bibl.: Trad. inglese della City of Wrong, Amsterdam 1959, e spagnola (La Ciudad iniqua, Madrid 1963); G.C. Anawati, Jésus et ses juges d'après la Cité inique, in Mélanges de l'Institut Dominicain d'Études Orientales, II (1955), pp. 71-134.