Espressione giapponese («vento divino») che in origine designava i piloti dell’aeronautica appartenenti a un corpo di volontari destinati a gettarsi con il velivolo carico di esplosivo contro l’obiettivo nemico. I k. entrarono in azione nella battaglia di Leyte (1944), di Iwo Jima (1945) e di Okinawa (1945), infliggendo alla marina statunitense perdite notevoli. Usavano caccia del tipo Zero e speciali aeromobili, i Baka.
Nel linguaggio giornalistico il termine è usato impropriamente riferito a šahīd («martire», nel senso originario di testimone della fede che si sacrifica per questa), cioè un terrorista di matrice islamica che accetta di perdere la vita nell’attentato da lui stesso compiuto. I primi attentati k. di questo tipo risalgono alla metà circa degli anni 1990 e sono attribuibili a Ḥamas e ai gruppi dell’estremismo islamico palestinese, i cui militanti erano pronti al suicidio nella lotta a oltranza contro il ‘nemico sionista’.