KAMID el-LOZ
Nome moderno dell'antica città di Kumidi; si trova in Libano nella valle della Beqā', all'incrocio della strada che conduceva dalla Siria interna alla costa del Mediterraneo con l'altra importante via di comunicazione tra la Palestina, la valle del Giordano e l'alta Siria. Questa sua posizione strategica fu la causa dell'interesse per il sito dell'amministrazione egiziana che, penetrata nella regione a seguito delle campagne militari di Thutmosis I alla metà del XV sec. a.C., vi pose il centro del proprio sistema amministrativo, sede del governatore sui possedimenti asiatici. La menzione che di Kumidi fanno i testi egiziani dell'epoca segue la stessa formula usata per le altre capitali amministrative di Siria, in cui le città compaiono in qualità di possedimenti personali del faraone. Nell'archivio di el-'Amārna cinque lettere citano Kumidi, e sono riferibili ai regni di Amenophis III e IV; altri documenti epigrafici rinvenuti a K. confermano l'intensa frequenza di rapporti tra il centro siriano e il governo centrale egiziano.
Il tell era già stato sede di insediamento nel tardo Neolitico, ma solo durante il periodo del Bronzo Medio ospitò un vero e proprio centro urbano. In tale epoca la città è fortificata con una cinta muraria a terrapieno e accoglie un palazzo e un tempio nella zona settentrionale del sito, edificato su un'area che sarebbe restata sacra anche nella seconda metà del II millennio. L'edificio di culto, di piccole dimensioni e con spesse mura, era formato da una sola cella larga e poco profonda, con orientamento E-0 ed entrata sulla facciata orientale, fiancheggiata da due torri; esso ricorda nella pianta il tempio di Ninkhursag a Mari, costruito, questo, all'inizio del Bronzo Medio (c.a 2000 a.C.).
Del palazzo del Bronzo Medio restano in pratica solo i rifacimenti dell'epoca immediatamente successiva del Bronzo Tardo (c.a 1550-1200 a.C.); durante il Bronzo Tardo alla cinta muraria a terrapieno si sostituì un muro a casematte, rinvenuto solo nel suo livello di fondazione; sull'area sacra del periodo precedente si costruirono due templi adiacenti e, nelle vicinanze di questi, un nuovo palazzo, sfruttando la superficie già destinata a questo scopo durante il Bronzo Medio.
Il palazzo si sviluppava secondo una pianta in cui erano presenti almeno quattro padiglioni disposti attorno a una corte interna; ognuno svolgeva una funzione diversa e una scala conduceva a un piano superiore, dove forse erano gli ambienti destinati all'amministrazione.
Il complesso palatino comprendeva anche un settore che ospitava operai addetti alla lavorazione dei metalli: qui sono stati trovati i resti della lavorazione di bronzo e ferro; il palazzo durante il Bronzo Tardo subì cinque diversi rifacimenti (la sua fase più antica venne distrutta da un terremoto).
L'area sacra durante il Bronzo Tardo si arricchì notevolmente in ampiezza, giungendo a ricoprire una superficie di più di 800 m2 e si articolò in due distinti recinti sacri che, conservando l'orientamento del tempio del Bronzo Medio, ospitavano celle precedute da corti interne.
Adiacenti ai lati meridionale e orientale dei due recinti erano altri vani indubbiamente destinati al culto e con banchi in muratura lungo le pareti; il culto si svolgeva in massima parte nelle due corti e prevedeva l'utilizzazione di liquidi sacrificali contenuti in bacini fissi, nonché l'esecuzione di sacrifici cruenti.
Di particolare interesse per la conoscenza della tradizione cultuale locale sono alcuni reperti provenienti sia dall'area sacra che da quella palatina; in particolare alcuni manufatti in avorio, pur rivelando un'indubbia influenza egiziana, sono testimonianze della cultura figurativa locale.
Con il finire dell'Età del Bronzo Kumidi cessò di essere un centro importante e, pur restando sul suo terreno tracce di insediamento, nei periodi del Ferro e poi in quelli ellenistico, romano e medievale, ospitò solo semplici villaggi.
Bibl.: I rapporti di scavo di K. (1-10) sono pubblicati nei Saarbrücker Beiträge zur Altertumskunde, Bonn 1966-1990. - Per la parte epigrafica e la documentazione storica si veda: D. O. Edzard e altri, Kamid el-Loz-Kumidi, Bonn 1970.
(R. Baffi Guardata)