KĀLĒB re di Aksum
Figlio di Tazena, regnò nella prima metà del secolo VI d. C. È rammentato in documenti bizantini, siriaci ed etiopici: i primi gli dànno il nome di Ella Asbeha, che le fonti etiopiche ci mostrano realmente da luí portato. Egli è particolarmente famoso perché, avvenuti nell'Arabia meridionale, e soprattutto a Naǵrān, gravi eccidî di cristiani per opera dei pagani, eccitati dai Giudei, egli nel 525 varcò il Mar Rosso per farne vendetta, e conquistò il paese, imponendovi il cristianesimo. La diretta sua dominazione in Arabia sembra durasse poco, perché un suo generale, Abraha, vi assunse attitudini assai autonome; tuttavia la conquista valse a mettere il regno di Aksum fra i grandi potentati orientali del sec. VI; per qualche tempo, sino all'avvento dell'imperatrice Teodora al trono bizantino, il re d'Aksum fu considerato come il naturale tutore dei cristiani monofisiti; più tardi, si diffuse in tutto l'Oriente la credenza che un giorno il re d'Etiopia sarebbe venuto a distruggere la dominazione dei musulmani, credenza che rimase a lungo nelle letterature cristiane di Siria e, più, d'Egitto. Rientrato dall'Arabia meridionale in Etiopia, Kālēb inviò alla chiesa di Gerusalemme la corona regale, pregando il vescovo Giovanni di appenderla dinnanzi alla porta del Santo Sepolcro. Secondo una tradizione, egli avrebbe subito dopo abdicato, e si sarebbe ritirato a vita cenobitica su un alto monte; la cosa sembra contraddetta da un accenno dello storico bizantino Procopio, che parla di negoziati fra quel re e l'imperatore di Bisanzio dopo la conquista dello Yemen per un'alleanza contro la Persia. Probabilmente egli fu il re cui i monofisiti di Persia si rivolsero per ottenere, come ottennero, la cessazione delle persecuzioni del loro re, aizzate dai Nestoriani. Numerose chiese in Etiopia si dicono fondate da Kālēb. In Aksum si mostra ancora la tomba monumentale, che la tradizione gli ascrive. La grande abbondanza e la grande varietà di monete d'oro, d'argento e di bronzo che di quel re ci sono pervenute dimostrano che egli dovette avere un regno lungo.
Bibl.: C. Conti rossini, Storia d'Etiopia, I, Milano 1928; id., Monete Aksumite, in Africa italiana, I, Roma 1927.