MARCINKEVIČIUS, Justinas
Poeta, scrittore e drammaturgo lituano, nato a Važatkiemis il 10 marzo 1930. Quando nel 1954 termina gli studi letterari a Vilnius, ha già pubblicato i suoi primi versi e lavora nelle redazioni di alcune riviste di letteratura.
In trent'anni d'impegno artistico ha maturato un messaggio di laica religiosità, centrato sul triadico accordo fra terra, natura e umanità; e per la meditazione esistenziale, ma anche per tipiche scelte stilistiche, il critico V. Areškà individua nella sua opera più di un punto di contatto con la lirica filosofica di V. Mykolaitis-Pūtinas.
Della narrativa di M. si ricordano Dvidešimtas pavasaris (1956, "La ventesima primavera") e il racconto lungo Pušis, kuri juokės (1961, "Il pino che rideva"), ambientati fra la gioventù studentesca lituana del dopoguerra; Kraujas ir pelenai (1960, "Il sangue e le ceneri") che narra avvenimenti dell'ultima guerra; Dienoraštis be datuc (1981, "Diario senza date"). Fra le raccolte di versi: Prašau žodis (1955, "Chiedo la parola"), Mediniai tiltai (1966, "Ponti di legno"), Būk ir palaimink (1980, "Sii e benedici"), Vienintelė žemė (1984, "L'unica terra"), Už gyvus ir mirusius (1988, "Per i vivi e i morti"). Nella sua opera di drammaturgo s'impone la trilogia − Mindaugas (1968), Katedra (1970, "La cattedrale"), Mažvydas (1974) − dedicata ai tre momenti fondanti nella storia del popolo lituano: la formazione dello stato, l'eredità spirituale e artistica, il sorgere della raštija, cioè della letteratura in lingua lituana; inoltre il dramma Daukantas (1984). Da segnalare anche le sue molte traduzioni. Dopo essersi molto impegnato durante la prima fase della protesta nazionalista nel Baltico alla fine degli anni Ottanta, M. si è recentemente allontanato dalla politica attiva.
Bibl.: Ampia silloge in traduzione italiana: J. Marcinkevičius, Poesie, a cura di P.U. Dini, in In forma di parole, 9 (1988), 4, pp. 139-96.