ARBOLEDA, Julio
Nato a Popayȧn (Colombia) il 9 luglio 1817. Di famiglia aristocratica, fu educato in Italia e in Inghilterra. Fin dal 1840 entrò nella vita pubblica colombiana; per le sue campagne militari e giornalistiche contro la tirannia e contro l'anarchia del governo del 1851, gli furono confiscati i beni, fu imprigionato e mandato in esilio al Perù. Ritornò nel 1854, sempre ribelle, e nel 1860 si levò in armi, difendendo la libertà costituzionale contro il dittatore Mosquera e l'indipendenza nazionale contro l'invasione del presidente dell'Ecuador, che sconfisse e imprigionò. Ma quando, eletto presidente della Repubblica Colombiana, incominciava a realizzare le sue idee politiche, fu assassinato sulle montagne di Barruecos il 12 novembre 1861. La sua attività politica vale più della letteraria. Qui la sua opera si riduce a discorsi parlamentari e articoli politici in El Misóforo, a poesie amorose e familiari (Te quiero, A Beatrice), e altre che ebbero scopo satirico-politico, e al Gonzalo de Oyón. Secondo il suo biografo Michele Antonio Caro, Arboleda, nella sua prima giovinezza, si propose di scrivere un poema epico americano, e, ricercando nelle cronache, trovò (in Giovanni Castellanos) notizie sul leggendario motivo della ribellione dei fratelli Gonzalo e Alvaro de Oyón, esiliati a Popayán da Gonzalo Pizarro, e dei fatali amori del primo con la sfortunata Pubenza. Il poema, incompiuto, frammentario e scorretto, è pieno di difetti e di inverosimiglianze, e manca di una forte trama centrale; è però notevole per la bellezza descrittiva di alcuni luoghi, la profonda analisi psicologica dei personaggi e la nobile ispirazione epica.
Ediz.: Poesias, con biografia e note di M. A. Caro, Parigi 1890.