CASAL, Julián del
Poeta cubano (1863-93). La tristezza dello spirito e l'infermità del corpo, che presto ne consumarono la giovinezza, riflettono nella sua vita e nella sua poesia una dolcezza melanconica e un'indefinita ansia dolorosa. Lontano dalle contese politiche che travagliarono la patria, e come naufrago della vita, si rinchiuse in una solitudine lirica. Unico in Cuba e tra i primissimi in America, raggiunse una purezza d'ispirazione e una trasparenza di tecnica che lo fanno precursore del "modernismo" e lo avvicinano spiritualmente a Rubén Darío. Senti fortemente l'influsso del migliore Baudelaire e dei parnassiani: Parigi fu sempre la città lontana del suo sogno. Tuttavia la breve attività non gli consentì di maturare quei germi e quei grandi presagi artistici, rimasti un po' incerti e disuguali: Hojas al viento (1890), Amor en el claustro, idilio realista e Nieve (1891) sono le sue cose migliori, tutte penetrate da un sottile decadentismo.
Bibl.: M. De La Cruz, Obras, III, Madrid 1924, p. 425 seg.; J. M. Carbonell y Rivero, Evolución Cubana, IV, Avana 1918, p. 374.