Verne, Jules
L’esploratore di mondi fantastici
Vissuto in Francia nel 19° secolo, Jules Verne conquista intellettuali e grande pubblico con libri memorabili. Dotato di una curiosità insaziabile, Verne spesso spinge il suo sguardo oltre i confini della realtà. Per questo, da più parti, viene considerato un grande indagatore del fantastico e il primo vero scrittore di fantascienza
Nato a Nantes nel 1828, Jules Verne studia diritto a Parigi, dove diventa amico di Alexandre Dumas. Ma abbandona presto gli studi giuridici per dedicarsi anima e corpo alla letteratura. «Tento di descrivere la terra in forma di romanzo», afferma quando gli chiedono cosa scriva. Una curiosità smodata e una vera e propria passione per la geografia lo spingono a cercare mappe, a consultare enciclopedie, a leggere le riviste più curiose, a scovare informazioni bizzarre in ogni tipo di documento. La sua immaginazione supera i confini del possibile e si spinge ben oltre l’esperienza umana. Il desiderio di conoscere i segreti della scienza e della tecnica, lo stupore di fronte a un’epoca piena di turbamenti e di mutamenti, congiunti all’amore per la letteratura, portano Verne a scrivere quella serie di romanzi che va sotto il nome di Viaggi straordinari e che continua, ancora oggi, ad appassionare i lettori. Il suo successo dipende principalmente dalla capacità dello scrittore di evocare vivide immagini, di rendere visibile il mondo che sta raccontando. Verne adotta uno sguardo particolare per esplorare il mondo, uno sguardo che lo spinge a osservare e a portare in primo piano ciò che è nascosto, appartato, segreto. Il suo intento è quello di raccontare ciò che è nascosto dietro la realtà visibile. Per fare ciò parte da altre prospettive: lo spazio sopra di noi, le profondità dentro la Terra, le vette più alte, gli abissi più profondi, i luoghi più sconosciuti diventano le coordinate per muoversi in maniera originale nel nostro pianeta.
Nei suoi romanzi Verne parte da invenzioni reali – spesso sconosciute alla maggior parte dei suoi contemporanei – per prospettare scenari misteriosi che, in qualche modo, sembrano anticipare il futuro, così ponendosi come il primo vero scrittore di fantascienza. È il caso di un insolito oggetto volante, a metà strada tra una mongolfiera e un dirigibile, che conduce un gruppo di esploratori nelle zone più sconosciute e pericolose dell’Africa centrale. La storia è quella narrata in Cinque settimane in pallone (1863) – primo volume dei Viaggi straordinari – e racconta di come l’equipaggio, nel tentativo di evitare i pericoli delle lunghe e faticose marce attraverso regioni impervie e selvagge, si trovi in realtà ad affrontare situazioni ancora più gravi, fra le quali perfino un inaspettato attacco sferrato con migliaia di piccioni dalla coda arroventata che, spaventati, «salivano tracciando nell’atmosfera zigzag infuocati».
Se il primo romanzo si svolge tra cielo e superficie terrestre, in quello successivo – Viaggio al centro della Terra (1864) – Verne accompagna i suoi protagonisti, attraverso il cratere di un vulcano spento, fino alle viscere del nostro pianeta. A tentare l’impresa sono Otto Lidenbrock, un eccentrico e stravagante professore di mineralogia, e suo nipote Axel il quale, prima di esser costretto a partire, esclama: «È assurdo, è senza senso! Non è una proposta da fare a un giovane sensato». Ma lo zio insiste e i due si trovano ben presto alle prese con cunicoli oscuri e intricati, labirinti di rocce, un mare sotterraneo da attraversare su una zattera e pericolosi mostri preistorici che mettono in serio pericolo la riuscita della missione.
Il desiderio di esplorazione, di avventura e di sperimentazione spinge Verne a condurre i protagonisti delle sue storie ben oltre i confini della Terra, fino a raggiungere la Luna. Se è vero che altri scrittori prima di lui – Luciano di Samosata e Ariosto ne sono gli esempi più notevoli – avevano ipotizzato un viaggio fino al nostro satellite naturale, Verne ha pensato che per realizzare tale progetto non occorressero arti magiche, ma una tecnologia adeguata.
Dalla Terra alla Luna (1865) racconta di come, terminata la guerra di Secessione statunitense, gli inventori di cannoni soci del Gun-Club di Baltimora siano rimasti disoccupati. Per superare la demoralizzazione, il presidente propone – in una memorabile seduta e tra l’entusiasmo generale – la costruzione di un cannone in grado di lanciare un proiettile sulla Luna. «Ho studiato la que;stione sotto tutti gli aspetti, l’ho abbordata con decisione e dai miei calcoli indiscutibili risulta che un proiettile dotato della velocità iniziale di dodicimila iarde al secondo e diretto verso la Luna arriverebbe, necessariamente, fino a essa. Ho, quindi, l’onore di proporvi il tentativo di questo piccolo esperimento».
In tempi record viene fusa una colossale bocca da fuoco e viene realizzata una gigantesca ogiva, grazie alla quale un piccolo equipaggio può partire per l’incredibile viaggio. L’impresa, però, riesce solo in parte perché, mancata la Luna, il proiettile comincia a orbitarle attorno.
Per conoscere le vicende degli astronauti e, soprattutto, per sapere se – e come – torneranno a casa, occorre aspettare la pubblicazione del romanzo Intorno alla Luna (1870). Solo allora il lettore viene a sapere che, appena l’equipaggio ha concluso l’osservazione della Terra e del suo satellite, il proiettile, utilizzando i razzi di bordo, esce dall’orbita della Luna e comincia a ricadere verso la superficie terrestre, ammarando nell’Oceano Pacifico. Proprio come è avvenuto, nella realtà, ma... nel 1969.
Con I figli del capitano Grant, del 1868, Jules Verne ritorna alla più classica delle avventure: quella di mare. Un messaggio semicancellato, rinvenuto nello stomaco di un pescecane, indica il naufragio del capitano Grant in un punto imprecisato del 37° parallelo australe. Senza indugio Mary e Robert, figli del medesimo capitano, partono col Duncan alla ricerca del padre, ma l’impresa si rivela molto più rischiosa del previsto. I ragazzi affrontano cannibali e pirati sanguinari, sfidano paurose burrasche e terribili eruzioni vulcaniche, attraversano tutta l’America Meridionale, ispezionano le coste dell’Australia e della Nuova Zelanda, ma il capitano Grant sembra sparito nel nulla. Solo alla fine lo trovano su una sperduta isoletta dell’Oceano Pacifico.
Mai sazio d’avventura e di esplorazione, con Ventimila leghe sotto i mari (1870) Verne porta i suoi lettori a scoprire l’affascinante, ma estremamente inquietante e pericoloso, mondo delle profondità oceaniche. Gli abissi di cui narra l’autore sono popolati, tra l’altro, da un mostro marino lungo, fusiforme, talvolta fosforescente, assai più grande e veloce di una balena. Alla ricerca di questa terribile creatura – si tratta, in realtà, di un potente sottomarino, il Nautilus, costruito e comandato dal capitano Nemo – parte la veloce fregata Abraham Lincoln. Durante uno scontro con questo oggetto misterioso tre membri dell’equipaggio vengono catturati dal capitano Nemo e trattenuti sul Nautilus. Inizia così, per loro, un mirabolante viaggio sottomarino che li porterà a visitare le rovine di Atlantide, a raccogliere tesori sommersi e a rimanere temporaneamente bloccati tra i ghiacci polari.
Oltre alla lunga serie dei Viaggi straordinari (più di sessanta titoli), fra le altre moltissime opere di Verne va ricordato almeno un ultimo romanzo: Il giro del mondo in ottanta giorni (1873). Protagonista è Phileas Fogg che, di fronte ai soci dell’esclusivo club di cui fa parte, afferma: «Scommetto, contro chi vorrà, ventimila sterline che farò il giro del mondo in ottanta giorni al massimo, ossia in millenovecento ore o centoquindicimiladuecento minuti. Accettate?». Inizia così per Phileas Fogg, accompagnato dal fedele domestico Passepartout, un viaggio verso est, in cui – tra continui colpi di scena – si avvale di ogni possibile mezzo di trasporto: piroscafi, treni, carrozze, yacht, navi mercantili, slitte e perfino elefanti. Nonostante il ricco signore sia convinto che l’imprevisto non esista, sono innumerevoli le disavventure e i problemi che deve superare per riuscire a portare a termine l’impresa.
Dotato di una fantasia inesauribile e di indiscusse doti di narratore, Jules Verne ha trasmesso ai suoi lettori la passione per tutto ciò che è strano, bizzarro, singolare. Le sue opere trasudano ansie, ma anche aspettative riguardo al futuro, sempre accompagnate da un’ironia in grado di sdrammatizzare anche la situazione più inquietante. Ed è proprio questo, forse, che rende intramontabile il fascino delle avventure che ci ha narrato.