GALLEGO, Juan Nicasio
Poeta spagnolo, nato a Zamora il 14 dicembre 1777, morto a Madrid il 9 gennaio 1853. Fu ordinato sacerdote e a Madrid disimpegnò molti uffici ecclesiastici e cariche onorevoli alla corte. Nel 1810 fu deputato, e l'adesione al partìto liberale gli costò la persecuzione (1814) e poi l'esilio in Francia. Ritornò in patria nel 1828, e nel 1830 entrò nell'Accademia, di cui fu segretario a vita.
L'amicizia con J. Meléndez Valdés e con M. J. Quintana affinò in lui l'ispirazione poetica: nonostante qualche concessione alla scuola romantica - come nel Conde de Saldaña, leggenda medievale, e in una mediocre traduzione dei Promessi Sposi del Manzoni (Los novios) che tuttavia piacque al Menéndez y Pelayo - il G. rimase fedele alle tendenze della scuola classica salmantina. Per l'eleganza formale, la squisita maestria del ritmo, la purezza della lingua e la trasparenza dell'espressione, il G. ha reso più agile e più moderno il suo classicismo, sebbene qua e là sia di peso una certa ampollosità. L'amore fervido e a volte sensuale della donna e la passione patriottica, calda e vibrante, sono i motivi predominanti delle sue poesie: l'elegia El dos de Mayo (1808) contro i Francesi, A la defensa de Buenos Aires (1807), A la memoria de Garcilaso, A la muerte de la Duquesa de Frías (1830), Plegaria al amor, sono tra le sue migliori liriche.
Ediz.: Obras poéticas, a cura dell'Accademia, Madrid 1854; Poesías, in Bibl. Aut. Esp., LXVII; Los novios, a cura di M. Menéndez y Pelayo, in Bibl. clasica, XXX.
Bibl.: E. González Negro, Estudio biogr. de J. N. G., Zamora 1901.