Scrittore e poeta spagnolo (Madrid 1898 - Città di Messico 1959); fu anche critico letterario, con lo pseudonimo di Gerardo Rivera. Esordì come giornalista di El Sol, e all'avvento della Repubblica si impegnò politicamente. Dal 1939 fu esule in Messico. Partito da posizioni moderniste, si avvicinò alla poesia di J. R. Jiménez, per arrivare poi a una intelligente imitazione di Quevedo. Il cerebralismo, il vocabolario ricco sino alla stravaganza, l'amore per la perfezione formale, se spesso portano il poeta verso la cosiddetta poesia pura, non riescono a sopprimere in lui quell'immediatezza rilevabile particolarmente quando tocca il tema che è in lui fondamentale, cioè la nostalgia della Spagna, il suo accorato ricordo di Madrid. Opere principali: Del poema eterno (1917); La corporeidad de lo abstracto (1929); Dédalo (1932); Elegías barrocas (1934); Destierro (1942); romanzi: El hábito (1926); La túnica de Neso (1929). Le sue ultime opere Exul Umbra (1948) e La sombra desterrada (1950) affrontano una problematica più ampia nell'ambito delle più varie occasioni esistenzialiste.