Gelman, Juan
Gelman, Juan. – Poeta e giornalista argentino (n. Buenos Aires 1930). Da giovane militò nel Partito comunista e di questa stagione è testimonianza il suo primo libro di poesia, Violín y otras cuestiones (1956). Negli anni Sessanta del 20° sec. ha iniziato la sua attività giornalistica e nel decennio successivo ha abbandonato l’Argentina per poter denunciare la politica repressiva della cosiddetta 'guerra sporca' e poi del regime di Jorge Videla. Da anni è in prima linea per i diritti dei desaparecidos e le sue denunce hanno coinvolto gli intellettuali di molti paesi. Le raccolte degli esordi, che affrontano il tema della giustizia sociale così come gli aspetti privati e quotidiani dell’esistenza, culminano in Gotán (1962; trad. it. 1980), dove risaltano un immaginario complesso e un linguaggio assai composito. Sempre impegnate sul piano politico e sociale, ma altresì accompagnate da una nota intima e a tratti elegiaca, sono anche le raccolte degli anni Ottanta e Novanta, in cui l’autore è stato a lungo lontano dalla patria: tra queste si segnalano Com/posiciones (1986; trad. it. 2011), sorta di opera-centone sul tema dell’esilio, e le sillogi riepilogative Interrupciones I e II (1986 e 1988); ma anche Carta a mi madre (1989; trad. it. 1999) e Dibaxu (1994; trad. it. 2011), in cui l’autore ha toccato il vertice della propria sperimentazione linguistica, riscoprendo l’antico spagnolo sefardita. Della produzione successiva di G., che affianca ormai al compromesso umano anche un certo disincanto, si ricordano Valer la pena (2001; trad.it. 2007), País que fue será (2004), Mundar (2007), nuovamente sull’esperienza dell’esilio, De atrásalante en su porfía (2009), in cui si affaccia inquietante il motivo della morte, ed El emperrado corazón amora (2011). Tra le varie antologie, è degna di nota la recente Otromundo: antología 1956-2007 (2008). In Italia è uscita recentemente una plaquette antologica intitolata Nel rovescio del mondo (2003). Nel 2007 gli è stato attribuito il premio Cervantes.