HARTZENBUSCH, Juan Eugenio
Poeta drammatico spagnolo, nato il 6 settembre 1806 a Madrid, dove morì il 2 agosto 1880. Dal padre, ebanista tedesco, e dalla madre spagnola apprese una vita modesta e laboriosa. Operaio nella bottega del padre, lavorò alla sua morte in altre officine. Trovò tuttavia i mezzi e la volontà per studiare regolarmente nel collegio gesuita di San Isidro (1818-1822), dove l'apprendimento del latino e del francese e il perfezionamento nel castigliano gli furono assai utili: cominciò infatti, sempre indotto da necessità pratiche, a tradurre dal teatro francese (dal 1823) e a rifondere le più celebri commedie del teatro spagnolo (dal 1827). Artigiano, stenografo, impiegato di biblioteca, con la sua perseverante tenacia e con la nobile produzione letteraria, ottenne un posto all'Accademia (1845), la presidenza della Scuola normale (1854), la direzione della Biblioteca Nazionale (1862).
La sua attività drammatica porta il segno di questa vita equilibrata, moralmente sana, senza dissonanze spirituali; sicché del Romanticismo egli smussò e attenuò le anomalie sentimentali e le ebbrezze passionali, pur assimilandone le più vive tendenze, specie la predilezione per la storia, per le leggende nazionali, per il grande teatro spagnolo del '500 e '600. Da questo patrimonio letterario derivò Los amantes de Teruel (1837), fortunato motivo di amore e morte, che nel '500 aveva avuto molte rielaborazioni, impostosi soprattutto per il dramma di J. Pérez de Montalbán, ma reso nella sua forma migliore dall'H., che ne lasciò tre redazioni, conscio di aver composto la sua più bella opera.
Dopo un dramma (Doña Mencía, 1838) complicato, incerto nel suo significato simbolico, vano nei caratteri e insufficiente nei suoi sviluppi: l'H. ritornò al teatro storico-leggendario (tra l'altro: Alfonso el Casto. 1841; Juan de las Viñas, 1844; La jura en Santa Gadea, 1845; Madre de Pelayo, 1846, ecc.), con l'alternativa della commedia di tono satirico popolareggiante, brioso (La redoma encantada, 1839; Los polvos de la madre de Celestina, 1841; Las Batuecas, 1843; Archiduquesita, 1854, ecc.). Scrisse zarzuelas, rifuse da Calderón, da Lope de Vega, da Tirso, da Moreto, ecc., di molti dei quali curò pregevoli edizioni nella Biblioteca del Rivadeneyra; tradusse la Merope dell'Alfieri, il Cinque maggio del Manzoni, episodî del Metastasio; scrisse numerose poesie d'occasione, su avvenimenti civili e religiosi, su ricorrenze nazionali, intorno a spunti familiari e affettivi, con una sensibilità di umanista, che, sebbene dotto e raffinato, lascia intendere la propria indole borghese e un po' provinciale, mossa più da studio che da libera motivazione spirituale.
Fra i romantici del teatro spagnolo, H. è, infatti, il più colto, che con vigile intelligenza critica si corregge e si emenda continuamente. La sua tecnica chiarissima riconduce i motivi tradizionali del teatro castigliano in un'atmosfera di evidenza lirica e di umana schiettezza; e nella mitezza e misura del suo temperamento l'azione, romanticamente agitata, si disciplina. Ogni tragico e tumultuoso sentimento si placa con una vicenda correttiva, sicché l'amore si serena nella castità e nel senso del dovere, la veemenza passionale si smorza nell'accettazione della morte o nel rifugio della fede, l'asprezza della sorte si riposa nella saldezza spirituale di chi la sostiene: se ne delinea una concezione squisitamente morale. Forse, a lungo andare, quest'ordine spirituale si fa arido, mostrando i limiti di questa sensibilità che troppo si studia e si controlla; ma nel complesso l'arte dell'H. ha conservato una giovanile freschezza di contenuto e ad essa si è educato più d'un drammaturgo spagnolo.
Ediz.: Obras, ed. di A. Fernández-Guerra, in Escritores Castellanos; Poesías (Madrid 1887), Fdbulas (1888), Teatro (voll. 3, 1888-1892).
Bibl.: E. Hartzenbusch (figlio), Bibliog. de H., Madrid 1900; E. Cotarelo, Sobre el origen y desarrollo de la leyenda de los "Amantes de Teruel", Madrid 1907; A. S. Corbière, J. E. H. and the French Theatre, Filadelfia 1927.