FLÓREZ, Juan Diego
Cantante lirico peruviano, nato a Lima il 13 gennaio 1973. Per la perfetta aderenza tecnica e stilistica si è imposto tra i tenori della sua generazione come il migliore interprete del repertorio rossiniano e belcantistico.
Figlio di musicisti, si è dedicato al canto fin da giovanissimo, prima di entrare nel conservatorio di Lima (1990) e perfezionarsi poi a Filadelfia e a Santa Barbara (1993-96), divenendo nel frattempo allievo del tenore peruviano Ernesto Palacio, da cui ha appreso la tecnica e l’interesse per il repertorio rossiniano. Si è imposto in una sola sera, il 13 agosto 1996, al Rossini Opera Festival di Pesaro quando (scritturato per un piccolo ruolo in Ricciardo e Zoraide), con pochi giorni di preavviso, ha sostituito il cantante designato a impersonare Corradino nella Mathilde di Shabran: quel giovane sconosciuto (di bell’aspetto e voce dal timbro chiaro e luminoso) ha saputo eseguire le acrobazie di grande difficoltà previste dalla parte con un registro acuto raggiante e una facilità nel rendere ogni coloratura.
Da allora tali qualità si sono costantemente perfezionate, grazie al tenace lavoro del tenore rimasto per molto tempo ancorato al repertorio più tipico del belcanto. F. ha affrontato e risolto quasi tutti i ruoli più impervi del Rossini serio (Rodrigo in Otello, Giacomo in La donna del lago, Idreno in Semiramide, Ilo in Zelmira) come prima di lui era riuscito a fare solo il tenore statunitense Rockwell Blake, rispetto al quale F. possiede ben altre qualità timbrica e modernità teatrale atte a mettere in evidenza i chiaroscuri espressivi che le opere rossiniane esigono. Oltre ai personaggi seri (l’ultimo e più arduo dei quali è stato l’Arnold del Guillaume Tell affrontato nel 2013 al Rossini Opera Festival), F. si è cimentato con i grandi ruoli brillanti – Almaviva nel Barbiere di Siviglia, Ramiro in Cenerentola, Lindoro nell’Italiana in Algeri, il ruolo del titolo in Le Comte Ory – che ha portato su tutti i maggiori palcoscenici del mondo, divenendone l’interprete di più sicuro riferimento.
Accanto a quelli rossiniani, diversi altri ruoli hanno trovato in F. un interprete di rilievo: da alcuni settecenteschi (come in Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck e in Nina, o sia la pazza per amore di Giovanni Paisiello) ad altri belliniani (come Arturo nei Puritani ed Elvino nella Sonnambula) e donizettiani (come Ernesto in Don Pasquale e Nemorino nell’Elisir d’amore), con una menzione particolare per il Tonio della Fille du régiment, con i suoi nove do di petto prescritti nell’aria del primo atto che spesso diventano con F. diciotto, giacché spesso l’aria viene bissata (come è accaduto anche alla Scala nel 2007, rompendo una tradizione imposta oltre settant’anni prima da Arturo Toscanini). Nel repertorio verdiano, oltre a Fenton in Falstaff, nel 2008 ha affrontato il duca di Mantova in Rigoletto, in cui la sicurezza nel plasmare la linea vocale appiana ogni difficoltà di scrittura: nel duetto con Gilda con la salita per semitoni di «adunque amiamoci» con la naturali e si bemolle, e nell’aria del secondo atto, tra le melodie più impervie escogitate da Giuseppe Verdi per voce di tenore, che F. affronta con una fluidità e uno squillo quali non si ascoltavano da tempo.
Alla soglia dei 40 anni F. ha cominciato a fare i conti con una voce fattasi più corposa nel registro centrale e soprattutto con la necessità di ampliare il repertorio. Così, a fianco del Fernand della Favorite di Gaetano Donizetti, affrontato nel 2013, nel 2014 ha debuttato nell’operetta tedesca con Die Csárdásfürstin di Emmerich Kálmán e nel repertorio francese del secondo Ottocento con Roméo et Juliette di Charles Gounod. Nominato ambasciatore UNESCO, ha creato la fondazione Sinfonía por el Perú, che ha come obiettivo la formazione di orchestre e cori infantili e giovanili in Perù per sottrarre bambini e ragazzi dei settori più vulnerabili della popolazione ai pericoli sociali.