TIMONEDA, Juan de
Commediografo e novelliere spagnolo, nato a Valenza e vissuto durante il sec. XVI; morto nel 1583. Della sua vita si sa soltanto che fu libraio ed editore: mestiere che tramandò al figlio Battista. Il Cervantes lo ricorda nei Baños de Argel come editore di Lope de Rueda (ne curò l'ediz. delle Obras, 1567), di cui infatti il T. s'è ricordato per la sua arte drammatica.
Il T. fu soprattutto un divulgatore; ma nell'ambiente culturale del primo Cinquecento seppe indovinare e rifondere nella sua pronta e aperta sensibilità le zone letterarie più vitali e quelle destinate ad avere sviluppi fecondi, cosicché nella sua attività si presentano e assumono forma più decisa una molteplicità d'interessi artistici, non sempre rielaborati in modi originali, ma avvertiti e ritradotti con gusto autentico. Editore, traduttore (dal teatro latino derivò Anfitrión e Los Menemnos; dal Negromante dell'Ariosto la Cornelia), raccoglitore (curò un'importante collezione di Romances, 1573, in quattro parti: Rosa de amores, sentimentale; Rosa española, storico-lirica; Rosa gentil, di assunti romani e troiani; Rosa real, di contenuto principesco), , il T. non è riuscito a distinguere nella sua opera ciò che gli hanno offerto dírettamente le sue letture dalle voci più proprie della sua ispirazione; ma è certo che almeno s'è incontrato con i tipi letterarî più popolari, nella cui adesione ha ritrovato e a volte ha tradotto una sua schietta e rude personalità e ha perfino organizzato una tecnica stilistica, come gli è avvenuto nella prosa narrativa e nella poesia drammatica. Mentre El sobremesa y alivio de caminantes (1563) è una raccolta ancora frammentaria ed eterogenea di brevi racconti "apacibles y graciosos", di detti faceti e di esempî arguti (tratti dal Boccaccio, dal Bandello, da Poggio Bracciolini, da Guevara), e perfino di piccole parafrasi di refranes popolari, con procedimenti che ha ripetuto nel Buen aviso y portacuentos (1564), altra antologia novellistica, nel Patrañuelo (1576) il T. si fa più indipendente e tenta un tipo di prosa articolata, familiare, quasi parlata, pure accettando gli argomenti delle sue novelle dagli scrittori italiani. Nella Turiana (1565) ha raccolto farse entremeses, pasos (che ricordano Lope de Rueda), commedie (Filomena; Aurelia; Rosalina; La trapacera, Floriana, ecc.), mentre nel Ternario sacramental ha riunito sei autos. (La oveja perdida; El castillo de Emaús; La Iglesia; La fuente sacramental; Los desposorios; La Fe), che costituiscono uno dei precedenti storici del teatro religioso di Calderón.
Ediz. e bibl.: Teatro, ed. a cura di M. Menendéz y Pelayo, Valenza 1911; Sobremesa e Patranuelo, nella Bibl. aut. esp., III; Buen aviso, ed. a cura di R. Schevill, in Revue hispanique, XXIV (1911); Sobremesa, ed. di Garcia Moreno, Madrid 1918; Patranuelo, ed. di F. Ruiz Morcuende, ivi 1930; Romances, nella Bibl. aut. esp., X; Varias poesias de J. T. ,la cura di L. Torre, in Boletín de la R. Acad. esp., V (1918); The "Aucto del Castillo de Emaus" and the "Aucto de la Iglesia" of J. de T., introd. e note di M. E. Johnson, Univ. di Jowa 1933. Cfr. M. Menéndez y Pelayo, Orígenes de la novela, I, Madrid 1905.