• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

TIMONEDA, Juan de

di Salvatore Battaglia - Enciclopedia Italiana (1937)
  • Condividi

TIMONEDA, Juan de

Salvatore Battaglia

Commediografo e novelliere spagnolo, nato a Valenza e vissuto durante il sec. XVI; morto nel 1583. Della sua vita si sa soltanto che fu libraio ed editore: mestiere che tramandò al figlio Battista. Il Cervantes lo ricorda nei Baños de Argel come editore di Lope de Rueda (ne curò l'ediz. delle Obras, 1567), di cui infatti il T. s'è ricordato per la sua arte drammatica.

Il T. fu soprattutto un divulgatore; ma nell'ambiente culturale del primo Cinquecento seppe indovinare e rifondere nella sua pronta e aperta sensibilità le zone letterarie più vitali e quelle destinate ad avere sviluppi fecondi, cosicché nella sua attività si presentano e assumono forma più decisa una molteplicità d'interessi artistici, non sempre rielaborati in modi originali, ma avvertiti e ritradotti con gusto autentico. Editore, traduttore (dal teatro latino derivò Anfitrión e Los Menemnos; dal Negromante dell'Ariosto la Cornelia), raccoglitore (curò un'importante collezione di Romances, 1573, in quattro parti: Rosa de amores, sentimentale; Rosa española, storico-lirica; Rosa gentil, di assunti romani e troiani; Rosa real, di contenuto principesco), , il T. non è riuscito a distinguere nella sua opera ciò che gli hanno offerto dírettamente le sue letture dalle voci più proprie della sua ispirazione; ma è certo che almeno s'è incontrato con i tipi letterarî più popolari, nella cui adesione ha ritrovato e a volte ha tradotto una sua schietta e rude personalità e ha perfino organizzato una tecnica stilistica, come gli è avvenuto nella prosa narrativa e nella poesia drammatica. Mentre El sobremesa y alivio de caminantes (1563) è una raccolta ancora frammentaria ed eterogenea di brevi racconti "apacibles y graciosos", di detti faceti e di esempî arguti (tratti dal Boccaccio, dal Bandello, da Poggio Bracciolini, da Guevara), e perfino di piccole parafrasi di refranes popolari, con procedimenti che ha ripetuto nel Buen aviso y portacuentos (1564), altra antologia novellistica, nel Patrañuelo (1576) il T. si fa più indipendente e tenta un tipo di prosa articolata, familiare, quasi parlata, pure accettando gli argomenti delle sue novelle dagli scrittori italiani. Nella Turiana (1565) ha raccolto farse entremeses, pasos (che ricordano Lope de Rueda), commedie (Filomena; Aurelia; Rosalina; La trapacera, Floriana, ecc.), mentre nel Ternario sacramental ha riunito sei autos. (La oveja perdida; El castillo de Emaús; La Iglesia; La fuente sacramental; Los desposorios; La Fe), che costituiscono uno dei precedenti storici del teatro religioso di Calderón.

Ediz. e bibl.: Teatro, ed. a cura di M. Menendéz y Pelayo, Valenza 1911; Sobremesa e Patranuelo, nella Bibl. aut. esp., III; Buen aviso, ed. a cura di R. Schevill, in Revue hispanique, XXIV (1911); Sobremesa, ed. di Garcia Moreno, Madrid 1918; Patranuelo, ed. di F. Ruiz Morcuende, ivi 1930; Romances, nella Bibl. aut. esp., X; Varias poesias de J. T. ,la cura di L. Torre, in Boletín de la R. Acad. esp., V (1918); The "Aucto del Castillo de Emaus" and the "Aucto de la Iglesia" of J. de T., introd. e note di M. E. Johnson, Univ. di Jowa 1933. Cfr. M. Menéndez y Pelayo, Orígenes de la novela, I, Madrid 1905.

Vedi anche
Lope de Rueda Rueda ‹ru̯èdℎa›, Lope de. - Commediografo spagnolo (Siviglia forse 1505 - Cordova 1565 circa); ebbe una giovinezza difficile e oscura; dopo anni di vagabondaggio riuscì a formare una compagnia propria, dove recitò e dove formò la sua educazione letteraria. Scrisse numerosi dialoghi pastorali in prosa ... Pedro Calderón de la Barca Calderón de la Barca ‹... bħà-›, Pedro. - Drammaturgo spagnolo (Madrid 1600 - ivi 1681); dal 1609 al 1614 frequentò a Madrid il Collegio Imperiale tenuto dai gesuiti; studiò diritto canonico nelle università di Alcalá de Henares e di Salamanca. In questo ultimo periodo fu coinvolto coi fratelli Diego ... Cueva de Garoza, Juan de la Cueva de Garoza ‹... dℎe gℎarótℎa›, Juan de la. - Scrittore drammatico (Siviglia 1550 - ivi 1610). Autore di 14 tra commedie e tragedie, s'ispira al teatro umanistico traendo motivi e intrecci dalla tradizione italiana, per esempio in La muerte de Ayax, La muerte de Virginia y Apio Claudio, ecc.; fra ... Encina, Juan del Encina ‹entℎì-› (o Enzina), Juan del. - Poeta lirico e drammatico e musicista spagnolo (Salamanca 1469 - León 1529), vissuto lungamente in Italia. Autore dell'opera teatrale Églogas e di un importante Cancionero. Opere. Il Cancionero (1496) contiene liriche religiose e profane e anche composizioni drammatiche ...
Altri risultati per TIMONEDA, Juan de
  • Timoneda, Juan de
    Enciclopedia on line
    Erudito spagnolo (n. Valencia 1518 circa - m. 1583), tipografo, libraio, drammaturgo, raccoglitore di romances e commedie. Notevoli, fra le edizioni da lui curate: la collezione di commedie, farse, pasos ed entremeses, intitolata Turiana (1565); la Rosa de romances (1572-73), in quattro parti, e i canzonieri ...
Vocabolario
de
de 〈dé〉 prep. [lat. de]. – Forma che assume la prep. di quando è seguita dall’articolo, sia che si fonda con questo (del, dello, della, ecc.), sia che si scriva divisa (de ’l, de lo, de la, ecc.) come talvolta nell’uso letter. (è comune,...
de auditu
de auditu locuz. lat. – Espressione corrispondente all’ital. «per sentito dire»: riferire de auditu. Anche, «per avere udito direttamente», nell’espessione giuridica testimone de visu et de auditu (v. de visu).
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali